Partiti e politici
Il sostegno di Marine Le Pen a Tsipras e la nuova frattura politica fondamentale
In Francia si discute non poco dell’ultima uscita di Marine Le Pen: “Spero che in Grecia vinca Syriza” (lo stesso ha appena fatto anche Giorgia Meloni). Ma come? La leader di un partito di estrema destra che appoggia un partito di estrema sinistra? Fino a pochi anni fa una cosa del genere non sarebbe mai avvenuta, sarebbe stata addirittura blasfema. Ma negli ultimi anni le cose sono cambiate, in particolare una cosa è cambiata: è nato l’Euro mentre l’Unione Europea ha via via sottratto sempre più poteri agli stati.
Nelle Scienze Politiche si parla di “cleavages”, le fratture e le divisioni decisive che orientano il voto e portano gli elettori a stare, spesso ma non necessariamente, a destra o a sinistra. Le fratture classiche sono “stato/chiesa”, “proprietario/lavoratore”, “elettore dei grandi centri urbani/elettore della periferia e dei paesi”, “pro-tasse/anti-tasse”. Questi sono solo alcuni esempi di fratture, alcune talmente classiche da essere considerabili fuori dal tempo, altre ancora assolutamente attuali.
Nella maggior parte dei casi, a spanne, le fratture dividono tra destra e sinistra; come può essere quella tra Chiesa e Stato (i credenti votano in percentuale superiore a destra) e tra “padroni” e lavoratori. Negli ultimi anni, però, una nuova frattura è sorta, che non divide più destra e sinistra: “pro-Europa o anti-Europa”. È evidente che più che di Europa si dovrebbe parlare di Euro, di Unione Europea, di Bce e del modo in cui questi organismi sovra-nazionali gestiscono il loro potere; nella semplificazione inevitabile, però, si finisce per parlare di Europa.
Contrari e favorevoli all’Europa non si dividono tra destra e sinistra, al contrario. I favorevoli si situano nella destra e sinistra moderata; i contrari stanno agli estremi sia della destra che della sinistra. Il nemico è comune perché accusato (sempre per farla semplice) di affamare il popolo a colpi di austerità facendo invece gli interessi delle banche e delle corporazioni (altri nemici che accomunano destra e sinistra). Per quanto riguarda l’estrema destra, va aggiunta anche quella dose di nazionalismo che fa sì che si guardi sempre storto chi toglie “sovranità nazionale” a uno stato.
La frattura politica rappresentata dall’Europa si è quindi quasi completamente sovrapposta a quella classica che divideva destra e sinistra: “nazionalismo/internazionalismo”. Attenzione però, questo non significa che destra e sinistra siano uguali nell’affrontare la questione europea. La destra è contro l’Europa e l’euro per motivi pratici e ideologici; la sinistra solo per motivi pratici, tanto che la parola d’ordine suona spesso del tipo: “Siamo contro questa Europa”. Come a intendere che, in linea di principio, non si ha nulla contro la moneta unica e contro la cessione di poteri a un organismo sovranazionale; ma non costruito in questo modo.
Fatto sta che, nella situazione in cui ci si trova oggi, estrema destra ed estrema sinistra si trovano alleati de facto, che combattono una battaglia molto simile (in quello specifico campo). E Marine Le Pen può permettersi di dire: “C’è una divisione in Europa, che passa attraverso mobilitazione dei popoli contro il totalitarismo dell’Unione europea e dei suoi complici, i mercati finanziari. Sono completamente coerente. Questo non fa di me un attivista di estrema sinistra. Non siamo d’accordo con il loro programma, compreso il piano di immigrazione. Ma accoglieremmo favorevolmente la loro vittoria”.
Resta solo da dire che è molto più facile che considerazioni di questo tipo vengano da destra, piuttosto che da sinistra. Ma la ragione che si cela dietro questo fenomeno è di facile spiegazione: è la destra estrema che sta sottraendo voti alla sinistra estrema (in Francia come in Italia), è quindi la destra che ha interesse a mostrarsi “meno distante di quanto si potrebbe pensare” dalla sinistra.
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