Partiti e politici
Lettera al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede
Chiarissimo Ministro Bonafede,
abbiamo salutato con grande gioia la circostanza che Lei abbia ricevuto a Via Arenula Sergio Bramini, portatore di una proposta di legge per la modifica dell’art.560 cpc, da attuarsi con lo strumento della decretazione di urgenza.
L’iniziativa è stata sollecitata direttamente dai vicepremier Di Maio e Salvini, in adempimento alla promessa di varare una “legge Bramini”che possa difendere i debitori quando le loro pendenze sono ingiuste, proprio come nel caso di Sergio, creditore dello Stato (Comuni e Regioni nelle loro articolazioni specifiche),come noto a tutti, per oltre 4 milioni di euro non esatti e purtroppo fallito, con possibilità di perdere tutti i suoi beni.
Questa iniziativa è la risposta di Di Maio e Salvini al 18 maggio 2018, battezzato come il giorno della vergogna di Stato, quando Sergio fu trattato come un mafioso, la sua bellissima casa circondata da polizia e da carabinieri in assetto di guerra ed,alla presenza di oltre 400 persone, che gli esprimevano solidarietà, cacciato via con tutta la sua famiglia.
Sergio, persona perbene e di altissima dignità, non ha abbandonato la battaglia e vuole giustizia per sé e per oltre 550 mila famiglie, che tra non molto saranno scaraventate fuori dalle loro case.
Si tratta dei debitori delle Banche che ebbero nel governo Renzi l’opportunità di ottenere una legge, la numero 119/2016, che tutela esclusivamente i loro interessi a rendere le procedure esecutive più veloci, anche se conculcano i diritti della parte più debole, i poveri debitori.
Noti giuristi (Giuliano Scarselli, in modo particolare) dissero che quella riforma fu dettata dalle banche, a tutela dei loro interessi.
Sergio, come noto, ha portato all’attenzione di tutti un “Manifesto del debitore “,che è oggetto di una proposta ed articolata riforma legislativa,che tenga in cale anche gli interessi della parte più debole.
Ma se è venuto da Lei è per la riforma immediata dell’art. 560 cpc, perché se non si fa in fretta si attua quel famoso adagio: “mentre il medico studia,il malato muore”. Ed il malato in questo caso è rappresentato da 550 mila famiglie che gli “aguzzini” custodi, “gli arnesi delle banche”cacceranno via dalle loro case nei prossimi mesi.
Caro Ministro,
Lei è un avvocato che ha frequentato le aule dei Tribunali e sa benissimo che:
1-i Magistrati, Giudici delle Esecuzioni civili, in modo particolare quelli che sovrintendono le Espropriazioni immobiliari, hanno le mani legate e procedono, immediatamente,alla nomina dei custodi per accelerare il processo della vendita forzata.La scellerata norma lo consente.
2-Raramente i debitori ottengono la sospensione delle esecuzioni immobiliari che subiscono, perché difesi anche da avvocati speculatori ed incompetenti.
3-Il processo esecutivo è diventato oramai una pratica amministrativa per la nomina oltreché del custode anche dell’esperto, consulente tecnico di ufficio, che stima le case espropriate, a valore esiguo, per renderle appetibili al mercato delle aste.
4-Le banche si fanno direttamente assegnare gli immobili che poi rivendono a terzi a prezzi maggiorati, concedendo anche un mutuo a chi intende acquistarli, attraverso loro agenzie debitamente autorizzate dalla legge.
5-Che oramai esistono Tribunali ove una casa viene venduta all’asta anche ad euro 160 al metro quadro (si informi cosa accade al Tribunale di Pavia e del famigerato “caso Marocco”, in particolare).
A tal proposito, Le ricordiamo che i costruttori stanno fallendo, perché non vendono più case: oramai hanno un concorrente, il mercato delle aste, che ha provocato un abbassamento del prezzo a livelli irrisori.
I giovani sposi per comprare casa, consultano più gli albi delle aste che le agenzie immobiliari.
6- Che le procedure di sovraindebitamento funzionano poco.
