Partiti e politici

La versione di Bernie: “Vinceremo perché lavoratori e sanità ci stanno a cuore”

14 Febbraio 2020

Era un gelido giorno di febbraio dello scorso anno, precisamente il 12, quando Amy Klobuchar sotto una tempesta di neve, ricordava con orgoglio di essere la nipote di un minatore, la figlia di una insegnante e di un giornalista, di essere la prima donna eletta al Senato per lo Stato del Minnesota e annunciava di correre per la Casa Bianca.  Dopo un anno, eccola terza nel New Hampshire, nel secondo appuntamento delle primarie democratiche, dove pare fare più notizia chi perde e si ritira, rispetto a chi conduce la corsa (che per la cronaca è ancora Bernie Sanders).

Avevamo sentito parlare molto di Amy Klobuchar anche qualche settimana fa, quando gli editorialisti del New York Times avevano scritto di lei e di Elizabeth Warren come nomi ideali per la presidenza. La senatrice del Minnesota, con il 19,8%, stavolta ha visto davanti a lei solo Pete Buttigieg con il 24, 4% e Bernie Sanders con il 25,7%.

Non vedo l’ora di costruire un movimento e vincere con unmovimento di democratici, di indipendenti e repubblicani moderati, ha detto dopo aver appreso il risultato.

“Questa campagna riguarda la grinta. La mia storia, come tante altre, parla di resilienza. E mentre la mia non è niente in confronto a quella di molti in questo Paese, sappiate che vi conosco e combatterò per voi”, ha twittato per ringraziare il New Hampshire e proiettarsi al voto in Nevada.

Come senatrice Klobuchar è stata eletta per la prima volta nel 2006 con un margine di 20 punti e poi rieletta nel 2012 con 35 punti percentuali di differenza e nel 2018 con 24 punti. Nel 2006 ha prevalso in 79 contee su 87 e addirittura in 85 su 87 nel 2012. Gli Stati Uniti, però, non sono il Minnesota e il risultato in New Hampshire non sembra poter intaccare la corsa di Bernie Sanders.

Dopo l’Iowa, il senatore del Vermont continua la sua scalata verso la Casa Bianca. L’agenda è ormai nota a tutti. Vinceremo perché abbiamo un programma che parla delle esigenze dei lavoratori, perché diciamo che l’assistenza sanitaria è un diritto dell’uomo, perché i ricchi devono pagare la loro giusta quota di tasse. Ancora, perché cancelleremo tutto il debito degli studenti, ripete.

La campagna di Sanders è una campagna collettiva. Non è per me, è per voi. Non riguarda me, riguarda voi, è un intercalare più che uno slogan. Il continuo riferimento ai giovani, ai volontari, a chi fa parte del suo movimento lo testimonia. Secondo quanto riportato da FiveThirtyEight, in New Hampshire, le persone di età compresa tra 18 e 44 anni costituivano il 37 % dell’elettorato e lì Sanders ha avuto più preferenze, mentre il 63% di elettori di 45 anni o più hanno scelto soprattutto Klobuchar e Buttigieg. In generale questi ultimi si sono divisi l’elettorato, infatti, dal momento che Buttigieg ha perso contro Sanders solo per circa 4.000 voti, è possibile che quest’ultimo abbia vinto solo perché le preferenze per Buttigieg e Klobuchar si sono disperse tra i due. La stragrande maggioranza delle persone, il 61%, ha deciso solo nell’ultimo mese per chi votare e la metà ha optato per Pete Buttgieg, poi per la senatrice del Minnesota. La maggior parte di chi aveva già scelto però, era schierato con Bernie Sanders, il quale dopo la vittoria, ha espresso in modo inequivocabile il suo primo pensiero: “la nostra vittoria stasera è l’inizio della fine di Donald Trump”.

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