Partiti e politici
La strategia della facilità, nuova via anarco-insurrezionalista?
Qualche giorno fa un buon pezzo d’Italia, quello che viaggia su treno, è rimasto paralizzato per un’intera giornata: una cabina elettrica sulla linea dell’Alta Velocità aveva preso fuoco a Rovezzano, alla periferia di Firenze. Erano le cinque di mattina. Orario e luogo perfetto per mandare in vacca il traffico ferroviario. E così è stato, infatti. Gli inquirenti, in genere molto prudenti, dopo i controlli del caso hanno subito parlato di incendio doloso e ne hanno fornito anche una matrice anarco-insurrezionalista. Uno dei motivi di “identificazione” è stata una sorta di rivendicazione apparsa sul sito finimondo.org, riconducibile appunto a un’area anarchica. Noi qui vorremmo farvi leggere questa rivendicazione, perché ha qualcosa di diverso dal solito, è un delirio controllato, sardonico in certi passaggi, persino lieve in altri, che ci consegna a una conclusione terribile: questi terroristi potrebbero aver imboccato una strada nuova che ha come centro una strategia diversa da tutte le altre: La Strategia della Facilità.
Una nuova inquietudine è perfettamente resa in questo passaggio: «Non riusciamo a trattenere la nostra emozione nel constatare come questo gigante chiamato Potere abbia sempre e comunque i piedi di argilla. Come sia sufficiente accendersi una sigaretta all’aria aperta in campagna e sotto la luna per mandarlo in tilt. Come tutta la sua esaltata magnificenza, tutta la sua tracotante invincibilità, dipendano da fragili cavi disseminati un po’ dovunque. Talmente vulnerabili da poter essere neutralizzati persino da una lumaca».
Il senso è abbastanza chiaro. Una visione antagonista che si sottrae ai canoni più classici della violenza, che possono andare dalle buste esplosive agli obiettivi più sensibili, e che invece si sostanzia con un esercizio più capillare ma molto più “minimo” e preciso e dove la resa è autenticamente e inversamente proporzionale alla fatica e al rischio messi in campo. Una semplice cabina elettrica appena fuori Firenze e l’obiettivo di paralizzare l’Italia è centrato. Non è neppure troppo da interpretare quel dileggio terrorista quando si racconta di “come sia sufficiente accendersi una sigaretta all’aria aperta in campagna e sotto la luna”, parrebbe quasi, se non fosse un elemento persino troppo visionario, che, per il tono e il modo di porsi, questa cellula si sia quasi ispirata alla banda, ormai dalla fama planetaria, della «Casa di carta». E quel richiamo alla “lumaca”, da cui il titolo «La strategia della lumaca», si rifà a un blackout che il 30 maggio scorso ha paralizzato la circolazione dei treni sull’isola di Kyushu in Giappone, dove una piccola, tenera lumachina, si era infilata all’interno dell’impianto di alimentazione vicino ai binari bloccando una trentina di treni. Per i giapponesi, l’equivalente di una disfatta.
Se questa è una nuova visione terrorista lo capiremo presto. Ma la fragilità del nostro territorio, delle nostre infrastrutture, delle nostre città, può diventare un ulteriore elemento di rischio. Lo è già in condizione di pace, di non conflitto, nel regolare sviluppo della vita quotidiana di una città come Roma, tanto per fare un esempio eclatante. Ecco, elevare Roma a sistema sarebbe una vera preoccupazione nazionale.
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