Partiti e politici
La scelta migliore di Elly Schlein in vista delle Europee
Si avvicinano le Europee, dunque. O così tutti tendono a sottolineare, benché manchino ancora quasi sei mesi e, insomma, sei mesi mi paiono un tempo forse troppo lungo per attenderne i risultati ed agire politicamente di conseguenza. Un’azione politica che riesca finalmente a mandare messaggi e progetti chiari per tutte le principali tematiche, così dimenticate dal Pd, con la sola eccezione proprio delle alleanze future, per le quali aspettare il post-europee sarebbe il comportamento più corretto e sensato.
Parlare adesso, intrattenendo gli elettori di opposizione, sul tipo di coalizione da mettere in campo per essere sufficientemente competitivi con i partiti di governo appare infatti totalmente fuori luogo, quanto meno per due ordini di motivi, entrambi esiziali per una comune progettualità immediata.
Il primo è che ognuna delle due forze maggiori (Pd e 5 stelle) tenderà alle europee a massimizzare i propri consensi, a scapito anche del possibile futuro alleato, il che significa sostanzialmente una sana competizione politica; il secondo riguarda invece la percezione diversa che sia i due elettorati che i suoi dirigenti hanno dell’Europa, degli impegni da prendere e in particolare degli aiuti per l’Ucraina, scelte in qualche modo non compatibili con l’ipotesi di alleanza programmatica.
Corsa solitaria, dunque, per il Pd, anche se non troppo dichiaratamente “anti-cinquestelle”. Ma la sua segretaria, rispetto alla partecipazione personale, cosa dovrebbe fare? Quale potrebbe essere la scelta migliore?
Tre sono, come noto, le alternative per Elly Schlein, ognuna delle quali implica una sorta di progettualità legata al futuro. Vediamole brevemente.
La prima possibilità è quella di presentarsi come capolista, magari in tutte e 5 le circoscrizioni, senza badare troppo alle possibili polemiche, per massimizzare i consensi in favore del proprio partito, restando però in Italia. Darebbe un segnale importante per ribadire che la sua vittoria alle primarie non è da dimenticare, ma è solo un primo passo per cambiare realmente il Pd. Come dire: il Partito Democratico oggi sono io, sappiatelo!
La seconda possibilità è ancora quella di presentarsi, come sopra, ma poi scegliere realmente il parlamento europeo, abbandonando quello italiano. Accanto ai segnali di cui si è detto, questo darebbe a Schlein l’opportunità di avere più “tempo libero” per dedicarsi alla costruzione di una alternativa italiana, anziché “perdere tempo” in un parlamento italiano nelle mani della destra.
La terza possibilità è infine quella di non presentarsi, impegnandosi ovviamente nella campagna elettorale e sperando nella buona riuscita del partito. Non manderebbe segnali importanti, se non quello di evitare strumentalizzazioni, restando fedele alla correttezza etica e formale di non ingannare l’elettorato.
Quale la scelta migliore? Per dare una forte scossa alla politica e al ruolo del suo partito, forse la seconda sarebbe la situazione più interessante, accompagnato da un energico segnale di una svolta realmente europea del partito. Come dire: amici riformisti, il futuro è in Europa, non soltanto nel proprio piccolo paese.
Università degli Studi di Milano
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