Partiti e politici
La triste fine della Seconda Repubblica elettorale
Ci ricordiamo ancora l’euforia di quei lontani giorni del 1993: finalmente saranno i cittadini ad eleggere direttamente i governi, centrali e locali, le maggioranze parlamentari, i sindaci e i presidenti di provincia e regione! Con l’elezione diretta delle consultazioni amministrative e con il maggioritario di collegio in quelle politiche, la democrazia è compiuta; il potere torna nelle mani del popolo e non saranno più i partiti a decidere chi comanda, ma il vincitore sarà scelto dagli elettori. Si chiude così la partitocrazia che ha devastato la Prima Repubblica, con la corruzione e i giochi di potere interni!
Furono Castellani a Torino, Formentini a Milano e Bianco a Catania i primi sindaci a beneficiare del voto diretto popolare, a giugno di quell’anno, seguiti qualche mese dopo da Cacciari, Illy, Rutelli, Bassolino, De Luca e Orlando. E l’anno successivo, fu Berlusconi e la sua strana coalizione, con Fini e Bossi, a vincere le prime elezioni politiche con il sistema maggioritario. I cittadini sceglievano il meglio, o il meno peggio, e qualche giorno dopo il vincitore governava. Semplice e immediato. Pareva proprio che l’Italia avesse intrapreso una strada nuova, meno legata alle correnti di partito e alla spartizione delle poltrone.
E così è accaduto più o meno fino ad ora, sia pur con qualche mutamento delle leggi elettorali nazionali, con una quota maggioritaria, quella affidata alla scelta dell’elettore, sempre meno decisiva ed evidente. Oggi le due forze politiche che da sempre sventolano l‘idea del coinvolgimento diretto, quelli che hanno issato fin dalla nascita la bandiera del maggioritario (il Partito Democratico) o si sono ribellati alla casta, ipotizzando perfino che il potere legislativo passasse nelle mani dei cittadini informatizzati (il Movimento Cinque Stelle), ora dunque sono proprio loro i più convinti sostenitori del ritorno al vecchio sistema proporzionale. Vale a dire la modalità di voto che ha caratterizzato più di ogni altra cosa la Prima Repubblica, quando gli elettori votavano e i partiti decidevano i governi o le coalizioni che li sostenevano, e quando le frequenti crisi erano generate da litigi inter-partitici o intra-partitici, tra i diversi esponenti delle correnti, non certo da differenti visioni della società o da proposte politiche contrapposte.
Ancora una volta la scelta di un certo tipo di legge elettorale dipende non già dal tentativo di migliorare il rapporto tra scelta di voto e rappresentanza parlamentare, quanto dalla possibilità da parte dei propugnatori di non perdere le successive consultazioni legislative. Ora che l’area di centro-destra fa paura, ed è destinata a vincere le prossime elezioni, se si votasse con un sistema maggioritario e/o con un voto per la coalizione, allora Pd e M5s scelgono il proporzionale, nel quale ovviamente nessuno potrà vincere e il governo nascerà da accordi tra i partiti. E, paradossalmente, sono proprio i partiti da sempre contro il maggioritario (Lega e Fratelli d’Italia) che li avrebbe penalizzati per le divergenze interne al centro-destra (non a caso il Porcellum fu instaurato dal leghista Calderoli), che oggi lo invocano a gran voce.
Occorre peraltro sottolineare che l’unica proposta di legge di stampo diverso fu quella di Renzi con l’Italicum che, al di là di alcuni elementi anticostituzionali, non aveva meri fini elettoralistici. L’introduzione di un secondo turno di ballottaggio (alla stregua dell’elezione dei sindaci) avrebbe oggettivamente permesso di vincere a molte forze politiche. Se fosse stato quello il sistema elettorale nel 2018, probabilmente avrebbe trionfato il M5s, in un ballottaggio con il Pd, perché sarebbe stato sostenuto anche da una parte di elettori di centro-destra.
Ma, al di là dei discorsi di fantapolitica elettorale, rimane nelle nostre menti la tristezza nel dover ancora una volta constatare come i principi fondativi delle forze politiche vengano messi in discussione, e talvolta addirittura ribaltati, per un’ottica contingente, del brevissimo periodo, senza una corretta lungimiranza sul sistema Italia.
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