Partiti e politici
Liguria: una sinistra che perde ancora, senza capire il perché
Dunque, come avevo ipotizzato seguendo il suggerimento degli stessi elettori liguri, sebbene con un distacco molto contenuto, anche la Liguria ha ribadito il proprio appoggio alla maggioranza di centro-destra, come accaduto negli ultimi anni sia a livello nazionale che in tre quarti (15 su 20) delle regioni italiane. Un risultato sorprendente? Direi di sì per un paio di motivi e no per un altro paio. Vediamoli brevemente.
La sorpresa deriva in buona sostanza dal fatto che una regione guidata per quasi dieci anni da una coalizione (capitanata da un indagato poi dimissionario con patteggiamento) che alla prova dei fatti si è dimostrata ampiamente collusa con un sistema di potere non proprio adamantino, forse avrebbe potuto avere un giudizio molto più negativo dai cittadini liguri.
D’accordo, non è stato dimostrato nulla di altamente “tossico” come la antica Tangentopoli, ma l’idea che molti degli uomini politici che erano a capo di questo governo locale rientrino nelle leve di comando del nuovo governo poteva non piacere alla maggioranza degli (scarsi) elettori. Così non è stato.
Inoltre, il candidato vincente Bucci, come sappiamo ex-sindaco di Genova (e nettamente battuto proprio nella sua città) aveva rapporti molto stretti con lo stesso Toti. Non è stato candidato un uomo “nuovo”, chiaramente distante da quel mondo grigio di appalti amichevoli, che poteva essere identificato come una sorta di punto di svolta. E dunque, la seconda sorpresa è proprio questa: gli elettori paiono tutto sommato non curarsi troppo di come viene gestito il potere.
Per quale motivo invece non è stata una sorpresa questo risultato? Innanzitutto, per il limitato appeal del candidato antagonista. Orlando sarà certamente una persona onesta e competente, ma non ha certo la stoffa di un personaggio dirompente tipo, per fare un esempio quasi paradossale (viste le polemiche nei suoi confronti in questa occasione), del Matteo Renzi di prima maniera, capace di uscire dagli schemi, di essere brillante e di aprire uno squarcio importante nel futuro politico. Al di là del giudizio che di lui si può dare (in particolare a posteriori) ci voleva in Liguria una figura di questo tipo, che facesse presa su un elettorato stanco ed apatico, come è quello odierno, sia in Liguria che nel resto d’Italia.
La seconda “non-sorpresa”, come già ho scritto ieri su queste pagine, è stata l’incapacità dei partiti di opposizione di costruire e di rappresentare una vera alternativa coesa e realmente unitaria, sia nelle proposte che nelle scelte politiche. Al di là delle polemiche sui campi stretti o larghi, o anche sul rapporto tra Conte e Renzi, temi che interessano moltissimo ai giornalisti (che infatti ne continuano a discutere giorno e notte) e poco, pochissimo alla popolazione elettorale, non si è presentato agli occhi dell’elettorato una proposta forte ed efficace per ribaltare un passato non certo indimenticabile nella gestione della Regione.
Qualche mese fa, in Sardegna (ma forse molti se ne sono già dimenticati) Renzi e Calenda appoggiavano un candidato di sinistra come Soru, già presidente della regione per il PD, che quindi parlava più o meno allo stesso elettorato. Risultato? Ha visto comunque Todde, nonostante Soru le abbia portato via quasi il 9% dei voti. Quello era un campo largo o stretto? Nessuno tra i sardi se lo ho chiesto. Hanno votato Todde perché rappresentava un “nuovo” credibile. Tutto qui.
E poi ci sarebbe da parlare dell’astensionismo, che ha raggiunto di nuovo una soglia molto superiore al 50%. Ma su questo torneremo più avanti: un discorso piuttosto semplice ma allo stesso tempo piuttosto complesso….
Università degli Studi di Milano
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