Partiti e politici
L’idea malsana di prendere la tessera di un partito (quindi del Pd)
Non sarebbe giusto dubitare dell’ondata di nuovo entusiasmo che avrebbe investito un Pd in controtendenza, perdente e dunque di successo nella centrifuga di un neo-tesseramento che in queste ultime ore – ci raccontano i dirigenti – avrebbe preso una piega insospettabile e commovente. Centinaia di persone avrebbero bussato alle sezioni per prendersi la tessera del partito, come risposta alla tremenda sconfitta referendaria. Come dire a chi non ha creduto e ha pure dileggiato: il giusto era qui e noi da qui non ci spostiamo, anzi rilanciamo. Una risposta soprattutto morale, di principio, una difesa quasi animale del territorio: quale altro motivo sennò, essendo la politica del Pd sempre la medesima? In attesa che i dirigenti ci restituiscano qualche certezza in più attraverso numeri ufficiali, si può immaginare che i nuovi iscritti siano da ricercare tra i giovani che non vogliono perdere una speranza di riscatto sociale. Una minoranza, dal momento che le analisi del voto hanno offerto – sulla categoria – risposte sconfortanti. Lo ha detto con chiarezza anche il segretario: i giovani ci hanno duramente punito.
Qui però si vorrebbe capire un altro aspetto della vicenda, forse più psicanalitico: perchè un giovane, oggi, dovrebbe avvertire l’anelito, la spinta, buoni motivi per prendere una tessera di partito (e conseguentemente del Pd, essendo l’unico rimasto per struttura e organizzazione)? Le risposte, in questo caso, si fanno molto meno chiare. La prima porterebbe dritti tra le braccia della semplicità politica: per essere parte di qualcosa, di un progetto comune, di una condivisione, la parola magica. I giovani di questo tempo però sono anche risoluti, intermediano poco o nulla, non hanno territori per sedimentare idee e progetti, siedono – ognuno – su un piccolo vulcano sempre in eruzione, è l’inquietudine del nuovo secolo. È possibile che questa instabilità prenda le forme più diverse e insospettabili, ma certo quella di svegliarsi una mattina e correre a iscriversi al Partito Democratico appare davvero tra le più stravaganti. Insomma, volendo “semplicemente” cambiare il mondo l’idea di tesserarsi Pd potrebbe fare capolino tra la quattrocentesima e la seicentesima esigenza.
Noi ragazzi di diverso tempo fa abbiamo sempre considerato malsano iscriversi a un partito. Per una semplice contraddizione in purezza, per cui veniva considerato intollerabile, e anche un po’ vergognevole, l’incasellarsi intellettualmente in un’organizzazione partitica. Omologarsi o, come dicevano i nostri professori con felicissima espressione, portare il cervello all’ammasso. Perché in quel tempo, tutto il patrimonio propositivo del mondo giovanile era in aperto e deciso contrasto con le alchimie di Palazzo, quei compromessi sempre al ribasso, l’infelice composizione dei conflitti sociali alla maniera della politica politicante. Naturalmente in quella visione del mondo molto c’era di disordinato, e come poteva essere diversamente, guardandola a ritroso se ne può certamente sorridere anche con tenerezza per la santa ingenuità, ma un punto resta centrale: inconsapevolmente, con poco costrutto, quei ragazzi erano una spina nel fianco. Gli scontri erano di altissimo livello, con le terribili degenerazioni che sappiamo. Ma sì, una spina nel fianco. Essere esterni era un valore, un cane da guardia totalmente sgarrupato e anche spelacchiato rispetto alla potenza espressiva del Potere, ma almeno era un «luogo» del pensiero in cui rigenerarsi e combattere.
Già i luoghi. Dove sono oggi i luoghi del pensiero in cui sentirsi felicemente esterni al potere, da cui lanciare le proprie sollecitazioni, in cui organizzarsi per cercare di cambiare le cose che non vanno? Non esistono. Esistono i social. Dove ognun per sè e Zuckenberg per tutti. Dove il massimo del contropotere è organizzarsi un flash mob e l’ultimo che ho visto di questo sprofondo malinconico è quello di tal Pierluigi Diaco contro la Raggi! Ci hanno tolto i luoghi. Dove realizzare un pensiero, dibattutto sino allo sfinimento magari, litigando, tirandosi le scarpe, appassionandosi, deprimendosi e pii andare finalmente in piazza a dire la nostra. Ci credo che poi a un giovane viene l’idea assolutamente malsana di iscriversi al Pd.
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