Partiti e politici
La Lega conquista tutti, tranne la sinistra
Che la Lega sia diventata il primo partito in Italia ormai sembra un dato di fatto: più o meno tutti i più importanti istituti demoscopici la vedono in vantaggio sul Movimento 5 stelle, chi di poco (mezzo punto percentuale), chi in maniera più consistente (fino a 2-3 punti e anche oltre). Un’ascesa che al solito marziano, l’osservatore esterno per eccellenza, pare difficile da credere. L’aveva vista in chiara difficoltà soltanto cinque anni addietro, quando nel 2013 aveva raggranellato un modesto 4%, poco meno di un milione e mezzo di fedeli, migliorare un poco nelle europee dell’anno successivo (6% ma solo 300mila voti in più).
Aveva poi assistito incredulo al sorprendente cambio di marcia dello scorso 4 marzo, quando con oltre il 17% e 5 milioni e 600mila voti, ben quattro milioni in più delle precedenti consultazioni, era diventata il maggior partito della coalizione di centro-destra, surclassando nettamente la storica formazione di Berlusconi. Oggi, dando retta agli ultimi sondaggi, guarda ancora più incredulo al dato sugli orientamenti di voto, in caso di nuove consultazioni elettorali: la Lega sfonda il tetto del 30%, quasi raddoppiando in soli quattro mesi i consensi che aveva ricevuto alle ultime politiche. Da non crederci.
Eppure è così. Chiede lumi, il nostro marziano, cercando di capire da dove arrivano tutti questi nuovo affiliati, quale sia la magica linfa vitale che fa arrivare il partito di Salvini così in alto, il primo partito del panorama italico, incontrastata leadership di tutte le vecchie democrazie occidentali, meglio ancora del Front National di Marine Le Pen.
I nuovi consensi giungono da un po’ tutte le parti, o quasi. Prima di tutto, ovviamente, dai suoi precedenti votanti, che lo voterebbero di nuovo con una fedeltà prossima al plebiscito, di quasi il 95%. In seconda battuta dagli antichi compagni di centro-destra: un terzo degli elettori sia di Forza Italia che di Fratelli d’Italia disertano le precedenti scelte di voto in favore della Lega di Salvini. Una parte significativa giunge poi da ex-astensionisti, un ulteriore 10% del suo attuale (potenziale) elettorato. Una quota numericamente simile arriva infine da elettori che quattro mesi fa avevano scelto il M5s: il 10% circa degli ex-pentastellati decide oggi di passare all’attuale partner di governo. E vedremo nei prossimi mesi se l’emorragia di tutti gli altri elettorati, in favore della Lega, si fermerà qui, o produrrà nuovi storici record per il partito fondato da Bossi.
Tra tutti questi flussi in uscita dalle precedenti scelte di voto, ne manca uno (o due, se preferite): quello proveniente dalla sinistra e dal centro-sinistra. Certo, non contavano molto alle ultime elezioni, una quota di elettori di poco inferiore ad un quarto dei votanti. Ma pare che sia questa l’unica area politica per ora esente dall’incantamento Salviniano. Anche in questo caso, se durerà nel tempo, saranno i prossimi mesi a dircelo. Per ora, è come se l’unica opposizione in Italia risieda da quella parte dello schieramento politico.
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