Partiti e politici
Lega, Tosi dichiara guerra a Salvini per imbarcare Passera e Alfano
Matteo Salvini sale nei sondaggi e scende l’Italia per provarci sul serio nelle regionali di primavera. Vuole vincere il capo della Lega Nord e vuole polverizzare ciò che resta di Forza Italia, anche se alleata, umiliare tutti gli altri e lanciare un avvertimento al Matteo premier: sto arrivando. Dalla Lombardia alle Marche, in Umbria, in Liguria, in Toscana e perfino in Campania. Per poi tornare nel Veneto dove la partita è inaspettatamente più spinosa del previsto. Se tutto sembra andare per il meglio, Salvini in versione nazionale deve guardarsi soprattutto dagli avversari interni, che affilano le armi ed escono allo scoperto. Uno su tutti è Flavio Tosi. All’inizio di questa storia, i due erano soltanto dei galletti nel pollaio, trattenuti a stento da Roberto Maroni, che avrebbe preferito Tosi come leader del Carroccio.
Ma le cose sono andate diversamente ed ora il sindaco di Verona ha intenzione di rimettersi in pista, rovinando i piani di Salvini. Motivo del contendere è una lista che Tosi vorrebbe organizzare a suo nome per sostenere Zaia alle regionali oppure, in caso di scontro, andare per la sua strada, candidandosi contro lo stesso Zaia. Intanto il capo della Lega esce allo scoperto e sembra quasi auspicare questa seconda possibilità. “Bisognerebbe fare altre liste per recuperare tre amici di Corrado Passera?”, si domanda Salvini in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Intervista che sembra una dichiarazione di guerra.
Nei piani alti del Pirellone a Milano, quartier generale dei fedelissimi del leader, ci si concentra sul come superare il problema. E dalle sciabolate verbali nessuno se la sente di escludere la parola più feroce: espulsione. Tosi sembra voler accelerare sul pedale dello scontro. E’ attivissimo e il ruolo di sindaco di Verona gli sta ormai definitivamente stretto.
“Ha capito – dicono fonti interne alla Lega – che è il momento di prendersi quel che può. E così da settimane si contano gli avvistamenti di Tosi in diverse compagnie. I suoi contatti con Corrado Passera sono oramai il segreto di Pulcinella. Ma c’è di più. L’esperimento di Passera potrebbe coinvolgere lo stesso Angelino Alfano, con il suo manipolo di fedelissimi. E non ultimo Raffaele Fitto, che non ha condiviso nulla del “patto del Nazareno”, ma che potrebbe aggregarsi al gruppo, dopo la scomunica dell’ex cavaliere e l’uscita definitiva da Forza Italia.
Le prove generali di un nuovo centrodestra, che approfitterebbe dello sfarinamento dei berlusconiani in assenza ormai conclamata di leader e dello smarrimento di molti peones parlamentari, potrebbero andare in scena proprio nelle elezioni regionali venete. Per questi motivi Tosi insisterebbe per un appoggio al cavallo vincente, ma in modo autonomo dalla Lega Nord. In ogni caso si tratta di una polpetta avvelenata per Zaia. La lista Tosi aggregherebbe tutti i fuoriusciti, in alleanza con Ncd e con la regia, e le risorse finanziarie, di Corrado Passera e della sua Italia Unica. Manovre spericolate, anche in considerazione della probabile scomunica definitiva del carroccio e di un divorzio definitivo con il governatore veneto.
Se Tosi andrà avanti, alleandosi con pezzi del centrodestra come l’Ncd, potrebbero essere a rischio alleanze anche in altri luoghi, come la Lombardia. E a quel punto sarebbe a rischio anche la tenuta della maggioranza che sostiene Maroni, il quale ne uscirebbe indebolito anche sul fronte interno alla Lega.
E’ il governatore lombardo l’osservato speciale di Salvini. A lui il compito di contenere le bordate di Tosi e di rimetterlo in riga a lavorare per la ditta. Pena la fine della tregua che faticosamente i fedelissimi di Salvini stanno rispettando nei confronti di Maroni, silenziosamente, ma inesorabilmente in rotta con il cerchio magico. L’ultimo episodio che ha fatto imbufalire i ‘salviniani’ è stato il colpo di mano con cui il governatore lombardo, nel suo recente rimpasto di giunta, ha sbarrato la strada alla nomina del consigliere Angelo Ciocca al delicato assessorato alla casa. Poltrona cruciale per le crociate leghiste sul fronte anti-immigrati a Milano. Fronte utile a Salvini in caso di candidatura a sindaco nel 2016, che affronterebbe con piacere ma solo se non vi fossero elezioni politiche anticipate.
