Partiti e politici
L’editore confessa: il direttore dell’Unità lo ha imposto Renzi (come nel Pci)
Quando un paio di sere fa ho chiesto ad amici più giovani e sempre più informati di me: “Ma chi è questo Erasmo D’Angelis nuovo direttore dell’Unità?”, pensando che almeno me ne restituissero il senso, nessuno ha fiatato. Anzi, guardandomi anche un po’ strano, mi hanno risposto che semmai loro sapevano di Vladimiro Frulletti, un giornalista della vecchia redazione, e che di questo signor D’Angelis nulla perveniva. Qualche ora prima avevo anche consultato Mario Lavia, vecchio amico e già vice direttore di Europa, al quale avevo posto la stessa domanda. Mario sembrava informato degli sviluppi delle ultime ore, ma anche lui al nome D’Angelis opponeva un “boh, so solo che lavora a Palazzo Chigi”. Lavora a Palazzo Chigi, ok.
Urgeva a quel punto minima consapevolezza, per cui il primo passo elementare è stato quello di inserire Erasmo D’Angelis su Google. Neppure il tempo di digitarne interamente il cognome, che la ricerca veloce impietosamente lo avvicinava a tre parole chiave: «Palazzo Chigi», «Protezione Civile» e, ultima e non proprio nobilissima segnalazione, «sottosegretario». Wikipedia ti dice subito che il medesimo “è giornalista e politico italiano”, ma alla voce giornalista dedica malinconicamente meno di mezza riga, scrivendo che ha collaborato con Rai e Manifesto, mentre le successive dieci sono ad alta gradazione politica e raccontano una carriera spesa soprattutto in Toscana e dedicata ai problemi ambientali. Tra queste dieci – si sa, Wikipedia è anche maliziosa – una è il classico “aiutino”: «All’interno del Partito Democratico è considerato molto vicino a Matteo Renzi».
Sappiamo della tormentata ricerca di un buon direttore per la nuova vita dell’Unità e sappiamo anche di un certo numero di rifiuti, per esempio Stefano Menichini e altri, dovuti soprattutto alla poca chiarezza del progetto Veneziani. Sparito il quale e ritrovata una decenza proprietaria, si credeva si sarebbe tornati a una certa qual normalità. Da qui la notizia di qualche giorno fa e cioè la scelta di una risorsa interna come Frulletti. E invece no.
Si poteva, appunto, malignare. E malignando, realisticamente ritrovare uno straccio di verità politica: che il buon D’Angelis era stato paracadutato all’Unità perchè amico di Matteo Renzi o, addirittura, indicato direttamente da Matteo Renzi. Pratica non inedita, il presidente del Consiglio ama circondarsi di amici nei posti chiave, che però diventava inedita se applicata al giornalismo. Che un presidente del Consiglio indichi un suo stretto e vecchio collaboratore, che non bazzica una redazione da un certo numero di anni, a direttore del giornale di riferimento del Pd, ha anche una sua paraculesca gaiezza di fondo e anche una sua ingenuità. Potrebbe rispondere il buon Matteo: e cosa c’è di male?, in questo restando nel solco dei giusti, visto che il direttore di un giornale lo piazza sempre qualcuno e non è proprio detto che sia una scelta così pulita. In un concetto, Matteo disintermedia anche in questo caso.
Sin qui, tutto poteva esser frutto, appunto, di interpretazioni, ma oggi un’intervista al Sole 24 Ore del nuovo editore dell’Unità, Guido Stefanelli del gruppo Pessina, conferma che la zampata del premier ha cambiato il corso delle cose. Dopo aver confermato la direzione D’Angelis al giornalista del Sole, Andrea Biondi pone l’ovvia domanda del caso: Ma c’è stato qualche problema con Frulletti?, al che Stefanelli risponde beato: «Assoluamente no. Non so dire quando sarà operativo D’Angelis, al momento è impegnato in altri incarichi (è capo dell’Unità di missione di Palazzo Chigi contro il dissesto idrogeologico, ndr), ma Frulletti sapeva benissimo che sarebbe stato sdoganato il nome del direttore. Erasmo è l’uomo che comparirà sul fronte mediatico mentre Vladimiro sarà co-direttore: è un eccellente uomo-macchina, espressione del bacino di giornalisti dell’Unità, una squadra di professionisti molto preparata».
Se vogliamo, è un nostalgico ritorno al vecchio, caro, mondo comunista, dove il segretario o il suo uomo-comunicazione indicava il direttore del giornale. Il giornale che fu di tanti, autorevolissimi, dirigenti, e che, fondato da Antonio Gramsci, oggi viene rimodellato da Matteo Renzi. (Sospettiamo che in questo caso, il buon Filippo Sensi abbia perso la sua partita, avrà indicato di meglio e di più decente).
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