Partiti e politici

“Lamentarmi non mi basta più, per questo sono in campo con Gori”

11 Febbraio 2018

La prima definizione di “politica” risale ad Aristotele ed è legata all’etimologia del termine; secondo il filosofo, “politica” significava l’amministrazione della “polis” per il bene di tutti, la determinazione di uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini partecipano.
Effettivamente mi sono spesso soffermato a riflettere sul fatto che noi la politica la facciamo e la viviamo ogni giorno: a scuola, al mercato, in coda all’ambulatorio del medico di base, al bar e in palestra. Ogni giorno succede di imbattersi in necessità e desideri che ci fanno capire che qualcosa non funziona. A volte, più di rado, le cose vanno come ce le aspettiamo.

Ma più di sovente la faccenda ci fa sbattere il muso contro il muro della realtà. Viviamo tempi difficili. Ma allora mi chiedo: ci saranno forse mai stati tempi facili? Penso di no. Anzi. Di certo in altri momenti la libertà di espressione, la voglia di partecipazione, l’istinto di impegnarsi per provare a fare funzionare per bene qualcosa che potesse sembrare migliorabile, venivano soffocati sul nascere. Eh sì, mancava libertà.
E allora? quale è il grande lusso che ci possiamo concedere oggi. Qui. Adesso?
Partecipare.

Impegnarsi attivamente e provare a farlo proprio dalla stanza dei bottoni, dove si coordinano le attività che organizzano e regolano la vita di noi tutti nel quotidiano.
Un po’ come a scuola. A turno c’era il capoclasse, a turno il rappresentante di Istituto, a turno quello che si occupava di gestire le attività della nostra piccola comunità. Turni che obbligavano tutti ad assumersi delle responsabilità e girare il volante del carrozzone.

Insomma, la faccio veloce. Io come quasi tutti quelli che si districano fra le mille peripezie della vita quotidiana, da buon padre di famiglia, piccolo professionista indipendente, elettore e contribuente, ho speso troppo spesso il mio tempo a lamentarmi per le cose che non vanno, che non funzionano. Ecco, ho deciso di smettere. Per me, per mio figlio Niccolò, per i miei nipoti e per i miei genitori. Ho deciso di mettermi in prima linea e provare a contribuire. Ascoltare e raccogliere istanze e idee da tutti coloro i quali hanno voglia di provare ad accordarmi fiducia (ma anche gli altri). Ho deciso di candidarmi. Di partecipare. Perchè come diceva Giorgio Gaber, libertà è partecipazione.

Daniel F. Munari

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