7-Che i curatori nei fallimenti badano solo all’interesse dei creditori ( ed alle loro laute parcelle e di altri professionisti-quelli del drappello- come li definisce un grande giurista Bruno Capponi-)e relegano il fallito, abbandonandolo a se stesso.
Ecco perché Sergio Bramini si sta battendo: per portare ordine e giustizia,affinché effettivamente Dike, la sontuosa dea, sia bendata e non faccia cadere la sua bilancia nella sola sfera dei creditori.
Ma essendo un pratico imprenditore, tenta di ottenere da Lei che si blocchi l’emorragia, contrassegnata da quegli sfratti che stanno per essere attuati.
Questo è uno strano paese: ci preoccupiamo, a giusta ragione, per carità di Dio, dell’ ondata migratoria e ci apprestiamo a prevenirla o adeguatamente a fornire tutela a chi riesce ad ottenere asilo nella nostra Italia.
Ai poveri immigrati forniamo vitto ed alloggio, mentre buttiamo fuori dalle case i nostri connazionali, che potranno dormire nelle automobili o suicidarsi, come sta avvenendo con impressionante frequenza.E nessuno vede e tutti tacciono.
Ma anche in questo caso,caro Ministro lei non è un ingenuo: il tema dell’immigrazione è sentito sotto tutte le latitudini, perché ha una indubbia risonanza mediatica ed assicura consensi elettorali. Forse perciò ne parlano tutti i giornali e gli attenti politici non sfuggono ai riflettori.
Ma Lei, se lo faccia dire di cuore, potrebbe passare alla Storia, come un avveduto politico.
Si ricorda cosa fece Togliatti, il compagno Ercoli, quando occupò la sedia di via Arenula?
Rendendosi conto che tutta l’Italia era stata fascista e che molti gerarchi si erano macchiati di orrendi delitti, varò un’amnistia, per riportare la pace in un popolo che l’8 settembre del 1943, si divise in un’atroce guerra civile.
E Togliatti è stato il miglior ministro della Giustizia, perché dotato di spiccato realismo e consapevole dello stato di fatto di lacerazione profonda del nostro tessuto civile e politico.
Bramini non intende tutelare l’interesse del debitore nella riforma dell’art. 560 cpc, bensì riequilibrare la norma, fare in modo che essa salvaguardi tutti, i creditori ed anche i debitori.
Ed allora opportunamente lo ascolti, senza troppo sentire i suoi Consiglieri, che probabilmente sono ancora legati allo schema che bisogna tutelare solo l’interesse del creditore.
In sintesi Bramini dice:
1-Che il giudice nomini un custode quando si avvia l’espropriazione forzata, ma senza cacciare via il debitore dalla sua casa.
2-Che il custode controlli e vigili che il debitore e la sua famiglia, conservino e tutelino in un dignitoso stato la res pignorata.
3-Che il debitore deve consentire che si espleti il diritto di visita di legittimi offerenti che intendono acquistare l’immobile pignorato.
4-Che nel caso in cui il debitore o i membri della sua famiglia non rispettino queste regole, sia sentito il Giudice, in contraddittorio con il custode ed il debitore, per deliberare lo spossesamento di quest’ultimo, se del caso.
5-Che il debitore rispettoso di queste regole stia nella sua casa sino all’aggiudicazione e la abbandoni solo all’atto in cui si rende il decreto di trasferimento,a beneficio dei terzi compratori.
6-Che la norma abbia un’efficacia retroattiva ed esplichi i suoi effetti per le esecuzioni ancora in corso.
Così facendo, carissimo Ministro, sarà ricordato (altro paragone storico) come avvenne nell’antica Roma, quando la rivoluzione della plebe (lo dice un insigne giurista- romanista, Antonio Guarino) rese possibile il varo di un’altra Magistratura il Tribuno delle plebe.
Oppure come il Ministro che ha difeso quelli che non contano nulla, quelli del “Terzo Stato”.
Ma fecero la Rivoluzione Francese.
Con deferenza.
Favor Debitoris, Avv. Biagio Riccio, Avv. Monica Pagano
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