Partiti e politici
La società democratica e i suoi nemici
E’ indubbio che viviamo in una moderna società democratica.
I tre pilastri fondamentali che la rendono tale ci sono tutti: il suffragio universale, il principio maggioritario, la libertà di espressione (con i suoi corollari di stampa e associazione).
Naturalmente la democrazia moderna è fatta di molti altri elementi (dalla separazione dei poteri ai diritti delle minoranze agli organismi istituzionali indipendenti) ma i primi tre mi sembra rappresentino il nocciolo duro della democrazia. Se ne togli uno, crolla l’intero impianto: senza il suffragio universale hai le società aristocratico-borghesi dell’800; senza la libertà di espressione hai le democrature est-europee; senza il principio maggioritario hai le dittature asiatiche e africane che, se ci sono, eliminano presto anche gli altri pilastri.
Il suffragio universale è certamente la forza e la debolezza della nostra democrazia.
Secondo una famosa battuta, attribuita a Winston Churchill : il miglior argomento contro la democrazia sono cinque minuti di conversazione con l’elettore medio. Tuttavia si tende a far prevalere l’altra sua convinzione: la democrazia è il peggior sistema di governo fatta eccezione per tutti gli altri finora sperimentati.
In democrazia, per accedere al potere (il kratos) occorre conquistare almeno la metà dei votanti, che sono tanti e spesso umorali e sempre più NEET (non in employment, education or training) in senso lato, vale a dire fuori da processi di formazione ed educazione culturale e, dunque, dentro processi degenerativi di regresso sociale e civile.
E’ chiaro che i nemici della democrazia sono quanti sfruttano o persino favoriscono questo processo degenerativo. Tuttavia non solo loro.
La democrazia si è diffusa e consolidata non tanto perché è “democratica” ma perché è (e finché è) efficiente.
Per lungo tempo è risultata il miglior modo di soddisfare le esigenze del maggior numero di persone nel modo più dinamico e adattivo possibile.
Dunque i nemici della democrazia sono anche, se non soprattutto, dentro la democrazia; sono chi ha bloccato le esplicite e ripetute spinte al “cambiamento” venute dalla maggioranza dei cittadini (emblematico in Italia il caso dei referendum). Parafrasando Popper, arrestare il cambiamento non è un rimedio e porta al disastro.
In questa situazione di blocco del dinamismo democratico, i nemici esterni della democrazia hanno avuto buon gioco.
La democrazia è imperfetta e i difetti della società moderna sono stati denunciati più volte: non più eguaglianza ma più diseguaglianza; non più “libertà da” ma schiavitù; non più solidarietà ma disintegrazione. Particolarmente odiosi sono risultati i tanti episodi di corruzione e malaffare, privilegi e impunità.
In questi varchi i nemici (esterni) della democrazia hanno messo i loro cunei: raccolgono i voti della democrazia per “superare” la democrazia. Se il voto non serve a niente, perché votare? Così, mentre cresce l’astensionismo, il partito “unico” si rafforza.
Invece di intervenire per riaprire i flussi di comunicazione, ricambio, innovazione che fanno vivere il corpo sociale, si incolpa la democrazia e si punta a regimi che della democrazia hanno a mala pena i simulacri.
Il caso immigrati è emblematico.
L’Unione Europea non ha saputo gestire in modo collegiale, comune e “continentale” il gigantesco problema lasciando i paesi periferici (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna: i PIGS) soli e in emergenza.
Non c’è chi non veda la colpevole inadeguatezza della UE. Dunque questo è il varco da usare per trovare – con studiata eterogenesi dei fini – pieno consenso per boicottare il progetto europeo, rinazionalizzare i poteri decisionali e, ovviamente, lasciare irrisolti i problemi degli immigrati.
La moneta unica è un altro, identico, esempio. Quello che doveva essere solo un primo passo verso gli Stati Uniti d’Europa è stato bloccato dalla miopia di gruppi di potere nazionali e l’intero processo d’integrazione progressiva congelato. Le storture che questa mezza integrazione ha generato sono diventate macroscopiche e sempre più asimmetriche. Così è ormai luogo comune attribuire all’idea di Europa i fallimenti che sono invece responsabilità di altri. Da questo varco si sta diffondendo l’illusione nazionalistica.
Si dice (falso ma suggestivo) che Robespierre abbia pronunciato, davanti alla ghigliottina, la storica frase: la rivoluzione, come Saturno, divora i suoi figli. Qui sta succedendo l’opposto e non è meno tragico: è la democrazia che rischia di essere divorata dai suoi stessi figli.
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