Partiti e politici
IL PIU’ GROSSO VAFFANCULO DELLA STORIA UMANA RACCONTATO DA NEW YORK
Il drammatico rumore della democrazia e’ il silenzio assordante di Times Square.
E’ terribile? Beh, se non lo fosse, perche’ credi che Churchill l’avesse definita “la peggior forma di governo escluse tutte le altre”?
La Storia dira’ se si tratta di una quiete prima della Tempesta o, come diceva Hillary, dell’Apocalisse.
Per ora ci dice solo che in democrazia puoi avere contro tutti i giornali del pianeta, le TV, gli opinionisti, le pop stars, gli attori famosi, i guru dei social network, le Universita’, i tweets e i retweets, le Borse, i premi Nobel, i comici, gli ex Presidenti, le elite finanziarie ed economiche, i tuoi stessi colleghi di partito.
Ma se hai con te gli elettori, vinci tu.
La giornata comincia con questo gadget venduto in tutti i negozi di souvenir della Grande Mela.
New York come tutto il Mondo non ha dubbi, l’Election Day piu’ scontato della Storia e’ in realta’ un’occasione per farsi una bella bevuta durante la settimana dopo una lunga giornata di lavoro.
Scegliamo un bar a pochi passi da Union Square dove il clima di goliardia e’ evidente. In fondo alla sala ci sono due pinata di coccio con le facce di Hillary e di Trump.
E c’e’ pure la ruota di Ok il prezzo e’ giusto. L’idea e’ che ogni volta che viene assegnato uno Stato, si gira la ruota e tutto il bar berra’ un shot del liquore indicato.
E’ la classica festa annunciata, tanto che quando alle 6 PM esce il primissimo dato nessuno nemmeno ci fa caso.
Pero’ e’ un dato interessante. In Indiana, con il 10 % dei seggi scrutinati, Trump ha il 70 % dei voti.
D’accordo: l’Indiana e’ roccaforte Repubblicana. Ma stando al New York Times potrebbe esserci la sorpresa. Del resto per il New York Times la Presidenza non e’ in discussione. Da due mesi aggiornano quotidianamente un borsino dei candidati, che riporta una media ponderata di 20 istituti di sondaggi diversi. Il giorno prima delle elezioni le percentuali sono queste:
Passano pochi minuti e il divario in Indiana (e Kentucky) e’ gia’ troppo elevato. Gli stati vengono attribuiti a Trump. Poi escono i dati sulla Florida. Trump e’ in testa.
Penso che abbiano cominciato a scrutinare le sezioni del nord, tradizionalmente favorevoli ai Repubblicani, e invece no. Quelle sono circoscrizioni che 4 anni fa erano di Obama.
Qualcuno inizia a mormorare. Il DJ toglie la musica, mette l’audio della CNN. Nessuna preoccupazione, ma si capisce che si restera’ li per cena. Tanto vale ordinare qualcosa da mangiare.
Il tempo di un hamburger e la situazione e’ tornata nei ranghi.
In Florida Hillary passa in testa. Arriva il primo dato dell’Ohio: Hillary avanti. Poi ci sono da assegnare gli stati del Nord-Est: come nelle previsioni, sono tutti blu.
I boati nel bar si susseguono uno dopo l’altro, e cosi’ le bevute. La gente sente profumo di Storia, si fa i selfie per immortalare il momento. Ed ecco che arriva il dato su New York: come da copione, tutti con Hillary!
Esco a prendere aria e la faccia di Hillary mi saluta dall’Empire.
Torno dentro e l’atmosfera ormai e’ fuori controllo. In Florida, con quasi il 70% delle sezioni scrutinate Hillary e’ davanti di 3 punti. La corsa alla Casa Bianca e’ conclusa, la Nasty Girl ha preso il sopravvento e le Nasty Girls in sala reagiscono di conseguenza. Per qualcuno (non per me, sia chiaro) sara’ comunque una lunga notte.
E mentre intorno a me infuriano le manovre di abbordaggio, ecco che un inaspettato flash giallo illumina l’intero bar.
In Ohio Trump ha raggiunto Hillary, col 50 % dei voti scrutinati. In Florida, lentamente, inizia a risalire. Per un po’ non se ne accorge nessuno (sono tutti molto impegnati) ma poi finalmente qualcuno guarda verso lo schermo e grida “OH FUCK!”.
E ha ragione. Perche’ sullo schermo si legge questo
E’ un dato clamoroso.
In termini psicologici, perche’ l’Ohio e’ considerato il piu’ swing degli Stati swing, e storicamente chi vince l’Ohio vince tutto. Ma soprattutto in termini politici: la strategia di Trump nelle ultime settimane di campagna (definita “follia di un disperato” dall’autorevole New York Times) si e’ basata sul martellamento continuo del cosiddetto Blue Wall, gli Stati Industriali a tradizione democratica dove vivono lavoratori con pochissimi followers e tantissimi problemi. Invece di fare campagna aggressiva in Florida o Arizona o North Carolina – ovvero gli Stati piu’ incerti – Trump si e’ concentrato su Stati che venivano dati saldamente ai democratici, coinvolgendo – ad ogni comizio – folle oceaniche.
