Partiti e politici

La rete social del M5S. Una macchina perfetta che si nutre di rabbia e ignoranza

17 Novembre 2016

L’inchiesta di Jacopo Iacoboni pubblicata ieri da La Stampa ha puntato i riflettori su come una serie di post diffamanti contenenti colossali bufale diventano virali attraverso profili Twitter e Facebook che si dichiarano vicini al Movimento 5 Stelle fungendo da “top mediator”, ovvero sorte di “pifferai magici” che muovono migliaia di utenti con automatismi degni di una macchina. “Esiste una struttura che lavora nel web con il compito di diffamare con notizie false il Pd e le istituzioni della Repubblica? Se vero, da chi è controllata e in che modo è organizzata?”. Queste le domande contenute in un’interrogazione urgente depositata dal deputato dem Emanuele Fiano, capogruppo in commissione Affari costituzionali, a seguito dell’articolo comparso sul quotidiano torinese e di una denuncia alla Procura di Firenze del sottosegretario Luca Lotti.

Nel settembre scorso, commentando la partenza flop di Virginia Raggi, raccontai dei gruppi facebook gestiti da attivisti più o meno noti (e più o meno “reali”), del partito del comicoleader genovese e del modo con cui gruppi di utenti – veri e propri troll –  divulgano senza sosta su quelle pagine i contenuti prodotti dai siti della galassia della Casaleggio Associati. L’inchiesta di Iacoboni si sofferma su un account twitter in particolare, quello di Beatrice di Maio, ma sono ormai migliaia i profili social che muovono le “mandrie virtuali” grilline. Alcuni sono chiaramente riconducibili al movimento, altri no. In tutti i casi sia Twitter che Facebook non faciliteranno il lavoro degli inquirenti nella ricerca di eventuali collegamenti, a meno che non saranno accertati gravi reati. I due colossi – a cui si aggiunge Google+ che però in Italia conta ancora un’utenza limitata – ragionano con logiche di mercato e seguono alla lettera le loro policy, che sono assai facili da raggirare. E non esistendo delle regole comunitarie (tantomeno globali) che impongono a queste aziende una condotta comune, tutto finisce per essere assai discrezionale, come dimostrano le tante pagine inneggianti il duce e il fascismo che rispettano “gli standard della comunità” di Facebook, ma rispettano un po’ meno la Repubblica Italiana.

I “pifferai magici” della galassia grillina svolgono diverse funzioni: dalla semplice condivisione dei post ufficiali del movimento – che hanno la doppia funzione di alimentare il click baiting sul “sacro blog” e i siti collegati alla Casaleggio Associati e al contempo fare propaganda – alla diffusione di vere e proprie bufale da rendere virali con immagini commentate. Alcuni di loro guidano le mandrie su profili di avversari politici, giornalisti, commentatori e chiunque critichi pubblicamente il Movimento 5 Stelle e i suoi leader, istigando valanghe di insulti. Per cercare di arginare quest’ultimo tipo di azioni e quello che viene comunemente chiamato “hate speech”, il parlamentare democratico Paolo Beni ha depositato un disegno di legge alla Camera.

Ma come funziona realmente la macchina della propaganda grillina? In realtà abbiamo informazioni assai parziali. Sappiamo che oltre ai “pifferai magici” esiste un sistema di auto-post utilizzato da alcuni profili “diffusori” che “spammano” contenuti geolocalizzati su altri profili, pagine e gruppi Facebook. Ciò che è invece evidente è che il sistema sia in continua espansione e che ormai abbia una “vita propria”, alimentandosi non solo dei contenuti veicolati dalla “casa madre” della Casaleggio Associati, ma anche con iniziative di singoli o di piccoli gruppi indipendenti. Immaginate una specie di circuito elettrico composto da cerchi concentrici collegati tra loro da “ponti” e da “nodi” di diverse dimensioni. I “nodi” più grandi sono le pagine ufficiali dei big del Movimento, seguiti dai “pifferai magici” e dai “diffusori”. I “nodi” creano un reticolo sempre più fitto man mano che ci si avvicina al centro, rappresentato dal blog di Beppe Grillo. Un circuito sempre più esteso che aggrega quella plebe digitalizzata che si riconosce in una sorta di “guerra virtuale” contro il sistema. Una plebe spinta dai due principali moventi dell’invidia sociale: la rabbia e l’ignoranza. E la rabbia e l’ignoranza sono le materie primordiali che nutrono ed espandono la rete social del format creato da Gianroberto Casaleggio, rendendola autosufficiente e talvolta anarchica, motivo per cui sarà assai difficile dimostrare che account come quello di Beatrice di Maio siano riconducibili direttamente al Movimento 5 Stelle e alla Casaleggio Associati.

Un’ultima considerazione va fatta sul tentativo assai mal riuscito da parte di un pezzo della comunicazione (ufficiale e non) del Partito Democratico che cerca di “emulare” i grillini social. Malgrado gli sforzi di molti, le foto-storie e i video diffusi dai canali ufficiali e dai fan più accaniti di Matteo Renzi e del governo (compresi i cosiddetti “renzucoli”, schegge impazzite che spesso risultano assai respingenti per gli stessi simpatizzanti dem) non riescono ad avvicinarsi neanche lontanamente ai numeri di quelli dei social M5S. I motivi sono abbastanza semplici: in primis (come è sempre stato, anche in epoche non digitalizzate) è assai più facile far propaganda stando all’opposizione. C’è poi un discorso di pubblico: il Pd ha ancora un elettorato più scolarizzato e nettamente più riflessivo di quello di partiti come quelli di Grillo e Salvini e ciò rende difficile la diffusione di contenuti troppo semplificati e “urlati” su quel campo.

“Ripeti cento volte una bugia e diventerà la verità”, affermava il Ministro della Propaganda del Terzo Reich, Joseph Paul Goebbels. In un mondo dove il cervello umano è sempre più impigrito dall’utilizzo costante di una rete anarchica dove le bugie possono essere ripetute migliaia di volte al minuto, per contrastare il fenomeno potrebbero non bastare leggi e regolamenti vincolanti. Bisognerebbe rieducare i popoli alla percezione della verità, fornendo a tutti gli anticorpi necessari a contrastare il dominio delle pulsioni primordiali sulla ragione. Servirebbe l’ambizione di tirar fuori i più deboli da quel mondo artificiale rinchiuso nei touch screen e riportarli a scoprire i rapporti umani, le pagine da sfogliare, le poesie, le canzoni, gli odori e i sapori. E tutto quello che l’essere umano sta perdendo, insieme alla sua dignità.

 

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