Partiti e politici

Le pagelle 2022, le prospettive 2023: I partiti di governo

31 Dicembre 2022

Ce l’ha fatta, alla fine, il centro-destra (o meglio, il destra-centro) a riassaporare le gioie del lontano 2008, quando riuscì a infliggere una pesante sconfitta ai suoi avversari storici. Quasi quindici anni ci hanno messo, per tornare in sella alla politica italiana, oggi come allora con una maggioranza effettivamente uscita dall’offerta elettorale, senza scorciatoie parlamentari. E una osservazione giunge spontanea, rivedendo tutti i risultati delle consultazioni legislative della seconda repubblica: mentre il centro-sinistra, quando vittorioso, aveva bisogno comunque dell’apporto di tutte le forze e i partitini di diversa provenienza, anche poco organici con quel raggruppamento, i suoi avversari storici riescono a vincere in maniera chiara senza ricorrere ad alleanze “stravaganti”, se non in alcune occasioni particolari.
Un segno abbastanza evidente come sia di fatto la destra, da Berlusconi ad oggi, l’area politica prevalente nel nostro paese, nelle sue diverse declinazioni, laddove la sinistra ha potuto avere la maggioranza parlamentare solamente grazie a diserzioni nella destra (la Lega del 1996) o imbarcando tutti nella propria coalizione, e con una vittoria comunque molto risicata e controversa (il Prodi del 2006), destinato peraltro a rinunciare al governo nel giro di pochi mesi, oppure ancora stringendo innaturali alleanze post-elettorali.
La grande performance degli attuali partiti di governo è stata peraltro agevolata, e non poco, dall’incapacità delle altre forze politiche di coalizzarsi in maniera sufficientemente ampia (il campo largo) da rappresentare una sfida reale per la coalizione vincente. Che avrebbe vinto ugualmente, è quasi certo, ma con una maggioranza molto più risicata e con una compagine governativa molto meno solida. Ecco allora i giudizi sui tre principali partiti di governo.

Forza Italia: voto 6 meno.
Così come la Lega, il partito di Berlusconi resta ininterrottamente nella compagine governativa dai primi mesi del 2001, prima con Draghi e oggi con Meloni e, nonostante sia stato abbandonato da una fetta rilevante dei suoi leader storici, passati in prevalenza ad Azione, è riuscita a mantenere una quota significativa di consensi, fermando un declino che pareva inarrestabile, e con una rappresentanza parlamentare rilevante, grazie agli accordi sul maggioritario. Rimane l’ago della bilancia più centrista del governo e questa situazione dà al partito una forza supplementare, di stampo europeista.

Lega: voto 4.
Svanita la possibilità di avere Salvini al posto della Meloni, si fosse votato due-tre anni prima, all’epoca del trionfo leghista del post-europee, per colpa peraltro dello stesso Salvini, da quel momento in poi ha preso il via un costante e deciso decremento dei consensi per la Lega, passata dal 33% fino al 9% delle politiche. Il suo leader sembra non averne azzeccata nessuna, negli ultimi tempi, causando a livello elettorale una decisa debacle anche nella sua constituency originaria, quella della vecchia Padania, dove i suoi antichi elettori gli hanno preferito nettamente Fratelli d’Italia, una cosa assolutamente inimmaginabile soltanto fino ad un paio d’anni orsono. Gli elettori del lombardo-veneto sono passati quasi repentinamente dalla “Roma ladrona” di un decennio fa al voto per un partito romano-centrico, frutto molto probabilmente proprio dell’incapacità politica di Matteo Salvini. Le fronde interne, capeggiate da Zaia, Fedriga e dallo stesso padre nobile Bossi, lo incalzano da vicino. Non è escluso un cambio al vertice nei prossimi mesi.

Fratelli d’Italia: voto 8.
Non ha sbagliato quasi nulla, il partito di Giorgia Meloni, nel corso dell’ultimo biennio. Stare costantemente all’opposizione, senza farsi tentare da sirene governative “spurie”, ha giovato a far divenire Fratelli d’Italia “l’unico partito coerente nelle sue scelte”, venendo premiato in maniera quasi esagerata dall’elettorato. Non è chiaro quanto ammaliato dal nuova leader del governo, da un programma di una sorta di destra sociale, dall’idea di provare anche con loro, unica forza politica che appunto non è mai stata in un governo negli ultimi dieci anni, resta il fatto che la luna di miele con l’elettorato (in particolare di destra) pare funzionare e che Giorgia Meloni svolge finora il suo compito in maniera anche piuttosto brillante, che piaccia o meno. Vedremo se reggerà per tutta la legislatura, ma le prime indicazioni ci dicono che non è fantascientifico pensare che per almeno due-tre anni questo governo a trazione Fratelli d’Italia possa reggere bene. Grazie oltretutto all’assenza di una opposizione coesa.

Università degli Studi di Milano

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