Partiti e politici
Il vero obiettivo di Salvini? Oscurare i 5 Stelle. Oggi tocca agli odiati rom
È legittimo che il ministro voglia sapere quante persone vivono sul territorio nazionale e che dichiari, nel rispetto delle leggi, che può rimanere solo chi non stia contravvenendo la legge con la propria permanenza. È invece del tutto inaccettabile che il ministro degli interni parli impunemente di schedatura dei Rom. Le parole sono pietre, e tirare pietre è vietato, vietatissimo se sei il responsabile dell’ordine pubblico e della sicurezza. Possiamo scandalizzarci, dobbiamo scandalizzarci, dobbiamo indignarci: forse servirà a poco, ma contro parole come queste anche riempire le piazze è doveroso. Riempirle per i diritti dei Rom, tuttavia, non sarà facile.
Dietro alla sguaiatezza inaccetabile, però, c’è anche strategia politica. O almeno tattica, non solo psicologia narcisistica, e proviamo ad analizzarla. Fateci caso: Salvini esterna in maniera pesante quasi tutti i giorni. Prima ha avuto l’occasione dell’Aquarius, e ha stimolato le sue masse urlanti a dire “che bravo lui, con lui si che ci rispettano” e così via. Ma la storia dell’Aquarius è finita con l’attracco in Spagna e hai voglia a far battute sulle crociere, a dire che i prossimi seicentomila li diamo alla Spagna. Alla lunga l’onda scema, pericolosamente. Il rischio è che piano piano si parli anche di qualcun altro, magari anche di qualche altro membro del governo, per esempio di Luigi Di Maio, che in questi giorni si era messo al centro della scena con la proposta del cd “Decreto Dignità”, di fatto una trasformazione ex lege in contratti a tempo subordinato dei rapporti di lavoro che legano i riders di Foodora, Deliveroo, ecc. La proposta si espone a diverse giuste critiche, ma ha avuto un merito certo: portare a una veloce apertura delle trattative tra le parti. Il decreto per ora è congelato, come ha spiegato Di Maio, auspicando che le parti trovino velocemente un accordo che migliori le condizioni di lavoro dei riders consentendo alle imprese di continuare a crescere nel nostro paese. Una piccola ma significativa vittoria, avremmo detto.
Lo avremmo detto se qualcuno se ne fosse accorto, se una voce avesse oltrepassato la barriera del massimo volume (e dell’elevata e sacrosanta inquietudine) suscitata dalle parole di Salvini. Che ha preso il bersaglio più facile, quello più atavicamente odiato, “gli zingari” e l’ha sbattuto in prima pagina, con l’obiettivo evidente di finirci lui stesso. Sarà solo per un caso, o il ministro degli Interni dopo aver manifestato la propria solidarietà formale al lavoro di Di Maio ha voluto sovrastarlo al primo appuntamento politico-mediatico che il collega vicepremier si era costruito con una certa abilità? Presto per dirlo, ma un sospetto viene. E assieme a questo viene il dubbio che Salvini non mollerà la presa, e che continuerà a tenere la temperatura a livello d’altoforno, più a lungo che può, spingendo di settimana in settimana, di sondaggio in sondaggio, sperando davvero di potersi mangiare pezzi grossi di Movimento e quel che resta di Forza Italia.
La domande, se questa è la via di Salvini, sono a questo punto due: il Movimento 5 Stelle lascerà fare così, senza dire beh? E poi: è sicuro, Salvini, che questo protagonismo permanente non scivoli, da un certo punto in poi, nel fastidio, e la simpatia che oggi un elettore su tre gli riconosce non diventa, a un certo punto, antipatia? La risposte ovviamente non le so. Sono importanti, però, perché dicono quanto durerà il ciclo politico iniziato il 4 marzo e suggellato il 31 maggio, con la nascita del governo.
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