Partiti e politici
Lettera On. Ruocco, Pres. Commissione Banche, per la riforma delle aste
Gentilissima Presidente ho verificato ed appurato che Lei è tra le deputate del nostro Parlamento molto sensibile alle tragiche condizioni in cui versa il popolo dei debitori.
Il che mi induce necessariamente a scriverLe questa lettera nella speranza che Lei la legga e la faccia propria per il grido di dolore che essa esprime.
Ho visto che è partecipe ed ha fatto sentire la sua voce sul complesso tema dei crediti deteriorati ed ha fatto proprie le istanze dei debitori ceduti, i cui beni oggi sono ad appannaggio dei fondi avvoltoio, cessionari di cui non conosciamo neppure il volto. Noi stiamo proponendo, a tal uopo, il disegno di legge 788, sostenuto dal senatore Urso, ma frutto del progetto di legge del senatore Paglia della scorsa legislatura cui collaborai insieme all’avv. Crivellari e all’avv. Tieghi, effettivi redattori della brillante iniziativa legislativa poi naufragata: conferire al debitore il potere di offrire un prezzo di cessione per acquistare il credito, pagarlo ed ottenere la liberazione del debito con cancellazione dalla centrale rischi.
Ma questa lettera ha un altro scopo: la possibilità di polarizzare la sua attenzione sul mercato delle aste, che sta comportando un deprezzamento dei nostri beni immobili.
È ben noto che non esista un meccanismo nel nostro codice di procedura civile che possa obbligare il Giudice dell’Esecuzione, quando il bene sia a vendita forzata, di arrestare il processo esecutivo, con la conseguenza feroce ed irreversibile di vedere beni immobili venduti a prezzi irrisori. La norma attuale-586 cpc -è di questo tenore: il giudice può sospendere il processo di vendita forzata – ed impedire, dunque, altre aste ed incanti – anche in sede di aggiudicazione, quando si accorge che il prezzo offerto sia non giusto, iniquo, al di sotto di quello di mercato.
Addirittura potrebbe sospendere e dichiarare estinta la vendita, se essa si riveli infruttuosa, come dispone l’art. 164 bis delle disposizioni attuative.
Ma ecco il punto: siamo nell’ambito delle facoltà, non dei doveri.
E purtroppo nel nostro ordinamento il Giudice, se non è obbligato da un dovere, non si uniforma ad un equilibrio che la norma richiede e spesso le sue decisioni declinano nell’arbitrio e nella discrezionalità più pervasiva. Abbiamo assistito ad un’ecatombe: case deprezzate e vendute a prezzi di bidonville africane.
Ebbene la legge-203/1991- che modificò l’art.586 cpc nacque per frenare i casalesi, i clan camorristici che facevano incetta di beni posti all’asta nel circondario del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere a prezzi infimi. Poi rivendevano al mercato immobiliare. locupletando ricchezze ragguardevoli.
Nacque questa legge, guarda caso, quando Giovanni Falcone era direttore degli affari penali del Ministero di Grazia e Giustizia con Claudio Martelli.
Chiarissima Presidente la modifica dell’articolo è semplicissima: oggi l’art. 586 cpc conferisce al Giudice il potere di bloccare l’asta, se il prezzo conseguito fosse vile.
Se al posto del verbo potere (il può della legge)si utilizzasse il verbo dovere (il giudice deve) il risultato sarebbe straordinario: le aste sarebbero bloccate e sospese, perché il Giudice avrebbe il dovere di arrestare il processo esecutivo di vendita al cospetto di un bene il cui prezzo, per effetto degli esperimenti di aste o per qualsiasi altra ragione (anche una consulenza di ufficio truccata) fosse irrisorio.
Solo la sua autorevolezza, nella qualità di Presidente della Commissione Banche, può sollevare e porre questo dibattito.
Lei è sensibile alla Costituzione al suo faro,l’art.3 che, come disse Lelio Basso, suo primo redattore, attuava la Rivoluzione silenziosa, quella per l’eguaglianza sostanziale che nel nostro caso è per un equilibrio nel processo a difesa di tutti, creditori e debitori.
Buon anno: lo faccia per i più deboli.
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