Costume
L’elettorato del PD 2: imprevedibilmente prevedibile
“Sono andato all’Ostende, negozio alla moda, dove mi sono comprato un paio di scarpe gialle, poi risultate troppo strette. Tornato al negozio, le ho cambiate con un altro paio, dello stesso numero e modello, in tutto e per tutto identico al primo, che si è rivelato altrettanto stretto.
Certe volte riesco a stupire me stesso.”
Witold Gombrowicz, Diari
Accade talvolta di sorprendersi per qualcosa che era a tal punto prevedibile da sembrare imprevedibile.
Si dava per scontato che non accadesse solo perché il fatto che accadesse era veramente troppo scontato.
Mi sorprende sempre insomma, in certe persone, la loro capacità di non sorprendermi.
Si confermano sempre per ciò che sono e in questo modo finiscono per confermare me a me stesso, cosa che mi è difficile da perdonargli perché io gradirei invece non incontrarmi affatto o, se capita, non riconoscermi.
Con loro invece devo ripetermi e questo mi deprime.
Ma con questo caldo una depressione in più non fa differenza.
Diversi elettori del PD, a conferma del nobile blasone, si sono indignati con nobilissima fermezza per il ritratto che ne ho delineato nel mio articolo precedente. Hanno definito quel che ho scritto: balle, stupidate, stereotipi, scemenze da far cadere le braccia…e me, che ho avuto l’insolenza di scriverle: idiota livoroso, ignorante irresponsabile, scimunito prepolitico.
Tutto, appunto, secondo copione e tutto abbastanza sorprendente proprio per via della sua assoluta prevedibilità.
Nessuno di loro ha contestato la descrizione nel modo che sarebbe stato, nella sua semplicità, il più divertente e, davvero, inatteso: allegando, cioè, al commento una dichiarazione dei redditi: “Egregio signore, eccomi qui in carne e ossa. Sono un percettore di reddito di cittadinanza (o di pensione sociale, o di sussidio di disoccupazione) e, pur sopravvivendo solo con quello, sono un elettore e un infaticabile sostenitore del PD”. Invece no. Gli inalberati e i risentiti venivano fuori precisamente da quella fascia sociale che io stesso avevo indicato come cespite dell’elettorato PD! Quella che potremmo definire “la classe agiata”. Accademici o professionisti in pensione, fantomatici “manager” di qualcosa, imprenditori di nonsocosaltro, bocconiani e fils de papà.
Una volta di più, come tristemente constatavo, mi tocca ripetermi e citare Feuerbach: Mensch ist was er i(s)st, l’uomo è ciò che è/mangia.
Non è mia intenzione, intendiamoci, fargliene una colpa. Ne prendo semplicemente atto. Così come prendo atto che quelle reazioni esemplari costituiscono la conferma involontaria di ciò che avevo scritto e della veridicità del mio ritratto. Involontaria da parte loro ma anche da parte mia che non l’avevo richiesta e non ne sentivo la necessità.
Come si fa a colpevolizzare qualcuno per quello che non può fare a meno di essere?
Au contraire!
Sono così lontano dal colpevolizzarli che, anzi, solidarizzo.
Se non percepissi una pensione mensile di 690 euro ma avessi un reddito vagamente paragonabile al loro anch’io, presumo, sarei un elettore del PD.
E perché mai non dovrei?
In tal modo avrei cuore e portafoglio dalla stessa parte ed eviterei la spiacevole situazione di tenere il primo a sinistra e il secondo a destra.
Basta dare un’occhiata al nostro passato prossimo.
Che è successo negli ultimi dieci anni?
Abbiamo avuto Monti e la Fornero che hanno fatto sfaceli attivamente sostenuti dal PD e poi Letta, Renzi, Gentiloni, tutti maggiorenti del PD, che hanno rifinito il lavoretto, una breve parentesi con il Conte 1 che, essendo il PD all’opposizione, ha attuato un paio di provvedimenti che, per sbaglio, hanno buttato un osso – tra gli ululati di contrizione e di rabbia della classe agiata – a quelli come me (quota cento e reddito di cittadinanza) poi il Conte 2, con il PD ancora in grande spolvero e infine il governo dell’uomo della provvidenza, portato in processione, in primis, dal PD medesimo.
Questo il colpo d’occhio.
Ora una domanda: in questi ultimi dieci anni la condizione delle classi agiate è migliorata oppure è peggiorata?
E ancora: è peggiorata o è migliorata, invece, la condizione della fasce sociali non agiate?
A me risulterebbe quanto segue: mentre le seconde stringevano la cinghia, compravano al discount quanto c’è di peggio purché costasse un euro in meno, trascorrevano le ferie in tinello a quaranta gradi all’ombra, le prime se ne andavano in settimana bianca e in crociera, si ristrutturavano le ville unifamiliari grazie ai vari bonus (50%, 60% o non so che altro…) e sempre grazie ad altri bonus le dotavano di bellissimi sistemi di energia alternativa che, oggi, gli permettono di pagare le bollette un terzo di quanto le pagano quelli che, la villa, non ce l’hanno. Adesso, un’inflazione che arriva quasi al dieci per cento toglie a questi l’essenziale per vivere e agli altri neppure una cenetta al ristorante preferito.
E dunque: non è proprio questo quello che dicevo?
Fanno benissimo, LORO, a votare PD.
Perché non dovrebbero farlo?
Solo che la domanda speculare è ugualmente retorica.
Perché dovrei farlo IO?
E segue la domanda più retorica di tutte: ma allora di che si risentono questi tastieristi, cosa vogliono da me, di che s’indignano e perché rompono le scatole col voto utile?
Utile a chi?
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