Partiti e politici
La legge elettorale più conveniente per il M5S era l’Italicum di Matteo Renzi
«Una montagna di letame democratico fatto da questi quattro miserabili», queste le sobrie parole del grillino Danilo Toninelli, una delle “punte di diamante” del Movimento 5 Stelle alla Camera dei Deputati, nonché membro della Commissione Affari Costituzionali. Una dichiarazione in linea con il racconto che il partito della Casaleggio Associati sta ripetendo ossessivamente tramite i suoi eletti, che sostengono in coro che il cosiddetto “Rosatellum 2.0”, approvato ieri con 375 sì dall’aula di Montecitorio (molti di più di quelli sperati), sia di fatto una legge pensata per impedire al Movimento 5 Stelle di vincere le prossime elezioni, permettendo agli altri partiti di coalizzarsi. Una visione assai limitata e (tanto per cambiare) “grillinocentrica” di una legge che certo ha tanti limiti ma è figlia dell’attuale situazione politica, dello stato dei partiti (compreso il M5S) e dei flussi elettorali ormai in continua evoluzione. Tuttavia, una legge che avrebbe reso possibile un governo “a cinque stelle” era stata fatta ed era l’Italicum dell’odiato Matteo Renzi, ma andiamo per ordine.
In Italia e in molte democrazie europee il bipolarismo (più o meno forzato su coalizioni di partiti) ha da tempo ceduto il passo alla frammentazione. Con il declino di Berlusconi – leader che ha polarizzato la politica italiana per tutta la Seconda Repubblica – il comportamento dell’elettorato è mutato radicalmente, favorendo l’exploit di soggetti populisti come il Movimento 5 Stelle e la Lega di Salvini, partiti che fino a dieci anni fa sarebbero stati schiacciati (o inglobati) dal “populismo di governo” dell’ex Cavaliere.
Va da sé che ogni legge elettorale nettamente maggioritaria sarebbe oggi una forzatura che non rispecchierebbe le reali esigenze degli elettori. Ma con un elettorato frammentato è totalmente impossibile impedire accordi pre e post elettorali per formare i futuri governi. Questo rende anche inutile oggi esercitarsi nel “toto premier”, perché tutti i sedicenti “candidati premier” altro non sono che la prima scelta di partiti che poi dovranno mediare tra loro per scegliere un nome condiviso.
Di tutti i tentativi fatti negli ultimi anni per dare al paese una legge elettorale post-porcellum, l’Italicum è stato l’unico che ha cercato di raggirare la frammentazione attraverso l’introduzione del doppio turno. Lo faceva in modo assai spregiudicato, perché con molta probabilità avrebbe assegnato la maggioranza dei seggi a una forza minoritaria. Il provvedimento era però “incastonato” nel pacchetto di riforme costituzionali bocciate dal referendum del 4 dicembre 2016 ed è così naufragato con esse. La successiva bocciatura della Consulta è stata quindi una logica conseguenza della vittoria del no.
Fa quindi un po’ sorridere vedere oggi il Movimento 5 Stelle sbraitare per una legge che (a loro dire) sarebbe studiata per non farli vincere, dopo che con la loro “strategia del no” (pianificata nelle stanze della Casaleggio Associati) hanno combattuto come dei leoni (da tastiera) contro delle riforme e contro una legge che avrebbe permesso loro di andare al governo (magari con un misero 24%) polarizzando il “voto contro il potere costituito” al secondo turno, come ad esempio è accaduto a Roma. L’impressione è che il partito animato dal comicoleader genovese non sia realmente interessato a governare il paese (non sarebbe la prima volta che accade nella storia d’Italia), ma che voglia continuare a giocare il ruolo dell’anti-sistema, attraendo consensi e redditizi click nell’anarchia della rete, il non luogo dove non esistono leggi elettorali e dove i voti sono virtuali e facilmente hackerabili…
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