Partiti e politici

Le sardine dimostrano che c’è una domanda, ora bisogna costruire l’offerta

29 Gennaio 2020

27 gennaio, sulla pagina Facebook di Gianni Morandi appare un post, sotto la data c’è solo un disegno con quattro sardine. Non è un rebus e nemmeno una provocazione, quel post è il commento didascalico delle elezioni regionali in Emilia-Romagna. Morandi è nato in provincia di Bologna e la sua regione è reduce da una tornata elettorale su cui erano puntati gli occhi di tutta Italia.

Nonostante i candidati in corsa per la presidenza fossero sette, la sfida reale era tra il governatore uscente Stefano Bonaccini e la senatrice leghista Lucia Borgonzoni. Ben presto, però, la sfida è diventata nazionale, tra la sinistra e la destra rappresentata dal suo leader indiscusso Matteo Salvini. L’ex Ministro dell’Interno ha girato in lungo e in largo la regione, macinando km e alternando comizi in piazza e ospitate televisive riprese dai suoi account social. Non sorprende quindi che il numero più alto di interazioni relative alle elezioni regionali sia stato realizzato proprio dal leader leghista, come riportato dal Centro Studi della FB&Associati. Salvini ha realizzato più interazioni della stessa candidata della Lega Borgonzoni, a ulteriore riprova della portata nazionale che ha assunto il voto in Emilia-Romagna. Eppure, le prime tre notizie per numero di condivisioni hanno riguardato le sardine.

Gianni Morandi probabilmente con le sue 31mila e passa reaction, oltre 5200 commenti e più di 1000 condivisioni contribuirà ad aumentare la popolarità online di contenuti relativi alla sardine. Come mai invece di parlare solo di partiti e candidati, le persone online e offline parlano di loro e, soprattutto, cosa sono?  Facciamo un passo indietro. È il 14 novembre e Matteo Salvini lancia ufficialmente la campagna elettorale per la candidata alla regione Lucia Borgonzoni dal PalaDozza di Bologna. A poco più di un km, a Pizza Maggiore viene fatto un flash mob in concomitanza dell’evento leghista. A organizzarlo sono 4 ragazzi: Mattia Santori, Giulia Trappoloni, Roberto Morotti ed Andrea Garreffa. L’appuntamento è sul “crescentone”, uno spazio di circa 1800mq dove, considerando 4 persone a metro quadrato, si arriva a più di 6000, strette appunto come delle sardine, spiegherà il primo dei quattro all’ Aria Che Tira. Dieci giorni dopo su Facebook nasce la pagina ufficiale. “Cari populisti, lo avete capito. La festa è finita.Per troppo tempo avete (…) unito verità e menzogne, rappresentando il mondo nel modo che più vi faceva comodo (…) Per troppo tempo vi abbiamo lasciato fare. Per troppo tempo avete ridicolizzato argomenti serissimi per proteggervi buttando tutto in caciara. Per troppo tempo avete spinto i vostri più fedeli seguaci a insultare e distruggere la vita delle persone sulla rete (…) Adesso ci avete risvegliato (…) Lo sapete cosa abbiamo capito? Che basta guardarsi attorno per scoprire che siamo tanti, e molto più forti di voi”. Si legge in una nota. Da quel momento le sardine invadono piazze in tutta Italia, riuniscono giovani e meno giovani, suscitano entusiasmo, sfidano le rigide temperature invernali e le condizioni metereologiche avverse. Da quel momento le elezioni non vedono solo Bonaccini da una parte e Borgonzoni dall’altra, non rispolverano solo il vecchio bipolarismo sinistra-destra, ma vedono due inopinabili sfidanti: Matteo Salvini e le sardine. Del primo si sa tutto, dei secondi si inizia a scoprire un po’ alla volta chi sono Giulia, Andrea, Roberto e Mattia. Nella politica della personalizzazione, i cosiddetti corpi intermedi potevano sembrare obsoleti, quasi non indispensabili. Le sardine, invece, provano a re-intermediare, a dare spazio e voce a chi vuole essere ascoltato, a chi si riconosce in un modello alternativo a quello della destra. Intanto dietro quel 51,4% di voti che hanno riconfermato Bonaccini governatore ci sono anche loro, il loro entusiasmo e la ferrea volontà di essere alternativi alla destra. Le sardine dimostrano che c’è un’offerta, ora bisogna capire qual è la domanda, chi sarà in grado di accogliere le loro istanze, di intercettare questo desiderio di partecipazione in quella che sempre più sembra essere una campagna elettorale permanente.

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