Partiti e politici
Il trionfo del centro-destra alle amministrative
Stavolta non si può nemmeno citare il famoso aforisma di Gianni Brera, solo chi non fa pronostici, eccetera, perché alle amministrative del 24 giugno nessuno può sbagliare, se non di poco. Il turno di ballottaggio, come già il primo turno di due settimane fa, sembra uscire dal cilindro di tanti anni fa, con le serrate competizioni tra centro-destra e centro-sinistra. Quando vincevano i primi se il precedente governo (nazionale) era stato dei secondi, e viceversa.
La presenza del Movimento 5 stelle, che spariglia i conti nelle elezioni politiche, sembra non riuscire ad essere decisiva in quelle comunali, al contrario di quanto era invece successo soltanto un paio d’anni fa. Crisi di crescita? Colpa del gemellaggio governativo Di Maio-Salvini, che porta molti ad immedesimarsi più con il secondo vice-presidente del consiglio rispetto al primo? Oppure timidi segnali di decadenza del miraggio pentastellato?
Troppo presto per dare una risposta convincente e, forse, troppo particolari le situazioni che si determinano nelle realtà comunali, così distanti dalle parole che riguardano l’intero territorio nazionale. Resta il fatto indiscusso che, se confrontiamo il risultato delle passate elezioni cittadine con il quadro che uscirà domani sera dalle urne, non possiamo che emettere una sentenza quasi ovvia: trionfo del centro-destra a trazione leghista.
I sondaggi sulle tendenze di voto degli italiani non mentono. La Lega primo partito all’interno di una coalizione che supera oggi abbondantemente il 40%, e che potrebbe quindi governare in solitaria in caso di nuove elezioni (a proposito, quanto ci metterà Salvini a farci tornare presto alle urne?) si riflette anche su molte delle scelte a suo favore a livello locale.
Cinque anni fa, nei 20 comuni capoluoghi di provincia chiamati a rinnovare il proprio consiglio comunale in questi giorni, i sindaci di centro-sinistra erano 15, mentre tutte le altre forze politiche ne avevano uno ciascuno, comprese le liste civiche ed il centro. Lunedì prossimo, ci troveremo con 12 sindaci di centro-destra e soltanto 4 di centro-sinistra, che ne perde sicuramente 11, che vanno tutti direttamente alla coalizione avversaria.
Le uniche vere incertezze riguardano i tre capoluoghi toscani: Pisa, Siena e Massa, i primi due da sempre a sinistra, mentre il terzo diventato di centro-sinistra solo nella seconda repubblica. Recente o antica tradizione, comunque, da una parte sola. I candidati del Pd partono più o meno in vantaggio, o con un distacco limitato come a Pisa. Se dovessero perdere tutti e tre i comuni, o anche soltanto due, sarebbe certamente una disfatta per una tradizione di buon governo locale che era il fiore all’occhiello della sinistra, da tempo inenarrabile.
E sarebbe una svolta quasi impensabile, fino a pochi anni fa, anche per quanto riguarda la Toscana rossa. Perso il monopolio emiliano, quello umbro e anche quello marchigiano, il destino del centro-sinistra, in caso di sconfitta nei suoi territori più fedeli in assoluto, non potrà che portare ad un ripensamento generale della sua proposta politica. Prima dell’eclissi.
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