Partiti e politici

Lega-M5s: amici-nemici

3 Giugno 2018

Dopo il “contratto di governo” e le tante diatribe legate soprattutto al caso Savona, abbiamo finalmente il governo giallo-verde o, se volete, giallo-blu. Si è discusso in questi lunghi mesi sulla possibilità che le due forze politiche protagoniste dell’intesa avessero o meno decisivi elementi in comune, dal punto di vista del programma e delle scelte politiche che intendevano effettuare in questo loro primo cammino comune.

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E alcuni temi che garantissero l’accordo sono stati trovati, nelle complicate interazioni tra i due gruppi parlamentari, con una sostanziale divisione dei compiti di governo: ai 5 stelle spettano maggiormente quelli legati a lavoro ed economia, alla Lega quelli più sociali, come immigrazione e sicurezza. Gestione comune infine nei rapporti con l’Europa.

Ma se questi sono gli accordi (o i disaccordi) tra la classe politica, è interessante interrogarsi sul livello di vicinanza o di lontananza tra i loro rispettivi elettorati. Già avevo sottolineato un paio di settimane fa come, effettivamente, l’unico partito che non era visto in maniera completamente negativa dagli elettori pentastellati era proprio la Lega, con giudizi positivi vicini al 40%, e lo stesso accadeva, seppur con un livello di simpatia un po’ più basso, per l’elettorato leghista.

Esistono poi alcune sotterranee sintonie tra i due elettorati, al di là delle evidenti differenziazioni territoriali. Tra queste, sono sicuramente le più indicative il tipo di rapporto con l’Unione Europea e la moneta unica; l’interesse per le fasce relativamente più deboli della popolazione, declinate nelle forme più consone alle aree geografiche di riferimento; l’alterità nei confronti dei presunti “poteri forti” ai quali il popolo, e con loro i loro rappresentanti, dovrebbe apertamente ribellarsi.

Accanto a queste, ci sono però importanti tematiche che allontano in maniera significata i rispettivi elettorati; sono ad esempio gli atteggiamenti nei confronti dei diritti civili, della pena di morte e, in parte, dell’immigrazione che differenziano l’elettorato pentastellato da quello della Lega. Se non tutte, sono diverse le “anime” che popolano il M5s ad essere attente alla modernizzazione della società in senso più liberal: i diritti per le coppie di fatto devono essere identiche a quelle sposate per quasi l’85% degli elettori a 5 stelle (ben 15 punti in più rispetto ai leghisti); la pena di morte per i crimini più gravi è accettabile soltanto dal 45% dei pentastellati (20 in meno dei leghisti); la loro opinione infine sugli eccessivi livelli di immigrazione non si discosta da quella degli italiani (70%), ma è inferiore di ben 20 punti rispetto all’elettorato che ha votato Lega.

Il “contratto di matrimonio” tra M5s e Lega ha dunque nelle sue corde importanti convergenze tra queste due forze politiche, ma anche significative differenze negli atteggiamenti di fondo nei confronti dell’apertura sociale. Difficile ipotizzare se nel futuro questo tipo di alleanza possa durare, o si andrà incontro al contrario a decise contrapposizioni su alcune politiche non del tutto condivise (quanto meno dai rispettivi elettorati) come quelle più sopra citate relative ai diritti civili.

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Come è ormai noto, i motivi prevalenti del successo pentastellato e di quello leghista, accomunati da un identico giudizio molto negativo dei precedenti governi a maggioranza Pd, vengono individuati nella volontà di “mandare a casa” la vecchia classe politica, la “casta”, per cambiare radicalmente il volto della politica. Per un nuovo inizio. E’ forse quest’ultimo dunque l’elemento che più avvicina la percezione della deriva politica da parte dell’elettorato italiano, dal nord fino al sud del paese, che si rivolge oggi alle due forze politiche che maggiormente si fanno paladini di questa voglia di cambiamento.

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