Partiti e politici
Pagelle 2021, Lega e Fratelli d’Italia: la destra bocciata e quella promossa
Dopo il giudizio sui 5 stelle, nella seconda puntata sulla valutazione dell’operato delle principali forze politiche e dei loro leader, nel corso dell’anno che sta per chiudersi, prendiamo in considerazione le due principali formazioni di centro-destra (o di destra, se si preferisce).
Ribadita ieri l’insufficienza globale dell’intero parco delle forze politiche, incapaci di fronteggiare in maniera unitaria il dramma pandemico, e bisognose di un garante esterno come Draghi, è anche giusto sottolineare come Fratelli d’Italia (voto: 7 e mezzo) nello specifico abbia saputo quanto meno distinguersi da tutti gli altri partiti per aver mantenuto in tutto l’anno un comportamento coerente e meno “urlato” che nei periodi precedenti. Unica reale forza di opposizione, esce come vero trionfatore del 2021 a livello di consensi, avendo triplicato il suo elettorato potenziale rispetto alle precedenti elezioni e candidandosi, con la sua leader Giorgia Meloni, alla guida della coalizione di centro-destra, dopo il netto arretramento della Lega di Salvini, colpevole di una sorta di suicidio politico-mediatico.
La forza territoriale di Fratelli d’Italia, anticamente limitata ad alcune aree laziali e alle regioni meridionali, si è accresciuta anche nei contesti più difficili da conquistare dell’Italia del Nord, dove oggi riesce a contendere la leadership alla stessa Lega. E, non avendo mai fatto parte di alcuna compagine governativa negli ultimi anni, viene visto da una parte significativa dell’elettorato come il vero referente anti-establishment, prendendo il posto del Movimento 5 stelle, cui ha “rubato” una quota considerevole di elettori, transitati per qualche mese nella compagine salviniana.
Proprio la Lega (voto: 5 e mezzo), al contrario, è riuscita in quest’ultimo anno a dilapidare molti dei consensi che si era procurata nel suo anno di governo, perdendo quella massa ingente di ex-votanti pentastellati che avevano creduto in Salvini come potenziale realizzatore delle parole d’ordine in cui credevano. Dopo l’esclusione (o l’auto-esclusione) dal primo governo Conte del periodo precedente, la tattica del mix governo/opposizione doveva avere la funzione di diventare il referente sia del nord “produttivo” sia del sud “anti-establishment”, ma si è presto rivelata una manovra troppo ondivaga e poco credibile, che da molto tempo non funziona quasi più, così come l’idea di Lega Nazionale, anch’essa rivelatasi perdente. L’attuale appeal del partito, più che appunto su Salvini, si regge sulla antica “linea padana” portata avanti dai suoi governatori (Zaia, Fedriga e in parte Fontana). Il giudizio complessivo sulla Lega è proprio il frutto di una media ponderata tra l’azione politica portata avanti da questi ultimi esponenti, accanto alla “corrente Giorgetti”, e largamente condivisa dai suoi elettori, ed il ruolo negativo che ha in questo momento il suo segretario, a dispetto proprio del nuovo nome del partito: “Lega per Salvini Premier”.
La competizione intestina tra Lega e Fratelli d’Italia per la leadership del centro-destra, in occasione delle prossime consultazioni politiche, ci dirà quale delle due strategie risulterà più apprezzata dall’elettorato di riferimento. Ma attualmente il gradimento di Giorgia Meloni supera nettamente quello di Matteo Salvini, che dovrà certamente cambiare registro se vorrà recuperare i consensi perduti.
*Università degli Studi di Milano
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