A far capire che tutto è decisamente in bilico e gli equilibri stanno cambiando rapidamente è Massimiliano Romeo, capogruppo in regione Lombardia. Lontano dal Veneto ma molto informato perché fa parte del nuovo cerchio magico, quello di Salvini. “Stiamo costruendo una nuova Lega Nord. Questo è fuor di dubbio. E saremo noi a dettare l’agenda politica delle alleanze in tutta Italia, tenendo aperta la porta ma a condizioni chiare”.
Che in altri termini potrebbe significare: cogliere l’occasione per cancellare le alleanze tradizionali perché, per il Carroccio versione aggiornata, il centrodestra così come fu, è semplicemente morto. “Esistono buoni rapporti con Forza Italia ed Ncd in Lombardia – precisa Romeo – e ci teniamo a mantenerli. In ogni caso il quadro generale è in profonda trasformazione”. Più che una trasformazione ci si attende una rivoluzione. La Lega di Salvini, che diventa un partito del leader a vocazione ‘lepenista’, scommette apertamente sulla fine di Forza Italia.
Mentre ad Arcore andava in scena l’ennesima cena tra Salvini e Berlusconi, per rilanciare formalmente l’antico patto Lega+ForzaItalia, a Roma i fedelissimi del capo leghista avvicinavano deputati e senatori forzisti pronti ad abbandonare la nave che sta affondando. Al senato Gianmarco Centinaio e alla camera, Massimiliano Fedriga, tentano ogni giorno che passa di prosciugare il serbatoio forzista, anche se i numeri potenziali non rappresentano ancora un allarme vero e proprio. Sarebbero 7 al senato e qualcosa in più alla camera, i parlamentari di Forza Italia pronti ad imbarcarsi sul carroccio e altrettanti provenienti dagli ex Cinque Stelle e dall’Ncd. Per ora non ci sono passaggi ufficiali, ma i bene informati giurano che sarebbe solo questione di giorni.
Che Salvini non abbia remore nell’urtare le sensibilità degli alleati tradizionali lo si è visto durante il suo sbarco in Sicilia. Ciò che conta è prendere sul carroccio chi ci sta. E poco importa se ad avvicinarsi al capo ci sono personaggi tutt’altro che nuovi, come Angelo Attaguile, vecchia conoscenza democristiana e ras delle preferenze che molto si adoperò per aiutare a vincere l’ex governatore siciliano Raffaele Lombardo. Ed ora restaurato leader del movimento “Noi con Salvini”, cui aderiscono anche altre maestranze ex forziste e autonomiste del movimento dei forconi.
Qualcuno dalle parti delle valli bresciane e bergamasche sta già storcendo il naso. “Va bene fare la destra, fare le battaglie insieme ad altri contro l’immigrazione clandestina e l’invasione straniera, ma mettersi in casa gente che non conosciamo è troppo rischioso”, dicono alcuni da via Bellerio, senza dire con chiarezza che alla fine lo spirito padano che aleggia li intorno è ancora molto presente. E la diffidenza nei confronti dei politici da Roma in giù è ancora molto abbondante nelle file leghiste.
“Effettivamente il rischio di imbarcare gente poco presentabile c’è”, ammette Romeo. Ma per altri il rischio non andrebbe nemmeno corso. E’ qui, forse più che da altre parti, che si nasconde il maggior pericolo per Salvini. La fronda interna che sta crescendo e che lancia i suoi segnali. Alcuni consiglieri regionali in Lombardia, così come dalle parti di Palazzo Marino, restano assai scettici sul sistema di alleanze sudiste alla Salvini. “E’ tutto da vedere, tutto da verificare”, si vocifera. “La Lega resta al Nord, al massimo ci si allea con altri soggetti ma solo dopo averli passati allo scanner”. Ritornelli per nulla rituali e di circostanza. Il clima è teso e lo confermano alcuni esponenti vicinissimi al leader. “Matteo è più forte tra la gente che dentro ai gangli al partito”. Circostanza che lo avvicina molto al Renzi prima maniera.
Parole quanto mai adeguate. Perché la rappresaglia è già iniziata e proprio da via Bellerio, dove per la prima volta i dipendenti della Lega Nord sono scesi in strada a protestare contro il licenziamento di 71 persone. Una protesta pesante che in altri tempi avrebbe potuto assumere sembianze diverse e restare contenuta nelle stanze del quartier generale leghista. Ma che ormai è esplosa e annuncia tempesta. “I tagli dei finanziamenti pubblici ai partiti ci obbligano a scelte difficili”, ha detto Salvini in quella circostanza. “Cercheremo di aiutare più persone possibile, ma un po’ tutti i partiti hanno le casse vuote e dobbiamo fare sacrifici”. Parole che non hanno convinto e che aprono ufficialmente un nuovo fronte di guerra interna.
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