Partiti e politici

Il PD è fuori da (ogni) tempo

6 Febbraio 2019

“[…] ma che ci sto a fare qui dove il tempo m’insegue e mi bracca e non sono più io sempre diverso da un attimo all’altro e mi dimentico, mi dimentico, le cose che cambiano, i muri, i cieli che s’illuminano, qual è la nostra vera storia?” 

Per quanto geniale non credo che Pier Vittorio Tondelli, in questo brano tratto dal romanzo “Pao Pao”, immaginasse l’Italia contemporanea, la sua deriva culturale e politica. La descrizione di una emozione umana, per sua natura svincolata dalle regole dello spaziotempo, ci riallaccia prepotentemente al nostro vissuto quotidiano.

Nella domanda “e allora, il PD?”, retorica, già risiede la risposta. Il Partito Democratico, così come Forza Italia, è braccato dal tempo. Un tempo presente non più interpretabile con le regole del recente passato. Un prossimo futuro da progettare con linguaggi e strutture nuove. Le cose cambiano. Ha ragione Tondelli. L’ambiente circostante pare stravolto rispetto a quello di un decennio fa. Scenario post apocalittico, da armageddon nucleare, se ce lo avessero vaticinato agli inizi del secolo. Eppure così è. L’immobilismo da parrucconi è deleterio. Cambiare affinché nulla cambi è un buon adagio per le èlite, alias la classe dirigente del momento storico che ci è dato da vivere.

Fondamentale diviene il quesito su qual è la vera storia del PD. Quella di una genesi artificiale speculando su modelli politici anglosassoni distanti anni luce dal nostro, la fusione a freddo dei post democristiani con i post comunisti. Il risultato una babele ingovernabile, incapace di proporre un governo di centrosinistra dalla propria fondazione ad oggi. Soprassederono sulla storia i padri fondatori del PD, identico errore stanno commettendo gli attuali reggenti. Primarie, correnti, manifesti, slogan, tweet. Il festival della forma a danno della sostanza. Ci si dimentica di cosa voglia dire fare politica, ossia proporre un progetto di società e paese sul medio e lungo periodo. Da qui al 2030 come immaginano l’Italia i vertici al Largo del Nazareno? Oltre agli sberleffi ed alle reprimende come agirebbero per contrastare le politiche di Salvini? Perché è storia recentissima quella di Minniti e degli accordi con la Libia per fermare gli sbarchi dei migranti. Esternate le reazioni altolocate in merito al Reddito di Cittadinanza, come pensano di lottare contro la piaga della povertà e della disoccupazione? Hanno già rimosso il Jobs Act o lo scarso coraggio dimostrati nell’incentivare il REI?

Il tempo vola e ci si dimentica di sé. Il presupposto per la rinascita in fondo sta nel gesto politico più semplice ma al contempo coraggioso: chiedere scusa. Ma quest’anno di contrizione è al di là da venire.

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