Partiti e politici
Il SI è silente come il voto per Trump?
Il clima di opinione sul referendum pare essersi ormai consolidato. Tutte le analisi ci indicano come si stia costantemente rafforzando l’idea generale che sarà il NO a trionfare in questa consultazione. Sia nelle indagini telefoniche che, soprattutto, in quelle su internet l’opinione prevalente è che le probabilità di vittoria dei contrari alla riforma costituzionale siano parecchio elevate.
Il tradizionale indicatore che certifica le scommesse degli italiani sull’esito del referendum (il mitico “winner”) mostra come sia nettamente prevalente l’opinione che alla fine sarà il NO a imporsi: è di questo parere la metà circa della popolazione, contro soltanto il 15% che pensa vincerà il SI. Un divario di quasi 35 punti percentuali che ben testimonia quali siano le aspettative degli elettori sull’esito dell’appuntamento elettorale del 4 dicembre.
E’ talmente radicata questa opinione che perfino una parte molto elevata – quasi il 40% – di chi voterà SI pensa che alla fine prevarrà l’opzione contraria. Mentre quasi inesistenti sono le previsioni inverse, vale a dire l’idea, tra chi ha scelto di votare NO, che vincerà il SI. Detto in altre parole: l’ottimismo tra i fautori del NO è altissimo, mentre è molto basso tra i fautori del SI, molti dei quali sanno già che alla fine perderanno.
Un clima di opinione che, accanto a questa profezia, si può misurare con molti altri elementi, come la diffusa sensazione che il voto servirà a dare una spallata definitiva al governo Renzi, che non ci siano forti possibilità che il trend cambi in maniera significativa nell’ultimo mese, che la propria sia una decisione maturata attraverso un’analisi dei contenuti della riforma (benché, come ho sottolineato nelle scorse settimane, siano in moltissimi a conoscerla solo “a grandi linee”) e non soltanto per una forte alterità nei confronti di Renzi.
E, per ultimo, l’altissimo tasso di affluenza dichiarato. Una mobilitazione (dichiarata) che pare raggiungere livelli inconsueti anche per un referendum così importante. Stando alle risposte fornite nei sondaggi, dovrebbe recarsi alle urne una quota perfino superiore a quelli che voterebbero in nuove elezioni politiche. Una predisposizione al voto che fa presumere lunghissime code ai seggi elettorali.
Questo è dunque il clima rilevabile nel nostro paese a tre settimane esatte dalla consultazione. Oggi, le probabilità di vittoria del NO sono pari al 71%, quelle del SI al 29%. Esattamente quelle stimate, rispettivamente, per Hillary e Trump un paio di settimane prima del voto americano. Coincidenze?
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