Partiti e politici
Intervista a Köllensperger, l’ex grillino che in Alto Adige ha battuto la Lega
Da quando il suo partito è diventato il secondo più votato dell’Alto Adige, alle spalle dell’inossidabile ma declinante SVP, gli occhi di Bolzano sono puntati su Paul Köllensperger. Ma il successo inatteso del Team Köllensperger, partito fondato a fine luglio e aggiudicatosi 6 seggi in consiglio provinciale alle elezioni di ottobre, è degno di nota anche per il resto d’Italia. Perché la messe di voti dei moderati di lingua tedesca a un ex grillino quale Köllensperger – di mestiere imprenditore informatico – prefigura scenari nuovi anche più a sud: è forse il segno che una parte dei ceti produttivi del Centro-Nord potrebbe votare un M5S meno populista e più pragmatico e moderato?
Paul Köllensperger tiene a presentarsi come un caso a sé sante, diverso da altri ex grillini di successo come Federico Pizzarotti, sindaco di Parma nonché presidente di quel “partito dei sindaci” che è “Italia in comune”. «Per vincere non abbiamo mai puntato sulle paure delle persone – dice a Stati Generali – In campagna elettorale i nostri temi non sono stati l’immigrazione, l’orso e il lupo (temi che qui hanno cavalcato in tanti), né tantomeno il doppio passaporto o stupidaggini simili. Abbiamo parlato del sistema sanitario, della carenza di medici, dei problemi del traffico, e soprattutto del caro-vita». Temi da lista civica di centrosinistra, quando il centrosinistra governava mezza Italia. Lo abbiamo intervistato mentre in Alto Adige sono ancora in corso le consultazione per la formazione della Giunta provinciale, che al momento evidenziano una preferenza della Svp per la Lega, anche se i giochi sono ancora aperti.
Perché ha fondato Team Köllensperger?
Ho sempre creduto nel bisogno di proporre un’alternativa ai partiti tradizionali, che continuano a perdere consensi, non solo in Alto Adige ma in tutta Europa. Una proposta seria, politicamente moderata, di buon senso, che possa conquistare consenso popolare, evitando che vada alle forze politiche che cavalcano l’onda populista o le paure della gente. HO provato a fare proprio questo in Alto Adige, ed evidentemente funziona. E non solo abbiamo attirato parte dei voti persi dall’Svp, ma abbiamo anche tolto due seggi a Die Freiheitlichen, ossia alla destra di lingua tedesca, che alle passate elezioni probabilmente era stata scelta dai votanti in cerca di un’alternativa all’Svp. Gente che aveva votato a destra soprattutto per mancanza di alternative più serie, e non tanto per convinzione politica.
Pizzarotti a Parma, Rosa Capuozzo a Quarto, ora lei a Bolzano, siete tutti esempi di cittadini che sono partiti dal M5S, ma poi hanno preso una direzione diversa.
Credo che ogni caso sia una storia a sé. Per quanto riguarda me, tengo a dire che ho lasciato il M5S alla fine del mio mandato e ho conquistato i voti con il mio partito. Non mi sono fatto eleggere come consigliere M5S per poi cambiare casacca. Insomma, non ho rubato voti a nessuno. Peraltro quando ero nel M5S ho proposto varie volte al movimento di creare un progetto territoriale per l’Alto Adige. Qui siamo tre gruppi linguistici, con quello tedesco maggioritario a livello provinciale, e il M5S non ha mai avuto una proposta per questo gruppo, e men che meno per quello ladino. Inoltre imporre qui in Alto Adige la piattaforma Rousseau per la scelta della lista dei candidati è un errore. La piattaforma è solo in italiano, e fino a pochi mesi fa non comprendeva neanche l’Alto Adige perché l’avevano dimenticato.
Il M5S ha molto successo in sud Italia, mentre nel Nord fatica a sfondare. Voi invece siete andati molto bene, superando anche la Lega, che in Trentino, invece, ha sfondato. Su cosa avete puntato nel programma?
