Partiti e politici

Le prossime elezioni sono una truffa: cittadini, non votate!

16 Marzo 2017

In tutto il tempo democristiano, si sapeva perfettamente chi avrebbe governato. Per cui l’elettore si muoveva verso il seggio, la domenica delle elezioni nazionali, in un mix di sicurezza e rassegnazione molto italiano. Intorno alla Dc, il perno centrale, avrebbero ruotato i soliti tre o quattro partiti. Uno dei pochissimi, veri, momenti di fibrillazione avvenne nel 1976, la famosa paura del sorpasso comunista che poi non ci fu (accadde d’un pelo alle Europee dell’84, si disse per la grande emozione che suscitò la morte di Enrico Berlinguer).

Come muoveremo, noi elettori di oggi, quando saremo chiamati a quella domenica delle salme? Esattamente come per un funerale. A testa china, piangenti sincera pena, delusi, arrabbiati, sconfortati. Rimpiangendo il morto ch’era la democrazia. Ricordandolo da vivo, anche nei momenti meno felici. Saremo perfettamente consapevoli che a quelle elezioni-truffa daremo noi, con il nostro voto, la copertura democratica. Perché altrimenti sarebbero fuori dal consesso civile, avendo in radice l’elemento truffaldino: nessuno potrà vincere, nessuno potrà governare, nessuno concorrerà davvero allo sviluppo democratico di una società civile.

A queste elezioni-truffa noi cittadini non dobbiamo fornire la relativa copertura. Non dobbiamo votare, dobbiamo astenerci dal farlo. È l’unico presidio che abbiamo. È l’unica arma in nostro possesso. Una scossa tellurica di notevoli proporzioni porterebbe (forse) qualche grano di ragionevolezza all’interno di partiti squinternati. Li costringerebbe a una legge elettorale appena decente, in luogo di quella porcheria che si preannuncia sulla scena. Ora esaminiamo indicazioni e controindicazioni.

Innanzitutto il problema di coscienza. Ci sono molti cittadini virtuosi che non prendono neppure in considerazione l’idea di non votare. Per motivi alti e nobili. Considerano quel diritto al pari di un dovere civico, lo vivono come il contributo attivo e più importante che il cittadino può dare al suo Paese, il non farlo, arretrare su questo principio, costituirebbe una lesione al tessuto democratico. Questi motivi non sono opponibili da nulla. Da nessuna ragione. C’è solo da renderne merito. Questi cittadini, però, hanno spesso il difetto di considerare chi non vota un fellone, un traditore dei principi, una persona che non partecipa e che dunque rinuncia ai suoi diritti. Un qualunquista, un mezzo sfascista. Ecco il punto. Chi non vota non avrebbe gli stessi diritti, proprio per essersi sottratto nel momento topico della scelta.

L’unico diritto che il cittadino-non-votante non ha, rispetto ai suoi simili votanti, è uno solo e molto preciso: il diritto a lamentarsi per il risultato elettorale (al quale, appunto, non ha contribuito). Il cittadino non votante virtuoso sa perfettamente che sottraendosi, perde in radice la possibilità di piangersi addosso se il risultato finale non gli aggrada. E dunque assiste dalla sua collina con la forza dei nervi distesi. Accade così nelle grandi democrazie, dove piccole percentuali determinano i governi di quei paesi. Alte percentuali di voto sono immaginabili quando gli snodi politici sono davvero molto sensibili, quando si avvertono pericoli, emergenze. È accaduto nei giorni scorsi in Olanda. Altrimenti sono le elite che decidono per tutti e per elite intendiamo i cittadini che vogliono votare.

È del tutto chiaro nelle grandi democrazie, ma ancora molto poco in Italia, che non votare è un diritto sacro. Se l’offerta al mercato delle opzioni politiche non coglie il gradimento dell’elettore, il medesimo se ne sottrae molto consapevolmente. Sta fermo un giro, ritiene che non sia dignitoso partecipare. Lo fa per principi altissimi, al pari di quelli che animano i votanti.

Ebbene, oggi in Italia ci vuole una santa alleanza tra queste due categorie. Una saldatura necessaria a salvare quel che resta della nostra democrazia. E ciò può avvenire solo se entrambe convengono che c’è una enorme truffa messa in piedi ai danni del corpo elettorale. E questa truffa è sotto gli occhi di tutti: voteremo sapendo già che nessuno potrà governare. A questa truffa ha dato la sua sponda indiretta la Consulta, quando ha riconsegnato al Parlamento le linee guida che avrebbero dovuto ispirare una nuova legge elettorale. Riconsegnarla con l’asticella al 40%, percentuale che farebbe scattare il premio, è una coglionata senza pari. Era la percentuale pensata dai genietti del Pd sull’onda della sbornia europea e tagliata sull’Italicum, mandato a ramengo il quale non aveva più alcun senso. Tenere in piedi il 40%  significa minare qualsiasi possibile soluzione. E così è.

Parliamo ora di voto utile. Che probabilmente avrebbe avuto anche un senso in presenza di una soglia inferiore, raggiungibile da un partito forte con l’aiuto di qualche cespuglio corposo. Obiettivo irrangiungibile con la soglia al 40. Dunque anche l’elettore emergenziale, disposto a votare una formazione anche se non lo convince pienamente pur di avere un governo nella pienezza dei suoi poteri, è destinato all’inutilità.  Come vedete, non un solo elettore, non una sola categoria di elettori potrà essere soddisfatta quel giorno. E allora perché votare.

Sorge immediata una considerazione: così facendo vinceranno a mani basse i 5 Stelle, gli unici veramente motivati, gli unici che muoveranno da casa compatti come un esercito della salvezza. Vero. Ma non gli consegneremo una vittoria, gli consegneremo una partita senza avversari, monca, di cui non potersi gloriare, su cui non costruire nulla di veramente consistente. Avranno una percentuale che non basterà per governare. E poi, tanto per dirsela giusta: i 5 Stelle vincerebbero lo stesso, anche se quella domenica tutti  dovessero affollassero i seggi.

L’unica risposta politica nelle mani dei cittadini è non votare. Per motivi nobilissimi. Per opporsi a una truffa, scoperta e dichiarata prima, e per questo ancora più colpevole. I cittadini non possono farsi truffare. Un’astensione gigantesca sarebbe uno choc straordinario, l’unico forse in grado di risvegliare la domenica delle salme.

 

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