Partiti e politici

La nobiltà di Causi: no ai 3.000 euro da assessore ma tiene i 15/20 da deputato

29 Luglio 2015

Come i Magi, anche i nuovi assessori di Ignazio Marino portano in dono un sacco di cose. Siamo ormai alla enne presentazione, ma è come se fosse sempre la prima volta, facce allegre, grandi proponimenti, mentre il Titanic, onda su onda, comincia a essere inghiottito. Su queste colonne, lasciateci ancora questa immagine cartacea, il professor Cherubini, con le sue riconosciute competenze in materia, si è occupato del Causi-derivato. Non ne è uscito un quadretto confortante tra cose dette (dal Causi) e cose fatte, ma insomma lo aspettiamo a nuovi cimenti e vedremo se questa volta Cherubini sarà più clemente. Sempre da queste colonne, il direttore Tondelli si è esercitato nell’analisi politica del momento, riferita a Renzi, da cui emergerebbe il dato che fuor dai Palazzi, nei luoghi dove c’è veramente da sporcarsi le mani come le città, il Gran Toscano “non tocca la palla”. Qui semmai ci sarebbe da aggiungere una piccola cosa, leggendo le cronache, che come al solito ci portano sulla strada che il premier, verso il tramonto, indica alla stampa. E cioè che lui di tutta questa storia di Roma se ne sbatterebbe altamente, lasciando il buon Ignazio ad arrostire a fuoco neppure troppo lento e tanto meno dei nuovi assessori su cui non avrebbe messo bocca. La versione di Causi, via Corriere della Sera, indicherebbe semmai il contrario, perchè l’interessato racconta a Ernesto Menicucci che «la prima richiesta di Renzi è di qualche settimana fa. Poi stanotte – dice testuale – è squillato il telefono: “Se te la senti tutto il Pd è con te”». Era naturalmente Renzi.

A questo punto, direte voi, perchè continuare questo scritto se Cherubini e Tondelli ci hanno già autorevolmene prosciugato il pozzo? Perché noi ormai, per deformazione professionale, amiamo la “roba minima”, come direbbe Jannacci, guardiamo da sotto in su, di sbieco, per via laterale, insomma non ci facciamo gli affaracci nostri praticamente mai. Introducendo qui una questione di stile, sì, semplicemente di stile, che sarà forse passato di moda, che non avrà più tanto seguito, che sarà roba del secolo scorso, questioncella da Donna Letizia, ma che ci piace ancora sottolineare. Soprattutto se manca e soprattutto se ha qualcosa a che fare con il famoso “cambiamento” della politica, quel #cambiaverso di cui abbiamo sentito parecchio parlare negli ultimi tempi. Nessuna malizia in questo caso, restiamo scrupolosamente alle parole del nuovo assessore al Bilancio nonché vice-sindaco, Marco Causi. Al quale, dopo aver detto le sue ragioni sui tanto criticati derivati, tocca rispondere alla seguente, opportuna, domanda di Menicucci: “Si dimetterà da parlamentare?”

Vi chiediamo qui di concentrarvi sulla straordinaria risposta di Causi, che è la seguente: «Per avere un ruolo di coordinamento col governo, è necessario che resti alla Camera. Ma rinuncio allo stipendio di assessore». Allora. Un’esegesi anche minima del testo, ci farebbe concludere che siamo in piena involuzione tecnologica e scientifica, che stiamo rapidamente arretrando verso l’epoca della clava, della ruota quadrata, in cui le comunicazioni erano difficili, se non proprio impossibili. Per cui, nella tragica condizione dell’assessore Causi, non poter più usufruire dei telefoni fissi (quelli del Comune, gli stessi di quando c’era lui), cellulari, mail, e persino negandosi due passi a piedi tra Campidoglio e Camera che fanno sempre bene. Che amara situazione, non credete? L’ assessore Causi è “costretto” a non dimettersi perchè ha la necessità di coordinarsi con il governo e dunque gli è giustamente fondamentale la solidità di 15/20mila euro al mese circa per poter sostenere quasta titanica impresa. Ma non solo. Con un gesto di apprezzabilissima e spontanea liberalità ci annuncia che rinuncerà ai circa tremila e cinque da assesore al Comune di Roma, effettivamente troppo ingombranti.

Perchè non vi appaia una questioncella da rompicoglioni, anche a Ernesto Menicucci questa risposta non dev’essere apparsa troppo convincente, se subito dopo intigna: “Ma il Partito Democratico non era contro i doppi incarichi?” Anche in questa circostanza, Marco Causi si dimostra il fuoriclasse riconosciuto che è, evoluendo alla sua maniera: «Per me – dice – è una questione funzionale, non ideologica. Più avanti vedremo».

No, assessore Causi. Non vedremo più avanti. Ci è tutto chiaro già ora. Il cadreghino, la poltrona, il potere, lo stipendio di conseguenza, il non lasciare mai (definitivamente) nulla. Questa è politica e la ringraziamo di cuore per averla spiegata, con poche battute, in maniera così illuminante.

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