Non abbiamo mai puntato sulle paure delle persone. In campagna elettorale i nostri temi non sono stati l’immigrazione, l’orso e il lupo (temi che qui hanno cavalcato in tanti), né tantomeno il doppio passaporto o stupidaggini simili. Abbiamo parlato del sistema sanitario, della carenza di medici, dei problemi del traffico, e soprattutto del caro vita. L’Alto Adige è una provincia ricca, ma i lavoratori guadagnano come da contratto collettivo nazionale a fronte di un costo della vita che è almeno il 20-30% superiore rispetto ad altri territori italiani. La verità è che qui la gente non è ricca, anzi: molti fanno fatica ad arrivare a fine mese.
Qual è la vostra posizione in tema di immigrazione?
Abbiamo sempre detto che non ha senso dire “fuori tutti gli stranieri” ma neanche “accogliamo tutti a braccia aperte”. In Alto Adige tutti i ristoranti e gli alberghi, e i coltivatori di mele, chiuderebbero da un giorno all’altro senza lavoratori stranieri. È inoltre auspicabile rendere l’Alto Adige attraente per i talenti, le teste pensanti da altri territori, e naturalmente una persona che viene da fuori ma lavora e paga le tasse qui ha anche diritto alle prestazioni sociali. Il punto è che finché l’immigrazione sarà indifferenziata arriveranno pure persone con poche possibilità di integrarsi, sia dal punto di vista culturale che professionale. E senza integrazione si crea un problema sociale. Insomma, bisogna essere più selettivi. Paesi come la Germania, la Svizzera e il Canada che lo fanno già da anni, loro scelgono bene chi entra. Ma d’altra parte bisogna anche dire agli elettori (e noi l’abbiamo sempre fatto) che l’Alto Adige può esprimere una sua opinione in merito, ma le politiche di immigrazione sono prerogativa statale ed europea, non certo provinciale. La nostra capacità di intervento, su questo punto, è limitata.
Pensa che vedremo altri casi come il vostro nel Nord Italia?
Credo che in democrazia ci sia il dovere morale di proporre un’offerta politica seria, competente e che non sfrutti le paure della gente, altrimenti si lascia il consenso alle destre. E sono stato contento di vedere che alle elezioni questo ha funzionato, almeno presso la popolazione tedesca. Credo anche che questo successo possa fornire un’indicazione importante al M5S, e cioè che se a livello locale riesce a radicarsi con dei candidati credibili, può battere la Lega. Mentre con il modello attuale la Lega lo asfalta ogni volta, perché è radicata sul territorio ed esprime candidati del territorio. O il M5S trova un modello per individuare persone capaci e serie a livello locale, o al nord conterà sempre poco.
Come vi approccerete all’SVP? Tra pochi giorni ci saranno delle nuove consultazioni e lei ha dato un segnale dicendo che se si riuscisse a trovare un accordo sul programma, uno dei vostri eletti potrebbe cedere il posto a Francesca Schir, la vostra prima candidata italiana non eletta.
In realtà queste sono speculazioni dei giornali, internamente non ne abbiamo nemmeno parlato. Io credo che l’SVP sceglierà la Lega come partner, probabilmente è la soluzione più facile per loro. Se per noi dovesse aprirsi uno spiraglio per governare, cosa poco probabile, dovremmo innanzitutto trovare un accordo sui temi. E la vedo già dura perché con l’SVP abbiamo idee diverse su vari argomenti.
Lei ha lasciato il M5S lo scorso luglio. Si sente ancora un po’ grillino?
Il Movimento era, e rimane, necessario per rompere vecchi schemi di potere in Italia, e per sostituire i vecchi partiti. Perché serve una proposta nuova. Quello che il Movimento si è dimenticato di fare negli ultimi anni è costruire una classe capace anche di governare, e mi pare evidente che stia facendo molta fatica. Per governare bisogna avere entrambi i piedi per terra. Ok fare opposizione e promettere questo e quello, ma governare è un altro paio di maniche, e bisogna essere capaci di farlo. Comunque, il M5S ha portato una ventata positiva a un’Italia che aveva bisogno di novità. Se non ci fosse il M5S, già adesso avremmo un governo di destra. Cosa che probabilmente ci toccherà al prossimo giro perché, almeno per il momento, il M5S non si sta dimostrando capace di arginare lo spostamento degli elettori a destra.
Immagine in copertina: Palazzo del Consiglio provinciale dell’Alto Adige/Südtirol a Bolzano. Autore: HaTe Fonte: Wikipedia, (CC BY-SA 3.0)
Devi fare login per commentare
Accedi