Partiti e politici

Rosato acetato

13 Ottobre 2017

Si poteva fare peggio, benché occorresse impegno. La legge Rosato (mettere tutto in “um” è un segno evidente di rincitrullimento collettivo) è così brutta da sollecitare due domande: a che serve? a chi giova? Le risposte non sono affatto ovvie.

Telegrafica premessa: ci sono due famiglie di sistemi elettorali, con enormi differenze al loro interno, quella proporzionale e quella maggioritaria; la prima privilegia la possibilità, per l’elettore, di scegliere ciascun eletto, la seconda quella di scegliere chi governerà. Il sistema Rosato riesce a impedire l’una e l’altra cosa. Ragguardevole.

Un indizio per capire quel che sta succedendo lo si trova nel tema delle preferenze. Un tempo erano il male. Ci si dimentica che un referendum cancellò, a furor di popolo, la possibilità di esprimerne più di una. Ora sembrano, a taluni, l’essenza stessa della libertà. Posto che si tratta di una legge di fine stagione, perché non hanno inserito la demagogica possibilità di scegliere fra i candidati? Perché quella e la sola cosa che i gruppi dirigenti di Pd, FI e Lega hanno a cuore: li vogliono scegliere loro. Gli ortotteri stanno montando la commedia, perché la cosa sta bene anche a loro, anzi, i frinenti sono i soli doppiamente favoriti: saranno il primo partito e possono menare il torrone dell’opposizione vociante. In quanto agli eletti, colà l’uno vale l’altro e tutti non contano niente.

Quindi: serve a evitare che qualcuno vinca e governi da solo e giova a chi sceglierà la composizione dei gruppi parlamentari. Se penso che il populismo straccione cominciò a montare con pensose coscienze che condannavano l’invadenza delle segreterie dei partiti (quelli veri) e reclamavano l’autonomia e libertà dei parlamentari, mi sovvien l’eterno della disonestà e della stupidità.

Bene, cioè: male. Ma oltre a varare l’ennesima legge elettorale che dovrà essere cambiata, perché questa roba non regge, quali saranno le conseguenze, nella prossima legislatura? Si accorgeranno che certi meccanismi sono trappole, nelle quali hanno già messo le zampe. Perché se dividi le due Aule in eletti con il proporzionale e con il maggioritario, spingendo e favorendo gli apparentamenti per la parte uninominale, poi ti trovi coniugi carnalmente congiunti che ancora caldi di letto elettorale andranno altrove a copulare. Dovrebbe essere un vizio (mi riferisco al trasformismo parlamentare), ma è la prima volta che lo trovo scritto in una legge, come previsione di condotta. Capiterà perché nessuno prenderà la maggioranza assoluta degli eletti, quindi si dovranno fare governi di coalizione. Talché se si prefigura un Pd-FI sarà la Lega a ritrovarsi un alleato fedifrago, ma capiterà anche nel caso (il cielo non voglia) che ci si ritrovi con una maggioranza parlamentare composta da pentastellati ed ex separatisti divenuti nazionalisti. Come la giri la giri, il responso delle urne verrà tradito.

Dicono gli stolti: come nella prima Repubblica. Manco per idea: in quel sistema ciascuno contava solo per sé, non c’erano coalizioni (previste dalla legge del 1953, ma solo per chi avesse preso la maggioranza assoluta dei voti, cosa che non avvenne), ed era chiaro, come in Germania, che i governi si fanno in Parlamento. Nessun tradimento.

Infine: perché il voto di fiducia? Paolo Gentiloni lo aveva capito fin dall’inizio, tanto che disse: il governo non c’entra nulla con la legge elettorale, fatela in Parlamento. Ha dovuto invertire la rotta. Perché? Per due ragioni: la prima è che il Quirinale non intendeva assistere all’ennesimo tentativo fallito e approssimarsi alle urne con quella roba bislacca di due sistemi diversi, entrambe figli di due diverse sentenze costituzionali; la seconda è che, alla Camera più che al Senato, la maggioranza della legge elettorale sarebbe stata assai diversa da quella di governo, il che, alla vigilia della legge di bilancio, avrebbe creato un problema enorme.

Avremo il Rosato e non servirà a nulla. Si poteva fare peggio, ma non era facile.

 

Davide Giacalone

www.davidegiacalone.it

@DavideGiac

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