Partiti e politici

L’Europa verso destra? Sì, ma senza maggioranza

22 Aprile 2024

Ultima settimana prima dello scioglimento del Parlamento. Gli euro-parlamentari si avvicinano al momento dei saluti: alcuni si ritroveranno tra qualche mese, altri diranno addio a Strasburgo o a Bruxelles e torneranno definitivamente ai propri paesi d’origine, con qualche rimpianto ma anche con soddisfazione, in qualche caso, per la loro opera almeno quinquennale.
Tempi di cambiamenti, dunque, di mutamenti forse significativi. Già, ma quanto decisivi? Due sono le incognite, gli interrogativi che attendono risposte dalle prossime consultazioni, che si terranno nei diversi paesi tra il 6 e il 9 giugno. Il primo, il più preoccupante forse, per il tipo di rispondenza democratica che si sta palesando in numerose realtà nazionali del continente: la partecipazione subirà una decisa flessione, dopo l’incremento che si era registrato (prima volta nella storia elettorale) nel 2019. Cinque anni orsono, complice probabilmente la nascita e la straordinaria crescita di diversi movimenti identitari, populisti ed euro-scettici, il tasso di astensionismo si era infatti ridotto al 50%, circa 8 punti in meno della precedente consultazione. Le aspettative odierne sono invece di nuovo negative per quanto riguarda l’affluenza.

In Italia, peraltro, già nelle occasioni precedenti non si era registrata, al contrario del resto dell’Europa, un incremento dei votanti: la quota del 55% era infatti di 10 punti in meno del dato di dieci anni prima, con una riduzione costante di qualche punto ad ogni consultazione. Il prossimo giugno si stima che per la prima volta nella nostra storia la maggioranza della popolazione elettorale non si recherà alle urne, stabilendo una sorta di record negativo tra tutte le consultazioni nazionali, con l’ovvia esclusione di quelle referendarie.
Il secondo interrogativo riguarda ovviamente il risultato del voto e in particolare la domanda sull’ipotetico mutamento della possibile maggioranza nel parlamento europeo. Come è noto, l’attuale coalizione che giuda la UE è formata dai Popolari (PPE), dai Socialisti-Democratici (S&D) e dai liberal-democratici (Renew Europe), con una maggioranza di seggi vicina al 60%. Le proiezioni effettuate da Ipsos per Euronews sui principali paesi europei sottolineano che le forze in campo subiranno una significativa trasformazione nei loro consensi, rispetto al passato.

Nello specifico, le principali aspettative a livello europeo sono: una riduzione dei consensi per i Verdi e i liberali di Renew, una sostanziale tenuta dei Socialisti e dei Popolari, un deciso incremento dei due raggruppamenti di destra, i Conservatori (ECR-il gruppo con Fratelli d’Italia) e Identità-Democrazia (ID-a cui aderiscono la Lega e Marie Le Pen).
A fronte di questa crescita sensibile delle forze politiche che in Europa si identificano con la destra e con il centro-destra, le proiezioni indicano anche che, a meno di risultati sorprendenti ed attualmente non ipotizzabili, l’incremento fatto registrare da questi partiti non permetterebbe peraltro la formazione di una maggioranza di seggi alternativa. L’attuale alleanza dei 3 partiti subirà un lieve calo (dal 60% al 55%) ma comunque sarà in grado di restare appunto in maggioranza, ancora più decisa nel caso di ingresso dei verdi (si arriverebbe al 58% circa); al contrario la formula in cui i socialisti-democratici fossero sostituiti dai conservatori arriverebbe soltanto al 46% dei seggi, così come la ulteriore sostituzione di Renew con il raggruppamento di Identità.
L’unica possibile maggioranza alternativa sarebbe quella che vedrebbe una grande coalizione di cui facciano parte Renew, Popolari, Conservatori e Identitari (avrebbe oltre il 55% dei seggi), ma è questa una situazione piuttosto irrealistica, in cui Macron e Le Pen farebbero parte di una medesima maggioranza. Molto molto difficile.
Dunque, a meno di importanti mutamenti di opinione, negli ultimi due mesi che ci separano dai giorni del voto, la significativa crescita della destra in Europa non dovrebbe portare ad una nuova maggioranza nel suo Parlamento.

Università degli Studi di Milano

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