Ma di tutto questo nessuno – a parte noi e Dagospia con la rubrica “elezioni fatte a maglie” – ne ha parlato. Il fatto che Trump – dopo essere stato il candidato repubblicano a ricevere il maggior numero di voti in un’elezione primaria – sia stato in grado di organizzare comizi partecipati come non si vedeva negli USA da almeno 30 anni, sui giornali di tutto il mondo non ha trovato spazio, al contrario degli endorsement di Lady Gaga, dei tweet che descrivevano Trump ora come un Hitler da temere ora come un minchione da compatire, di Robert De Niro che voleva prenderlo a cazzotti.
Mentre Trump, comizio dopo comizio, lontano dai riflettori, buttava giu’ il muro – mattone dopo mattone – i media erano troppo impegnati a parlare d’altro.
E cosi’, quando alle 10 PM – ovvero – quando arrivano le proiezioni su Virginia, Wisconsin, Pennsylvania e contemporaneamente il dato di Florida e Ohio si fortifica – ecco che nel bar dove sono io, e probabilmente in tutti gli altri bar degli Stati Uniti e del mondo, cala un silenzio agghiacciante.
Le Nasty Girls sono sparite. Al loro posto, c’e’ un cartello della CNN che dice
Ohio a Donald Trump.
Ed e’ qui che l’America – e forse il mondo intero – si sveglia, e capisce di essere entrata nel Ventunesimo Secolo. Ovvero, in un secolo dove destra e sinistra non esistono piu’, e pretendere di usarli per spiegare e raccontare l’oggi e’ come tentare di aggiustare un ipad con una chiave inglese.
Trump non e’ di destra perche’ non c’e’ piu’ nessuna destra. Trump vince perche’ come Sauron butta giu’ la la fortezza blu dei Democratici ma il suo esercito e’ fatto di operai, che non sono piu’ di sinistra perche’ non c’e’ piu’ nessuna sinistra.
Ci sono da una parte un blocco populista in mano a personaggi sempre piu’ improbabili e paurosi, dall’altra un establishment impresentabile in ginocchio davanti a un potere finanziario altrettanto pauroso, sostenuto dalla retorica del politicamente corretto e dai grulli dei media, che rinchiusi nella loro bolla hanno perso qualsiasi contatto con la realta’.
La prima reazione e’ l’incredulita’
Non e’ possibile, non puo’ essere, oh my God, Jesus Fucking Christ e tutto il resto. Ma non c’e’ niente da fare. Se l’Ohio va con Trump – e con questa percentuale – vuol dire una sola cosa: che aveva ragione lui.
Il Buffone, il Cialtrone – diciamolo – il Coglionazzo che non capiva niente, mentre tutto il mondo lo prendeva in giro ha messo in piedi la strategia perfetta.
Ha sgretolato il muro.
Uno dopo l’altro gli Stati Chiave “vanno giu’ come le braghe“. La gente non parla piu’. Il DJ rimette la musica, ma questa volta crea un’effetto surreale, come se invece di bere la gente si fosse fatta di eroina. Il New York Times ora da il 95 % di chance di vittoria a Trump e io se fossi il direttore per dignita’ mi suiciderei stanotte.
Lasciamo il bar e ci dirigiamo verso Times Square. Lungo il tragitto si trova un senzatetto ad ogni incrocio.
Sorge il dubbio che forse l’America di Obama non e’ quel luogo che ci avevano raccontato.
Arrivati a Times Square lo scenario e’ surreale. Chiunque ci sia stato, ne conosce il frastuono, a qualunque ora del giorno e della notte. Ora c’e’ un silenzio incredibile ma non e’ un silenzio di calma. E’ fiato sospeso, come prima di un esplosione.
La gente prende a sedersi per terra, perche’ non riesce a stare in piedi.
Donald Trump e Hillary Clinton in quel momento sono entrambi a un isolato di distanza: il centro del mondo e’ li, tutti iniziano a riprendere con lo smart-phone e a fare dirette su Facebook. Dopo l’11 settembre a New York si sta facendo di nuovo la Storia, e per la seconda volta e’ nel modo sbagliato.
Il tabellone della ABC smette di aggiornare i risultati – per evitare reazioni impreventivabili alla vigilia.
Dai cellulari arriva la definitiva conferma.
Alcuni iniziano a cantare, ad urlare, a gridare, a pregare, a litigare. Ci si sente in dovere di fare qualcosa ma non si sa cosa perche’ attorno non succede niente. C’e’ solo silenzio. Si aspetta un botto che non arriva, uno strattone di qualcuno che ci svegli che non arriva.
In uno schermo dentro un negozio, come in un film muto, si vede Donald Trump salire sul palco in un delirio di cappellini rossi alla Jovanotti anni ’80.
E’ il nuovo Presidente degli Stati Uniti.
La polizia fa sgomberare la piazza. Si torna a casa e nessuno dorme, perdendo il conto dei motivi per cui si ha la certezza di aver vissuto uno snodo cruciale e terribile di questa era.
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