Incompatibilità totale

Ci risiamo.

Dopo il caso del senatore Renzi, che ha fatto (tra l’altro) lucrose consulenze in Arabia Saudita, ora ci si scandalizza per le prestazioni a pagamento del sottosegretario Sgarbi.

Lo scandalo c’è tutto, ma non va indirizzato verso le persone che semplicemente sfruttano in modo spudorato ma legittimo un vuoto normativo, questo sì, scandaloso.

Ve lo immaginate il governatore della Banca d’Italia che la mattina partecipa alle decisioni sui tassi e il pomeriggio (precedente) fornisce consulenze a una selezionata clientela?

O il presidente della Consob che nei giorni pari detta le regole ai mercati borsistici e in quelli dispari istruisce domande di quotazione di imprese private?

O il presidente del Senato che di giorno fa le leggi e di sera fa supporto legale ai clienti nei tribunali?

Ecco, quest’ultimo caso è perfettamente legale e se non lo si è ancora visto, lo si deve al buon cuore dei presidenti del Senato succedutisi a palazzo Madama.

D’altra parte, e non mi pare faccia molta differenza, numerosi deputati e senatori hanno sempre svolto e continuano a svolgere la professione forense (e tante altre) incassando le relative parcelle senza nessun moto di imbarazzo e senza che nessuno dica mai nulla. Chiamati (e ben retribuiti) a dedicare il loro tempo alla collettività possono, alla luce del sole, sottrarre tempo e denaro al bene pubblico per dedicarsi intensamente agli interessi privati.

Il punto in realtà è solo normativo e le indignazioni di coccodrillo dell’opinione pubblica dovrebbero, invece, più semplicemente e più efficacemente dare supporto a una norma semplicissima e piccolissima, fatta di un solo articolo con un unico comma.

“L’assunzione di una carica pubblica, elettiva o su nomina, che dà diritto a una retribuzione, è incompatibile con qualunque attività professionale anche se esercitata a titolo gratuito.”

Il resto sono chiacchiere, molto italiane.