Partiti e politici
La lega non teme niente tranne i casi di omonimia
Matteo Salvini non ha paura di nuove elezioni, scalpita e cavalca le tempeste pur di il governare il paese in un momento tanto delicato. Viene da dire che non teme nulla il leader della lega o forse una cosa si: i casi di omonimia. Incredibile ma vero, l’elefante impaurito dal topolino.
Quanto detto è provato da quanto accaduto nella rossa Toscana dove il signor Roberto Salvini candidatosi cinque anni fa nella provincia di Pisa con la Lega si era aggiudicato un posto nel Consiglio Regionale per poi perderlo dopo aver proposto un quartiere a luci rosse con donne in vetrina per rilanciare il turismo toscano. Una sorta di Pigalle in salsa nostrana che gli costò la carica. Ma questa è un’altra storia.
Ad ogni modo Roberto Salvini ha fondato poi il suo “Patto per la Toscana” e si è candidato a presidente alle ultime regionali 2020 ma, la candidatura, è naufragata. La Lega Salvini Premier ha inviato ai giudici della Corte d’Appello di Firenze una memoria per segnalare il pericolo di confusione per gli elettori dato che i simboli erano uguali: stesso cognome con caratteri della medesima grandezza e i giudici hanno dato ragione alla Lega di Salvini. Sono stati presentati due ricorsi ma il giudizio è stato ribadito dal Tar e dal Consiglio di Stato e, a Roberto Salvini e compagni, non resta che sperare per il futuro.
L’esclusione ha molto amareggiato i militanti come racconta Marco Vaiani, il designato coordinatore della campagna elettorale della coalizione che parla di un fulmine a ciel sereno. “Era da due mesi che circolava il nostro progetto di simbolo del Patto della Toscana con la scritta “Roberto Salvini Presidente” in caratteri e colori completamente diversi da quelli della Lega, come chiunque con animo non malevolo ci ha riconosciuto. L’omonimia con una persona molto famosa può anche aiutare, ma Roberto Salvini cinque anni fa raccolse seimila preferenze battendo paesino per paesino la sua provincia. Furono croci sul suo nome non su un simbolo, dimostrando che non deve puntare sulla confusione dell’elettore.”
La dottrina dei marchi
Pare che i tre giudici della Corte d’Appello nella loro decisione si siano attenuti alla “dottrina dei marchi” secondo la quale vengono bocciati quei marchi commerciali che sono oggettivamente diversi dall’originale ma in qualche modo contengono un cuore analogo. Gli avvocati del Patto per la Toscana hanno consigliato il ricorso per non creare precedenti scivolosi, perché applicare la dottrina dei marchi in materia elettorale, consente la bocciatura molto arbitraria di tanti simboli con parole e concetti simili.
La lega dunque teme la concorrenza e ha scarsa fiducia nel discernimento degli elettori. Anche cinque anni fa dichiarò guerra ad una piccola lista autonomista alleata con Forza Italia. “Un attacco senza successo perché i giudici del tempo applicarono in modo rigoroso le leggi elettorali che consentono la similitudine di alcuni simboli. A conferma di ciò, il fatto che per queste regionali siano state ammesse due liste di sinistra ecologista e due per i comunisti con simboli molto più simili tra loro di quanto non lo fossero quello del Patto per la Toscana e Lega Salvini Premier” conclude Vaiani.
I diversi programmi del Patto per la Toscana e della Lega
Insomma le tre sentenze che danno ragione alla Lega, vengono vissute dagli esclusi come una vera e propria ingiustizia perché a loro dire il Tar non ha voluto approfondire la questione. L’unica soddisfazione è arrivata dal Consiglio di Stato, che ha riconosciuto che si sarebbe potuta seguire una procedura di conciliazione che i militanti del Patto avrebbero accettato.
I militanti del Patto affermavano che il loro simbolo nella scheda era in una posizione nettamente separata dagli altri schieramenti. Le possibilità di confondere l’elettore erano ridicole e sinceramente scambiare una lista civica autonomista toscana con un partito centralista e autoritario era difficile. I programmi della Lega di oggi sono grandi opere, centralismo parole e slogan securitari. Mentre il Patto vuole rendere la Toscana una regione autonoma come il Trentino.
La Lega dunque non transige, ben vengano le elezioni ma senza omonimie.
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