Partiti e politici
Incredibile Salvini: come perdere tutto con una sola mossa sbagliata
La mossa estiva di Salvini non ha di certo avuto l’esito sperato dal Capitano. I sondaggi sono impietosi: tutti gli istituti danno la Lega in caduta libera, sul 30%. E la situazione è destinata a peggiorare, visto che Salvini non potrà più andare in televisione, se non in emittenti e programmi di secondo piano. Ma oltre ai sondaggi sulle intenzioni di voto ci sono altri due indicatori scientifici – secondo la scienza della Bestia, beninteso – che danno Salvini perdente: la fiducia degli italiani per Conte, ben più alta di quella per Salvini; e il livello medio di likes sulle pagine di Conte e Salvini, ultimamente più alto per il premier. Salvini non ha fatto il botto né con il vittimismo nei confronti del giornalista Rai che ne ha previsto il suicidio – meno di 28’000 likes – né con il richiamo alle armi contro Saviano – fermo addirittura sotto i 19’000 likes.
Salvini è riuscito nell’incredibile impresa di perdere tutto con una sola mossa sbagliata. L’Italia ci ha già guadagnato, fra borse e spread, riconquistando una posizione in Europa, e soprattutto evitando gli effetti di manovre dannose come la flat tax o l’aumento dell’Iva. Ora la Meloni resterà giocoforza con la Lega. Ma Forza Italia, specie dopo l’uscita dei pochi missini residui, si scollerà. E la Lega, senza una componente moderata, non potrà più governare, neanche da primo partito.
La Lega di Salvini è diventata esattamente come il PCI degli anni del sorpasso sulla DC: un partito di grande consenso, ma “contro su tutto”; incapace di avere rapporti politici internazionali, se non con pochi paesi altrettanto isolati; destinato all’opposizione permanente e forzata sul nazionale e capace solo di governare in alcune regioni – più per motivi storici che politici, e comunque sostituendo all’ideologia dogmatica il pragmatismo e l’appoggio all’imprenditorialità. E in questo parallelo M5S e PD+LeU rappresentano, rispettivamente, la DC e i satelliti di sinistra del pentapartito dei tempi. Chi oggi invoca la piazza nel nome della coerenza dovrebbe pensare che è questa la vera coerenza: tradiscono i decenni, ma i politici non cambiano mai, nel nome della democrazia e del potere.
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