Partiti e politici

Il populista borghese. Calenda e la debacle della Borghesia italiana

10 Agosto 2022

“La coerenza è la virtù degli imbecilli” (Giuseppe Prezzolini)

Carlo Calenda di per sé è poco interessante. Se ne parla innanzitutto perché i cronisti politici, “iene dattilografe”, adorano chi offre gratis spunti per riempire le pagine. E Calenda adora fare Tarzan, ancor prima che qualcuno glielo chieda come ad Alberto Sordi.

Non avrei scommesso che accettasse di siglare un accordo con il PD e non mi sorprende che, nell’ennesimo passaggio di liana, lo abbia disdettato.

Costruire un fronte vasto per contrastare quegli altri era fare politica, e il nostro, ancorché viva di politica da quasi due lustri, non la sa proprio fare, ne ignora l’estetica e le regole non scritte, ossia esterne alla sua libresca competenza, che sbandiera a ogni piè sospinto. Una di queste regole voleva che, per il sistema elettorale vigente, si costruissero coalizioni larghe, ovviamente a spese della coerenza programmatica, che però gli accadimenti degli ultimi decenni ci hanno chiarito essere soprattutto buona come pezzo da brodo.

Siamo un paese a sovranità limitatissima e le opzioni possibili sono tra giustizia sociale e rancore sociale. Fare politica significa governare  la barca in questo braccio strettissimo di mare portando a casa qualcosa, significa governare processi politici in un paese meraviglioso ma complessissimo. Cosa a cui anche Draghi, che non è un politico, alla fine ha rinunciato.

Della coerenza e delle ricettive che risolvono tutto non sappiamo cosa farcene, e se veramente servissero manager e competenti e non costruttori e gestori di processi politici alla guida del paese, ve ne sarebbero alcune migliaia almeno ben più competenti di Calenda, e con un cursus honorum manageriale ben più solido.

Fuori da questa logica del costruire, anche cose sghembe ma costruirle, c’è il narcisismo di chi fa politica perché pensa di essere migliore, per farsi una botta di ego.

In questo Calenda è più simile a Salvini di quanto si pensi: sono distruttori narcisisti, gli interessa coltivare la propria bolla (uno coi barconi, l’altro con le competenze, cambiano solo il CAP e l’auto aziendale), hanno una forma mentis, tempi e reazioni plasmati sui social network, che utilizzano in modo parossistico. Ovviamente Calenda ha ben altro spessore, ma lo sta perdendo per diventare un populista borghese, amante del casino, per mettercisi sopra suonando la lira.

Ma alla fine come ho detto in principio Carlo Calenda è poco interessante e il Calenda bashing stufa dopo poco tempo.

Assai più tristemente interessante è una Borghesia moderna, produttiva, anche informata, che non riesce a produrre nulla di meglio di questo signore per rappresentare i suoi sacri interessi. Anzi, che non si comporta da classe guida anche del gusto e lo espelle per totale assenza di creanza, che dovrebbe essere virtù borghese per eccellenza. Alla Borghesia con tutta evidenza non interessa guidare il Paese, preferisce fare i danè e mugugnare perché a Londra, New York e persino a Singapore le cose funziona meglio, e farsi i fatti propri.

Questo è il dato già assodato e triste delle prossime elezioni balneari: non il terzo polo (già sentito), non il Centro (già visto), non la probabile vittoria della Destra (già preventivata).

Cacciato un Grande Borghese, che se ne è andato per scelta impolitica, la Borghesia nuovamente non ha, non si è dotata di, punti di riferimento politici moderati, pragmatici, psichicamente stabili. A parte il PD, ragazzone in maglione girocollo e camiciola, che però a furia di tenere in piedi la casa e di voler rappresentare tutti rischia di non rappresentare nessuno. Per questo serviva Calenda, per chiarire un minimo il quadro di chi rappresenta chi in un contesto di costruzione e chiarezza, rispettoso delle forche caudine della legge elettorale scema che abbiamo. Ma lui ha scelto Tarzan.

Gli auguro un felice ritorno ai fasti manageriali dell’Interporto campano.

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