Partiti e politici
Il paradosso (apparente) del “chi perde vince”
Lasciando ad altri la fatica improba di dire qualcosa di intelligente ed utile all’indomani delle Elezioni Regionali vorrei sollevare qualche modesto interrogativo: com’è che in politica italiana non si capisce mai chi ha vinto e chi ha perso?
Dovrebbe aver perso Salvini, visto che ha cercato di politicizzare le elezioni e che puntava a far cadere il governo se avesse vinto in Emilia. Ma siamo sicuri che abbia perso?
Intanto era una scommessa del tipo “se vinci, vinci tutto, se perdi, non perdi niente”
- Candidata debole, che sfidava un valido amministratore uscente
- Regione Rossa storica, dove arrivare vicino al primo partito è una vittoria
- il solo fatto che ci sia stata gara, può considerarsi in sé un buon risultato.
Dato per morto dopo l’uscita dal governo, Salvini è rimasto al centro della politica italiana ed è riuscito a caricare le elezioni amministrative di una tale valenza politica da paralizzare di fatto l’attività del governo in carica. La deferenza dei media italici nei suoi confronti è stata di recente sottolineata anche dal New York Times
che è arrivato a descrivere episodi a dir poco imbarazzanti, in cui il politico detta esplicitamente l’agenda ai giornalisti che prendono nota per poi eseguire:
At the marine museum in Cesenatico, when Italian reporters pleaded with him for a sound bite, he used the moment to decide what the day’s subject of conversation would be.
(…)
“Let’s do it on the trial and the road deaths,” Mr. Salvini said, pausing to collect his thoughts. “And go.”
Then, they asked about the trial and the road deaths.
siamo sicuri che uno così abbia perso? Ma proviamo con calma a considerare chi ha vinto.
#EmiliaRomagna
La mappa del primo partito per provincia: il centrodestra è avanti nel piacentino, nel ferrarese e sugli appennini, mentre il centrosinistra prende molti consensi nei grandi centri.#MaratonaYouTrend pic.twitter.com/FwgxaD8QI2— Youtrend (@you_trend) January 27, 2020
Ha vinto il PD? Quanta parte di questa vittoria è spiegata dal disfacimento del movimento 5 stelle? Quanto dalle caratteristiche del candidato che portava in dote l’esperienza di amministratore capace dimostrata in passato? Quanto ha pesato la chiamata alle armi delle sardine sulle coscienze di chi pensava di astenersi? Quanti dei voti raccolti potrebbero essere ascritti come dati all’ “alternativa migliore” e quanti al “meno peggio” ?
Stante la caratterizzazione politica che alla fine è stata data al voto in Emilia, il governo PD – Movimento 5 stelle come esce da queste elezioni?
Si potrebbe dire che abbiano vinto e si candidino a vincere gli individui più dei partiti. Stefano Bonaccini è riuscito a far meglio della coalizione che lo sosteneva e la buona amministrazione passata è stata premiata. Oltre al già menzionato Salvini che rimane al centro della scena politica, osserviamo una tendenza verso i “partiti personali” con Renzi e Calenda che hanno iniziato a parlarsi per avviare una sorta di mutuo soccorso che scongiuri l’eventualità di mancare le soglie di sbarramento del sistema proporzionale, Mara Carfagna che arruola super tecnici come Carlo Cottarelli per dar contenuti alla sua nuova iniziativa e Giorgia Meloni che, forse più per auto-dissoluzione di alleati e autolesionismo degli avversari vede il suo consenso crescere.
🔴 STEFANO BONACCINI (CENTROSINISTRA) CONFERMATO PRESIDENTE DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA ✅#MaratonaYouTrend pic.twitter.com/N8HgbQ0Mjn
— Youtrend (@you_trend) January 27, 2020
Morale della favola? La più semplice e veloce, come già detto in passato è che ognuno pensa per sé.
Rimane molto complesso attribuire responsabilità alle singole forze politiche
- se vinci è merito tuo, se perdi colpa degli altri
- a livello locale possono scaricare eventuali colpe al centro
- a livello centrale si beneficia della cortina fumogena di Mass Media sempre pronti a preferire la narrazione di chi al momento sembra più forte alla realtà dei fatti
Dunque gli elettori tendono a “fare il tifo” per le persone più che a sostenere un partito. Il tifo, nella migliore delle tradizioni italiche tende ad essere volubile e basato sulla narrazione alla quale si sceglie di credere più che sull’evidenza dei fatti atteso che quest’ultima nei media italici appare sempre subordinata alla prima.
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