Partiti e politici

ILVA, 5 domande a Carlo Calenda, candidato leader ‘de sinistra’

18 Luglio 2018

L’ex Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda è impegnato ormai da qualche settimana nella ciclopica impresa di ricostruire la ‘sinistra’ italiana andando ‘oltre il PD’. Pare abbia ormai abbandonato l’idea di poter dire al PD ‘alzati e cammina’ e ora prosegue in solitaria, accusa i dirigenti dem di harakiri (manco ce ne fosse bisogno) e guarda ‘oltre’. Nel frattempo ci sono nuovi sviluppi in una vicenda tra le più importanti che Calenda ha seguito da ministro, quella dell’ILVA, in cui i giochi sembrano riaprirsi. Dopo un’intervista rilasciata ad Affari e Finanza da Lucia Morselli, ex numero uno di AcciaItalia (la cordata sconfitta da ArcelorMittal), che un anno dopo tornava a spiegare le sue ragioni, il MISE a guida Di Maio, su imbeccata del nemico numero uno di Calenda, il governatore della Puglia Michele Emiliano, invia il dossier ILVA al presidente dell’ANAC Raffaele Cantone, affinché verifichi eventuali ‘zone d’ombra’ nella procedura di aggiudicazione seguita dal governo Gentiloni. E spunta la notizia di una nuova cordata interessata all’ILVA, che però tanto nuova non sarebbe, visto che a farne parte sarebbero alcune società di AcciaItalia (FattoQuotidiano160718) e, si mormora, la stessa Cassa Depositi e Prestiti.

Visto che Calenda vuole ricostruire la sinistra e che sinistra – almeno per qualche vetero come il sottoscritto – vuol dire lavoro, per l’ex ministro questo potrebbe essere il momento buono per chiarire politicamente alcuni passaggi di una vicenda che riguarda non solo il futuro di 14mila lavoratori (più l’indotto), ma quello di un paese che deve decidere se vuole rimanere un paese industriale in grado di produrre ricchezza e redistribuirla oppure vivere di moda e orecchiette con gli strascinati. E anche di far capire un po’ più nel dettaglio in quale direzione ‘oltre il PD’ Calenda voglia procedere. Un modo per farlo potrebbe essere rispondere a queste semplici domande:

1. Cassa Depositi e Prestiti, società del Tesoro, insieme all’indiana Jindal, Del Vecchio (Luxottica) e Arvedi si impegna in modo consistente (ha il 27,5% delle quote) nella cordata AcciaItalia, che però, viene esclusa a favore di AMInvestco (ArcelorMittal, Marcegaglia). Quando poi Jindal e Del Vecchio decidono di rilanciare CdP si sfila (con Arvedi). Un organo autorevole come AdnKronos commenta: ‘la scelta di Cdp è dovuta soprattutto al ruolo istituzionale che riveste e al rispetto dovuto al Governo vista la complessa situazione che si è venuta a creare’. Insomma il Governo Gentiloni prima si è comportato come se CdP non fosse una sua società preferendole l’altra cordata e poi però ha richiamato CdP all’ovile?

2. A proposito di rilanci, un anno fa, di fronte al tentativo (respinto) di rilancio di AcciaItalia, Lei ha dichiarato che in un paese serio le procedure di gara non si cambiano in corsa, o, peggio, ex post. Ma il bando di gara del gennaio 2016 prevede espressamente al paragrafo 6.2.(iii) ‘procedure per una o più fasi di offerta addizionale, a cui tutti o alcuni degli offerenti possono essere invitati a partecipare’, come conferma il commissario dell’ILVA Laghi durante l’audizione alla Commissione Attività Produttive della Camera del 25 febbraio 2016. Secondo Laghi ‘ove venisse presentata più di un’offerta vincolante vi sarà una fase finale dove verranno effettuati eventualmente uno o più rilanci e poi si selezionerà il partner con cui negoziare le condizioni finali per il trasferimento dei compendi’. Non è che le procedure in corsa le ha cambiate Lei?

3. Almeno una testata nazionale e una locale riferiscono che secondo i tecnici del MISE nel piano presentato da AMInvestco gli investimenti indicati sono ‘incoerenti coi volumi dichiarati’. Ad esempio gli investimenti non indicati per l’altoforno Afo/2 comporterebbero 2 milioni di tonnellate di produzione in meno e 2mila esuberi in più rispetto a quanto dichiarato. Le risulta? E perché mai il piano e la relazione dei tecnici sono stati tenuti rigorosamente segreti? Le invece ha pubblicato sul sito del MISE la proposta di accordo tra AMInvestco, ILVA e i sindacati. Perché alcuni accordi possono essere resi pubblici e altri devono rimanere chiusi in cassaforte?

4. Il quotidiano genovese Il Secolo XIX lo scorso 5 maggio ha pubblicato il testo di un contratto stipulato tra ILVA e AMInvestco che rendeva disponibile a quest’ultima alcune condizioni oggetto della trattativa sindacale, mentre questa era ancora in corso. Non significa mettere il sindacato di fronte a un fatto compiuto?

5. La successione degli eventi potrebbe far insorgere in qualcuno il dubbio che a un certo punto il Governo Gentiloni, con qualche mal di pancia al suo interno, abbia deciso di torcere con decisione la barra verso ArcelorMittal, cosa di per sé anche legittima, purché si sia in grado di giustificare politicamente questa decisione, incluso il pieno defilarsi dello Stato mediante l’affidamento di ILVA a una cordata interamente privata. Lei è in grado di farlo?

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