Partiti e politici

Il partito della nazione? Chiamiamola piuttosto nuova centralità

5 Ottobre 2015

L’approvazione da parte del Senato degli articoli 1 e 2 del cosiddetto ddl Boschi rende ormai prevedibile che salve improbabili sorprese la riforma costituzionale si avvia ad essere conclusivamente licenziata dallo stesso Senato entro la data prevista del prossimo 13 ottobre. Il fatto che nelle votazioni conclusive degli articoli 1 e 2 la maggioranza sia rimasta di una unità al di sotto della maggioranza assoluta non pone oggi problemi particolari perché sarà necessaria la maggioranza assoluta soltanto in occasione della votazione costituzionalmente finale e tutto lascia oggi supporre che non vi saranno problemi numerici in quella votazione.

Resta del pari sospeso il giudizio sul ruolo effettivo del nuovo Senato in riferimento al  suo rapporto da un lato con le istituzioni europee e dall’altro con le autonomie regionali e locali. E’ sufficiente per ora rilevare che –come era già avvenuto nella quasi dimenticata riforma pensata a Lorenzago –si tratta di una novità assoluta che tende a costruire un nuovo Senato partendo dalle trasformazioni istituzionali e territoriali intervenute nel periodo che va dalla costituzione originaria ad oggi, anche se tutto lascia immaginare che saranno necessarie rilevantissime modifiche sia istituzionali,sia procedurali sia sul versante europeistico, sia su quello territoriale interno. La vicenda delle province induce a cautela su entrambi i versanti.

Quel che interessa oggi è invece il giudizio sulla situazione politica nazionale.

A differenza delle affermazioni ripetutamente fatte in ordine ad un fantomatico partito della nazione (da alcuni auspicato e d altri temuto) appare infatti preferibile parlare di una nuova centralità alla quale sta dando vita l’iniziativa politica di Matteo Renzi:la riforma costituzionale (insieme al cosiddetto Italicum) tende infatti a costituire una tappa importante di questa centralità. Questa infatti tende a costruirsi proprio sulla contestualità di Segreteria del Partito Democratico e di Presidenza del Consiglio.

Ai fini della centralità, pertanto, non occorre in alcun modo cambiare il nome del PD in PdN. Quel che occorre aver presente,infatti, è proprio il nuovo ruolo del  partito e del governo ad un tempo rispetto al popolo ed al parlamento. La riforma costituzionale si inserisce pertanto nell’intero processo di costruzione della centralità. Esso era infatti iniziato riducendo drasticamente il ruolo degli iscritti rispetto a quello degli elettori formalmente simpatizzanti: le primarie aperte avevano pertanto il compito di passare da un partito di militanti  ad  un partito di popolo e quindi – per quel che in questa sede interessa – da un partito in qualche modo ancora proveniente dalla cosiddetta prima repubblica ad un partito del tutto nuovo.

La riforma costituzionale – a sua volta – sposta l’equilibrio dal parlamento al governo soprattutto per la connessione con la legge elettorale ipermaggioritaria. La nuova centralità pertanto è lontana sia dallo schema della sinistra che guarda al centro (con la conseguenza della necessità di un vero e proprio partito di centro organicamente alleato alla sinistra tramite un significativo trattino ), sia dalla vecchia centralità democristiana del centro che guarda a sinistra.

Siamo infatti in presenza di una nuova centralità, di un vero e proprio centrosinistra senza trattino perché di centralità si tratta e non di centro. Chiamiamola dunque nuova centralità e non inseguiamo più i fantasmi o le utopie di un nuovo Partito della Nazione. Non si tratta però soltanto di terminologia: la centralità, infatti, per sua natura non contempla e non consente alternative di governo ad essa ma soltanto piccoli soggetti che possono essere alleati condiscendenti o alternative di valori ma non di consensi di governo. Il futuro ormai prossimo si incaricherà si vedere quanti e quali di questi soggetti nasceranno e soprattutto dove si collocheranno rispetto alla nuova centralità della quale l’approvazione della riforma costituzionale costituisce parte essenziale.

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