Partiti e politici

Lettera aperta a un candidato sindaco leghista

26 Aprile 2019

Caro Onorevole Stucchi,

è stato un dispiacere per me saperla assente dalle celebrazioni dell’anniversario della Liberazione che si sono svolte, come ogni anno, nella nostra città: tra un mese o poco più, Lei potrebbe diventare il mio Sindaco e mi è davvero impossibile sentirmi rappresentata da chi non dimostra di condividere i valori fondanti della nostra Repubblica, che onoriamo nella festa del Venticinque Aprile.

Lei ha giustificato la Sua assenza lamentandosi della presenza nel corteo di uno striscione che riportava lo slogan “combatti la Lega, distruggi il fascismo”, con queste parole:

Credo che le immagini del corteo dei centri sociali (…) con gli striscioni ‘combatti la Lega’ e il resto delle bandiere tutte e solo rosse parlino da sole: come sempre qualcuno ha trasformato il 25 aprile in una festa solo di parte (…) Se fossi venuto in corteo avrebbero pensato ad una mia provocazione, ad un mio cercare una scontata contestazione per poi passare da facile vittima. (…)  ritengo di aver fatto bene a non andare in un corteo dove sarei stato insultato e forse aggredito da quelli che, per di più, ieri hanno devastato il mio punto elettorale. (…) la Lega è un movimento democratico che governa l’Italia (…) secondo i sondaggi attuali avrebbe il voto democratico di un italiano su tre. (…) E’ democratico invitare a combattere questo movimento?”.

Mi pare che il vittimismo Le sia riuscito benissimo anche senza avere presenziato alla manifestazione: il riferimento agli atti di vandalismo, compiuti sulla sede del Suo comitato elettorale da un singolo individuo che Lei riconduce genericamente ai “centri sociali”, è il pretesto per immaginare insulti e contestazioni e per giustificare così, a posteriori, una precisa scelta compiuta in realtà per fedeltà politica al leader del Suo partito. Il Segretario della Lega aveva infatti annunciato da tempo che non avrebbe preso parte alle commemorazioni della Liberazione, etichettandole come derby tra fascisti e comunisti: ma, mi chiedo e Le chiedo, questo rifiuto di condividere una solennità nazionale non è forse il modo più spiccio per trasformarla in una festa solo di partedove la parte è tutto ciò che non rientra nel perimetro della propria area politica?

E’ bizzarro che chi si è chiamato fuori volontariamente da una celebrazione si lamenti poi dell’assenza delle proprie bandiere; è curioso che chi diserta la festa dell’antifascismo si offenda per essere stato considerato filo-fascista; è surreale che si indigni per l’espressione “combatti la Lega”, palesemente metaforica, l’esponente di un partito che allude a armi ed elmetti e utilizza l’immagine di un mitra per descrivere il proprio modo di affrontare la lotta politica; ma tra le Sue argomentazioni, caro Onorevole, ce n’è una che mi colpisce sopra tutte le altre.

Lei sembra ritenere che non sia democratico invitare a combattere (in senso politico, come è ovvio) un movimento che governa l’Italia e che secondo i sondaggi avrebbe il voto di un italiano su tre: ebbene, mi duole doverLe far presente che, al contrario, è proprio in questo che consiste la democrazia. Solo in un regime democratico è concesso a chi è in minoranza di battersi politicamente contro la maggioranza: zittire chi non sta al governo e negare il diritto di critica a chi gode di poco consenso è tipico delle dittature, come quella che finì proprio il Venticinque Aprile di tanti anni fa.

Lei, caro Onorevole, avrebbe potuto partecipare con tranquillità alla manifestazione cittadina: la massiccia presenza di forze dell’ordine sarebbe certamente bastata a garantire la Sua incolumità e la Sua presenza avrebbe smentito le voci che attribuiscono al Suo partito simpatie neofasciste. Non è comunque troppo tardi per dichiarare la Sua adesione convinta ai valori fondanti della nostra Costituzione e per prendere le distanze da ogni manifestazione nostalgica del Ventennio, come quelle che purtroppo si sono viste in questi giorni: io attendo, fiduciosa, un Suo cenno in questo senso.

Con i miei distinti saluti,

Silvia Bianchi

 

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