Partiti e politici

La crisi del M5S può essere l’occasione per un ritorno all’arte della politica

7 Settembre 2016

 

Visione e assunzione di responsabilità: questa è la politica. Lo dico da anni. Oggi Corrado Ocone lo ribadisce a proposito della crisi del M5S. Ed è vero che la prova più complessa e difficile a cui sono stati chiamati i grillini ha dimostrato la loro diffusa mancanza di una cultura politica e quindi di una concreta capacità di governare. Ma se è vero che l’argomento del giorno è la parabola discendente della credibilità del Movimento – che ha sostituito l’antipolitica con la conduzione aziendale della cosa pubblica, quando avrebbe dovuto più semplicemente fare politica – la politica dei partiti e dei leader degli ultimi quindici anni non ha brillato per lungimiranza e progettualità.

La politica italiana più recente è stata come una sfera lanciata verso il baratro, che ha accelerato la sua corsa allo schianto in modo esponenziale. Gli italiani hanno voluto credere all’antipolitica senza progettualità, perché delusi dalle bassissime performance delle forze politiche tradizionali, confondendo l’incapacità personale con la disfunzionalità del sistema. Accontentandosi in tal modo di una politica al ribasso e derogando al principio fondamentale per il quale la politica è costruzione, crescita, progresso.

Non credo che il sistema istituzionale italiano sia peggiore nei suoi meccanismi e nelle sue articolazioni di altri sistemi democratici. Le disfunzionalità, i fallimenti, l’immobilismo dipendono dalla bassa qualità della politica degli ultimi anni, che ha saputo e voluto solo governare la contingenza, perdendo la sfida sulla valutazione e sulla strutturazione dei fini politici e sociali a lunga scadenza. Il successo del M5S e il suo rapidissimo fallimento alla prima vera prova di governo sono solo uno degli ultimi tasselli di un processo di decadenza profonda del senso etico della politica, della sue funzioni e dei suoi caratteri inderogabili.

Non resta ormai che una possibilità: avviare un percorso di riforma, non del sistema politico in sé cercando fantasiose quanto improbabili modificazioni strutturali (vedi riforma costituzionale) ma della sua interpretazione e della sua incarnazione più squisitamente politica, cercando di ritrovare la natura e la funzione più vera dell’arte politica, evitando di strizzare l’occhio all’antipolitica, ma tornando a “fare politica”.

In questo contesto di crisi cronica è necessario far brillare la scintilla del cambiamento, cogliere l’occasione per strutturare una proposta realistica e praticabile sul futuro del nostro Paese, dimostrare che la politica vera è imprescindibile e che per praticarla sono necessarie alcune “competenze” specifiche che si acquistano con la formazione e l’esperienza. E’ l’occasione per tornare a dare per scontata l’onesta e la trasparenza, evitando che diventino l’unica caratteristica spendibile nell’ambito dello spazio pubblico, e di conseguenza è il momento di far tornare al centro della proposta e della valutazione politica visione e responsabilità del futuro.

Per avviare questa scintilla di progresso culturale prima che politico non è necessario fondare un nuovo partito, ma è sufficiente che nelle forze politiche esistenti qualcuno colga l’occasione e la sfida e lavori ad un consenso nel lungo periodo. I cittadini hanno bisogno tornare a credere nell’inderogabilità della politica e nel suo valore collettivo e sono pronti a valutare e sostenere un progetto coerente e chiaro in tal senso.

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.