Partiti e politici

La nuova geografia elettorale: Meloni al Nord, ancora 5 stelle al Sud

4 Maggio 2022

Il volto elettorale dell’Italia, da una decina d’anni a questa parte, pare in perenne mutamento. Si tenta di scattare una fotografia della situazione, cercando di comprendere più in profondità la portata delle scelte degli italiani, che già quella fotografia diventa presto sfuocata, mossa da una volatilità in costante ricerca di un approdo un po’ più stabile.

Tutto è cominciato nell’immediato periodo post-berlusconiano, dopo l’esperienza di governo di Mario Monti. Ci si aspettava una significativa vittoria del centro-sinistra guidato da Bersani, nel 2013, ed è saltato fuori quasi all’improvviso il Movimento 5 stelle, a contendere la palma di primo partito proprio al Pd. Dopo nemmeno un anno una nuova piccola rivoluzione nelle scelte degli elettori, con la netta vittoria di Renzi e del suo nuovo Partito Democratico, nel biennio 2014-2015.

Ma anche questa volta l’appeal di Renzi si ridimensiona velocemente, fino a toccare il peggior risultato della breve storia del Pd, lasciando spazio ad un redivivo M5s che, nel 2018, arriva addirittura ad ottenere un terzo dei voti alle politiche. Niente di stabile nemmeno in questa occasione, giacchè la Lega di Salvini prende il sopravvento soltanto un anno dopo, alle Europee del 2019.

Sembra la volta buona per un partito che pare gettare salde reti di consenso, convincendo anche una parte significativa di elettori meridionali, ma è di nuovo un ulteriore fuoco di paglia. Trascorre un altro anno ancora e le scelte degli italiani mutano ancora, incoronando regina, quanto meno nelle intenzioni di voto, Giorgia Meloni e il suo Fratelli d’Italia. Provvisoriamente? Vedremo. Dieci anni in cui nessuna forza politica è riuscita a mantenere la vetta delle preferenze per più di un biennio e che, oggi, ci consegnano una mappa del voto piuttosto particolare e, per certi versi, difficilmente ipotizzabile fino a qualche tempo fa.

Cerchiamo di capire allora quali sono i punti di forza e di debolezza territoriale per le principali forze politiche.

Nelle regioni meridionali del paese (da Roma in giù) sembra reggere, anche se in deciso ridimensionamento, l’appeal del Movimento 5 stelle che, sia nel centro-sud sia nelle isole, rimane il primo partito, grazie anche alla decisa fiducia qui accordata all’ex-Premier Giuseppe Conte, con giudizi positivi nei suoi confronti superiori al 40%. Principali contendenti, nelle scelte di voto in quest’area, sono Fratelli d’Italia e il Partito Democratico, staccati di circa 5-6 punti percentuali (25% a 19%). Nettamente più indietro Lega e Forza Italia, che non superano il 10%.

Nel centro-nord (l’antica zona “rossa”) il Pd riesce a mantenere la sua antica supremazia, ma deve anche in questo caso vedersela con la recente crescita di Fratelli d’Italia, che gli contende il primo posto, sebbene con un distacco di 3-4 punti percentuali, ma in costante avvicinamento. Lega (in chiaro debito di ossigeno elettorale rispetto al recente passato), Forza Italia e M5s sotto la quota del 10%.

Nel nord-est assistiamo ad una situazione totalmente impensabile soltanto fino ad un paio d’anni fa: la indiscussa leadership delle intenzioni di voto va infatti a Fratelli d’Italia, che si situa poco al di sotto del 30% dei voti, con un significativo margine di quasi dieci punti sopra la Lega e il Pd. Pur permanendo molto elevata la fiducia nei governatori leghisti Zaia e Fedriga, gli elettori del Triveneto sceglierebbe comunque oggi Giorgia Meloni, piuttosto che Matteo Salvini.

Il nord-ovest, infine, appare in questo periodo l’area territoriale più contendibile, vedendo praticamente appaiati i tre partiti maggiori, FdI, Lega e Pd, con una quota di voti intorno al 20%.
Questa la fotografia attuale, in attesa di probabili nuovi cambiamenti di scenario entro qualche mese.

Università degli Studi di Milano

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