Partiti e politici

Le pagelle dei partiti

30 Dicembre 2017

Tempo di consuntivi di fine anno, in attesa del nuovo appuntamento elettorale, il prossimo 4 marzo, dove finalmente sapremo quanto le diverse forze politiche siano effettivamente amate dalla popolazione. Cerchiamo allora di capire se i segnali che i partiti hanno lanciato in questo 2017 che si avvia a lasciarci, in contemporanea con il governo Gentiloni, abbiano fatto presa sulla popolazione. Come giudicano dunque gli elettori i nostri più importanti soggetti politici? Iniziamo dal fondo della classifica, per raggiungere poco alla volta l’empireo.

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Alleanza Popolare (già Nuovo Centro Destra – NCD). Dopo un’intera legislatura passata tra le fila del governo, il partito di Alfano non sembra aver lasciato particolare segni positivi nella percezione degli italiani. Si è distinto spesso più per i dinieghi ad alcune importanti riforme (le unioni civili, il testamento biologico, lo ius soli) che per proposte legislative decisive. Voto: 4.

Fratelli d’Italia. Pur essendo cresciuto nei consensi dei cittadini, non sembra essersi radicato nelle menti e nei cuori come una forza realmente decisiva. Ha cercato di diventare una sorta di Front National nostrano, con Meloni in luogo di Le Pen, ma salvo in alcune occasioni – come la competizione romana – non ha mai inciso in maniera efficace. Ricordato più per i litigi all’interno del centro-destra che per proposte politiche importanti. Voto: 5+.

Partito Democratico. Reduce dalla brutta performance del referendum costituzionale, il Pd ha tentato di trovare qualche alternativa all’inevitabile declino di Matteo Renzi nella fiducia degli italiani. Non c’è riuscito, e ha riproposto il segretario uscente come leader indiscusso e, contemporaneamente, sempre più discusso nella propria minoranza interna, che lo ha infatti abbandonato. Il rischio di diventare la “corte di Renzi” è sempre stato presente in tutto l’anno appena trascorso, e non è riuscito a riprendere quella credibilità che aveva soltanto 2-3 anni orsono. Oggi è in grave difficoltà. Voto 5 e mezzo.

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Liberi e Uguali (con Sinistra Italiana e MDP). Protagonisti di aspre polemiche con il Pd, con l’obiettivo di presentarsi agli occhi degli elettori come il vero punto di riferimento della sinistra (o del centro-sinistra), sembra essersi votato ad una presenza non decisiva nel quadro politico italiano, se non per il decisivo apporto alla possibile sconfitta dello stesso Pd. In attesa di prendersi, in un futuro, quei consensi che riuscirà a strappare al partito di Renzi. Per ora, solo un’operazione di immagine senza grandi speranze, a breve termine, se non quelle di rappresentare un’opposizione dura a qualsiasi governo riesca ad emergere alle prossime elezioni. Voto: 6 meno.

Lega (non più “Nord”). È riuscita, con Salvini, a ritagliarsi un ruolo ben preciso all’interno del quadro politico nazionale, con l’obiettivo appunto di diventare un punto di riferimento non soltanto delle aree centro-settentrionali del paese, ma di tutto il territorio. Il suo elettorato antico non è del tutto favorevole a questa scelta, come dimostra il successo dei due governatori di Lombardia e Veneto, che hanno stravinto i referendum sull’autonomia. Chi vincerà questa contesa interna non è dato saperlo, ma il messaggio e le parole d’ordine della Lega di Salvini sembrano essere apprezzate un po’ dovunque, e la sua ascesa elettorale, dalle secche di cinque anni fa, pare sicura. Voto: 7.

Forza Italia. Silvio Berlusconi pare essere riuscito nel suo ennesimo miracolo, quello di riprendersi la scena per la terza o quarta volta, sebbene ormai ultraottantenne. Di fronte alla pochezza, a volte, dei suoi avversari, è riuscito oggi a presentarsi in veste di anti-populista, lui che aveva di fatto creato la cosiddetta “politica pop” in Italia, con proclami tipici del populismo classico. La sua coalizione vincerà ancora una volta grazie alla sua presenza. Inossidabile. Voto: 7+.

Movimento 5 stelle. Nonostante alcune performance non eccezionali, in alcuni governi locali e nelle polemiche interne, rimane il vero punto di raccolta dei consensi di molti tipi di elettorati, che vedono in lui l’unica chance di cambiare volto alla politica italiana. Graditi sia da destra che da sinistra, pur con motivazioni differenti, aspetta di fare il grande balzo verso il governo nazionale. Forse non da subito, con Di Maio, ma in una prospettiva di medio termine. Se saprà coinvolgere personale preparato, alle prossime elezioni –dopo quelle del 4 marzo – sarà il M5s il vero avversario da battere. Voto: 7 e mezzo.

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Governo Gentiloni. Non è un partito, ovvio. Ma il favore di cui si è circondato il premier Paolo Gentiloni con la sua pacatezza e, al contempo, la sua risolutezza di quest’ultimo anno, ci porta a ipotizzare che gli italiani vorrebbero poter votare direttamente il suo governo per mantenerlo alla guida del paese. Così non sarà, probabilmente, ed in molti si rammaricano. Voto: 8.

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