Costume
L’estate sta finendo, ne avvertiremo la mancanza?
L’estate 2024 é ormai quasi conclusa, abbiamo assistito a eventi che possono essere qualificati tra il grottesco e il drammatico. L’anguria pagata 42 euro in un supermercato di Porto Cervo, un vero affarone, un mancato happy ending tra Arianna Meloni e Francesco Lollobrigida condito da baruffa social. E poi il ritorno dell’Isis in Germania. Il caldo infame e le piogge furenti. Le guerre così vicine con il loro sangue e altrettanto lontane dai pensieri di tanti di noi. Femminicidi a raffica, per non guastare la media annuale. Per non parlare della vannaccitudine che con virile tenacia ha contagiato il Paese, o delle Olimpiadi parigine indimenticabili per gli azzardi compiuti nella caraibica Senna, senza dimenticare in questa carrellata di eventi il caso – anzi casino – Sinner, perfetto per aizzare livori e invidie nel patinato mondo del tennis.
Riassumendo, un festival dell’evitabile. Lo stesso pregustato in altre stagioni ma con l’aggravante della tendenza a documentare su Instagram le nostre prodezze tra mari e monti. Un manuale dello sfoggio ai limiti della sostenibilità, una prateria di vanità spacciata per condivisione ma di fatto emblema della povertà alla continua ricerca di un pubblico a cui mostrare i propri privilegi: grandi o piccoli non importa. Premesse ideali per ritrovarci, adesso, nel mondo reale di questo settembre, a interrogarci sul futuro a breve termine.
Sarebbe magico scoprire che la pausa estiva ha reso consci i paladini dell’egoismo di quanto urgente sia una resurrezione del reciproco soccorso sociale. Sarebbe commovente illudersi che il termine “diversità” non sia più percepito come il prologo di disagio, e che parole come sessismo, razzismo, violenza, omofobia possano diventare nemiche conclamate di tutti e non vessilli di qualcuno in cerca di identità.
Trattasi però di pensierini aridi. Parole imbarazzanti in un ambiente gravido di arroganza che possono a prima vista suonare come universi paralleli, ma in realtà convergono nella frustrazione di un Paese che non sa volersi bene.
Non basterà il prossimo e strombazzato aggiornamento del software di IPhone per renderci felici, così come una pioggia di like sballettando su Tik Tok non ci trasformerà da mediocri in fenomeni. Serve qualcosa di più per renderci meno patetici in questo incombente autunno: serve la sostanza e che srotolata in tutta la sua bellezza include passione, generosità, applicazione, comprensione, slancio coraggioso verso la meta che ciascuno preferisce senza asfaltare il prossimo. É merce da buonisti patetici lanciarsi in questo azzardo, o un regalo da farci anche se non é ancora Natale?
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