Partiti e politici
Italicum e Renzi: per sopravvivere il centrodestra dovrà riunirsi
A prima vista la situazione del centrodestra in Italia non è delle più rosee : Forza Italia è alle prese con i dissidi interni mentre il suo Presidente medita di lasciare il campo della politica, il Nuovo Centrodestra è si forza di governo ma fatica a trovare un’identità politica ed elettorale, Fratelli d’Italia si accoda alla strategia populista ed anti europea di Salvini, ma si trova fuori da quasi tutte le posizioni di potere, e la Lega cerca di incrementare consensi attuando ora più che mai una politica fatta di demagogismo e pretestuosi attacchi al Governo, cambiando molto spesso idea circa le alleanza da intraprendere per tornare a governare, vedasi Veneto, Liguria e Campania.
Sembra un controsenso ma forse la spinta che serviva a questa area politica è arrivata grazie ad una legge elettorale fortemente voluta da Renzi e dal Pd, che, mandando in pensione le coalizioni di partiti, prevede ora un premio di maggioranza al 53% per la lista che arrivi ad ottenere il 40% dei voti o, in alternativa, che vinca il ballottaggio al secondo turno tra le due liste più votate. Inoltre la forte leadership del premier fiorentino che ha saputo conquistare molti voti dei delusi di centrodestra nelle elezioni europee del 2014, costituisce un valido motivo per pensare ad una riorganizzazione dei movimenti che costituivano il Popolo delle Libertà, in modo da non arrivare impreparati alle prossime elezioni politiche e consegnare così il paese ad altri 5 anni di governo del Partito Democratico.
Che fare dunque? E’ evidente che per riuscire a dare nuovamente voce alla maggioranza silenziosa del paese che si riconosce in un’area politica liberale e moderata, si debba procedere ad una riunificazione della proposta politica di centrodestra, ponendo fine alle liti che hanno costantemente caratterizzato i rapporti tra gli ex componenti del Pdl a partire dalla caduta dell’ultimo Governo Berlusconi, provocando un’evidente erosione di voti a favore del partito di Renzi e in parte anche verso Grillo ed il suo movimento.
In questa direzione sembra voler andare Silvio Berlusconi, il quale pochi giorni fa ha annunciato la sua intenzione di dare vita ad una nuova forza politica che “abbraccerà tutti i moderati italiani, ma non sarà guidato da me bensì da un mio erede“. Ma la vera domanda è: chi ne farà parte?
Sembra improbabile una riunione che comprenda anche la Lega Nord, sempre più intenzionata a porsi come partito di protesta, identificandosi in una destra estrema (vedi alleanza europea con Marine Le Pen) che difficilmente però riuscirà ad opporsi al centrosinistra, restando così un progetto a vocazione minoritaria.Per la costituzione del nuovo partito dunque, si dovrà guardare ai tre partiti figli della scissione del Pdl che oggi non sembrano essere molto in sintonia, ma che dovranno senz’altro ricompattarsi per evitare di incappare in una disfatta elettorale.
I segnali positivi che incoraggiano all’unità arrivano principalmente da due direzioni: da una parte è il trend europeo che conferma la tendenza a valorizzare le forze conservatrici di centrodestra piuttosto che i partiti di rottura e di destra estrema, come è avvenuto in Francia con la “resurrezione” dell’Ump di Sarkozy ed in Gran Bretagna dove, nelle ultime elezioni politiche, il partito conservatore di Cameron è riuscito ad ottenere la maggioranza assoluta dei voti, arginando la minaccia dell’Ukip di Farage, apparentato in europa con il Movimento 5 Stellle di Beppe Grillo; dall’altra il segnale arriva dai sondaggi circa le prossime elezioni regionali nel nostro paese, che confermano il fatto che il centrodestra è capace di un testa a testa con il Pd solo laddove si presenta compatto, come in Liguria ed in Campania.
Oltre all’incerta composizione della futura compagine politica, un punto interrogativo rilevante riguarda chi guiderà lo schieramento di centrodestra alle prossime elezioni: mentre Berlusconi sembra osteggiare il meccanismo delle primarie puntando su un successore, forse donna, scelto da lui stesso, dall’altra parte il Nuovo Centrodestra spinge invece per individuare il nuovo leader via consultazione popolare, e tramite il suo Coordinatore nazionale Gaetano Quagliariello fa sapere che “le primarie non sono un fine ma sono certamente uno strumento utile, a condizione che siano regolamentate. Per questo stiamo lavorando a un disegno di legge che pur lasciandole ovviamente facoltative ne disciplini lo svolgimento a garanzia degli elettori e dei militanti”.
Solo il tempo ci saprà dire se l’appello lanciato da Berlusconi riceverà adesioni da parte di Fratelli d’Itali e di Area Popolare (di cui il Nuovo Centrodestra fa parte insieme all’Udc e ad altri partiti di centro) ma il dato politico non può più essere tralasciato: l’unica chance che i partiti di centrodestra hanno per opporsi all’annunciato dominio di Renzi è quella di sotterrare l’ascia di guerra e tornare a confrontarsi tutti insieme in modo da dare vita ad una formazione politica che punti su ideali liberali e conservatori, come base di partenza per ricreare una destra moderna, europeista e di governo.
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