Partiti e politici
In memoria di Ugo Intini, uomo saldo, socialista
In una canzone su Mani Pulite, ‘la ballata del Sì e del No’, ferocemente antisocialista, David Riondino canta che ‘l’unico saldo sembrava Intini’.
Saldo, è forse il termine migliore per descrivere Ugo Intini, saldo nei suoi principi, saldo nella difesa delle sue convinzioni, saldo nella moralità della sua vita pubblica e privata. Era un socialista riformista milanese, poco più giovane di Craxi e della stessa generazione di Tognoli e Pillitteri, ma a differenza degli ex sindaci non scelse di diventare amministratore ma seguì la vera passione della sua vita: il giornalismo. Tanto che una certa sua estraneità ai meccanismi interni del Psi rendevano difficile ad ogni elezione trovare le preferenze per essere eletto e alla fine diventò deputato di Genova, città dove aveva diretto ‘Il Lavoro’, storico quotidiano socialista, che aveva avuto come direttore Sandro Pertini per oltre vent’anni.
Diventò famoso per le sue polemiche con il Pci, da direttore dell’Avanti. Era anticomunista, ma non ‘anti-comunisti’. Nel suo bel libro ‘Testimoni di un secolo’ (Baldini Castoldi 2014), in cui per oltre 600 pagine descrive i protagonisti del ‘secolo breve’ che aveva conosciuto direttamente, ci sono ad esempio parole molte affettuose nei confronti di Giancarlo Pajetta. Lui così anticomunista non pensò però mai di cedere alla tentazione di seguire Berlusconi, a differenza di alcuni socialisti molto più ‘a sinistra’ di lui nel Psi come Fabrizio Cicchitto, anzì tentò a più riprese di rifondare in partito socialista ma restando sempre, e non sempre gradito, nel centrosinistra. Poi proprio Romano Prodi premiò questa sua coerenza volendolo come viceministro agli Esteri del suo secondo governo.
Gli avversari di allora che lo irridevano chiamandolo ‘Ugo Palmiro Intini’ perché criticava Togliatti, hanno finito per rispettarlo ed è un giusto riconoscimento al ‘saldo Intini’.
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