Costume

La destra in Italia come sta? Male. E la sinistra? Pure, se non parte dal basso

11 Novembre 2015

elezioni1111

Io non so se avete anche voi la mia stessa sensazione. Quella che in politica nel nostro paese al peggio non ci sia mai fine. Perché se proviamo a mettere in fila alcune semplici considerazioni la conclusione non può che essere questa. Poi, data la fotografia, servirebbe anche una terapia per uscirne da questa situazione. Ma prendere questo sentiero significa andare su un piano inclinato che più inclinato non si può, perché ovviamente qualsiasi leader politico ha la propria ricetta per fare la cura dimagrante, riformare la costituzione, abbassare le tasse, innalzare le tasse, efficientare la spesa pubblica, reinvestire la spesa pubblica a così via. Il problema è che tutto l’asse politico nazionale, da destra a sinistra, non sembra godere di particolare vigore. A destra Salvini e Berlusconi si saldano tra loro senza sapere nemmeno in nome di cosa. A Sinistra nasce la sinistra italiana in cui tutti giocano a chi sta più a sinistra di Renzi. Nel frattempo questo neonato schieramento strizza gli occhi ai 5 Stelle per il Comune di Roma.

Io credo che viviamo in una sorta di entropia maniacale in cui effettivamente l’unica chiave di lettura sia il Tutti Tranne Renzi (TTR), così come ribattezzato dal Foglio. Ecco che a Bologna in Piazza Maggiore salgono sul palco Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni a ribattezzare il nuovo centrodestra, quello senza trattino. Dice che erano in 100.000, ma ci stanno 100.000 persone in Piazza Maggiore a Bologna si è chiesto Il Post? Sembra di no. Ed in tutto, a dir tanto, la piazza gremita potrebbe arrivare a contare 12.000 persone al massimo. Davvero pochine per il battesimo di un centrodestra che risorge come la fenice dalle sue ceneri. Ma i numeri sono quisquiglie. Perché la domanda clou è in nome di cosa vanno a nozze Salvini e Berlusconi??? Sulla base di quale impianto programmatico? Quale idea di paese vogliono rappresentare agli elettori? Quale alternativa rispetto alle spinte populistiche del Movimento 5 Stelle? Belle domande che per ora sono destinate a rimanere tali.

Ma facciamo un salto a sinistra. Quella a sinistra del PD. La nuova ‘Sinistra Italiana’, anche questa da poco tenuta a battesimo da una serie di personaggi fuoriusciti dal PD in nome di un purismo di sinistra che però non regge più. E non regge più per alcune considerazioni basilari. Una forza che mira al governo di un territorio o di un paese deve puntare ad un ragionamento maggioritario. Salvini e Berlusconi in questo senso, almeno territorialmente, qualche chance potrebbero averla anche a breve ahimè. Ma questa nuova sinistra rischia di fallire prima ancora di essere nata. Innanzitutto perché sembra essere la peggiore reincarnazione della sinistra italiana pre-Renzi, quella in cui ci si divideva su tutto e che era sostanzialmente allergica ad un ragionamento di carattere maggioritario. Quella che le tasse non si abbassano e se Renzi lo fa allora è di destra. Quella delle facili semplificazioni e dei nominalismi dirigenziali da vecchio PCI. Quella dei massimalisti. Quella che è sempre stata minoritaria ante-litteram e che se vuole vincere a Roma deve provare ad andare a braccetto con il M5S. Alla faccia della coerenza …

Al centro, più o meno, sta invece l’idea del Partito della Nazione, quello che qualcuno ha definito il ‘PD piglia tutto’, pescando voti sia a destra che a sinistra. Una sorta di riedizione della DC (che però non si può dire). Uno schieramento opportunistico forse, di cui andrebbe approfondita la genesi ed il DNA. Un mondo che non può essere fatto solo di velleità renziane, verdiniane o alfaniane, ma anche di pragmatismo e di opportunità di buon governo. Almeno, si spera! Un contenitore nazionalpopolare, facile da interpretare e utile alla circostanza. In luogo dove si possono anche incontrare gli opposti, ma che vivrà delle differenze che in esso si andranno ad installare soprattutto dal livello locale. Perché non dobbiamo dimenticarci che l’Italia è soprattutto un paese provinciale, non tanto nell’accezione nefasta dei particolarismi locali e dei campanili, quanto nel suo significato più stretto di paese fatto di province (anche se non esistono più) e di territori le cui differenze sono ben marcate in tutti i sensi. Io per oggi al PdN non chiederei molto di più, perché la fame di voti poi necessariamente farà tutto il resto. Non chiederei niente di più, per ora, di essere la sintesi perfetta di tutti quei mille territori meravigliosi che abbiamo in Italia. Questa, nella misura in cui saprà tutelare davvero tutte le differenze e attenuare le diseguaglianze partendo dal locale, la definirei una buona politica di sinistra. Questa, tanto per cominciare …..

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