Partiti e politici
LA ROSA DI ECO, LA FIDUCIA DI RENZI E IL TRADIMENTO DI MARONI
Quando uscì, “Il nome della rosa” fece un effetto strano su noi ragazzi degli anni ’80 del secolo scorso. Eravamo tutti lanciati verso un futuro ottimista, lucente, finalmente libero, post-moderno, leggero e giocoso come un amore estivo, e Umberto Eco ci richiamava indietro. Ma indietro indietro… Fino al più cupo Medioevo. E poi quel titolo sembrava proprio uno scherzo da prete: “Il nome della rosa”, …c’era un senso nascosto, o era solo non-sense? Chi il libro lo comprò ma non lo lesse mai, trovava nell’ultima scena del film di Annaud – che semplificava un po’ tutto – una spiegazione banale: la rosa è la giovane donna amata che un frate ormai vecchio ricorda ogni notte senza mai averne conosciuto il nome. Tutto troppo stupido per essere Eco. Di questo piccolo-grande tradimento cinematografico me ne sono ricordato leggendo il saluto che Roberto Saviano ha indirizzato a Eco in questi giorni. Cita, in latino, il finale del verso che spiega il mistero della rosa. “Nomina nuda tenemus”. Suona bene, come saluto funebre. Ma che c’entra? Nulla. Anche Saviano è “lost in traslation”, con il diabolico zampino di RAI NEWS che completa il verso e lo traduce malamente: “Stat rosa pristina nomine. Nomina nuda tenemos” significherebbe ” La rosa che era (ora) esiste solo nel nome. Noi possediamo solo nudi nomi.” Pare una poesia romantico-decadente. Troppo banale per essere Eco. Perché “Il nome della rosa” si occupa, piaccia o no ai nostri emotivi e frettolosi social-network – di una questione difficile, molto complessa, puntuta e cazzuta, nella quale la rosa in questione è pochissimo romantica e invece molto Logica, semiologica e filosofica. Però può emozionare fino all’orgasmo (metafisico) il pensiero che nel profondo del XII secolo il monaco benedettino Bernardo Cluniacense riuscisse a concepire quel verso: “Stat rosa pristina nomine. Nomina nuda tenemus”. E’ un piccolo passo per la poesia, ma un grandissimo passo per l’Umanità. Chiariamo: no, non si fa questione del tempo che passa e degli amici che se ne vanno… Trattasi di stabilire se la rosa primigenia (pristina), cioè la rosa ideale, l’idea di rosa, esista davvero oppure no. L’attimo in cui Bernardino Cluniacense decide: anche no, è il più grande spettacolo dopo il big-bang nella Storia del pensiero Occidentale. La genialità di Umberto Eco, consistette nel mostrarci come le onde gravitazionali di quella disputa medioevale arrivavano fino nel profondo della nostra modernità, fino ai fantastici anni ’80 del secolo scorso nel quale il suo libro veniva pubblicato, ma pure – e ancora di più – giungono ai nostri giorni, anzi, proprio alla cronaca dei giorni nei quali Umberto Eco muore, a Milano. Per capirlo, tuttavia, dobbiamo ancora tornare alla rosa, la rosa che esiste o non esiste nella sua forma “primigenia”, cioè nella sua forma ideale. Voi come ve la immaginate questa “rosa ideale”: rossa? bianca? con le spine? con le foglie? C’è una rosa reale, fisica, che possa valere come simbolo di tutte le rose? Per tutti? Il pensiero si complica, e inizia a somigliare appunto alla “Disputa sugli Universali” che vide protagonista, nel 1300, un frate francescano che finirà accusato di eresia e scomunicato dal Papa: Guglielmo da Occam. Nel libro e nel film l’arguto e disincantato Guglielmo da Baskerville (che risolverà il giallo) gli deve il nome, il cognome essendo poi un altro palese gioco verbale che cita lo Sherlock Holmes di Doyle in uno dei suoi romanzi più riusciti (Il mastino di Baskerville). Prendersi gioco delle cose serie, combinarle in modi imprevisti, liberi, irriverenti è qualcosa di molto post-moderno (Lyotard), ma tutto partì, in nuce, solo dopo aver stabilito che l’idea di rosa (e di qualsiasi altra cosa) sta solo nella nostra testa (è il nome che le diamo). Perché solo da quel punto in poi si può ammettere che nella realtà l’uomo non incontra “la Verità” (la cosa ideale, o l’Ideale tout court) ma solo tanti tipi di rosa differenti che non hanno nulla di “sacro”, nulla di intoccabile. Si apre a quel punto lo spiraglio che pian piano si spalanca e infine illumina il percorso che porta alla ricerca sperimentale, alla verità empirica, alle meraviglie della scienza e della tecnica e alla possibilità di ridere, sempre e comunque, di tutto. Attenzione però, esiste anche la lettura opposta: quella della scomunica e della condanna feroce di tutto questo cammino, considerato colpevole della morte di Dio e del Relativismo assoluto. Roba grossa. Forse troppo, per me. Vi propongo allora un compromesso al ribasso: e se invece di parlare di cose così alte e difficili, parlassimo un po’ di Renzi, della Cirinnà, di Maroni e di Salvini? Cioè: visto che oramai Dio è già morto, è morto pure Marx e neanch’io mi sento benissimo… (come dice l’arcinota battuta di Woody Allen), abbassiamo il tiro e invece di mettere in questione gli “Universali”, mettiamo in questione i Partiti politici che abbiamo. Ma per lo stesso motivo! Sarebbe a dire che proviamo a porci la domanda: esiste oggi un Ideale di partito? Oppure esistono solo nudi nomi? Abbassiamo ancora il livello: se anche gli ideali sono da considerarsi roba vecchia, rottamata… esiste almeno un “Collettivo”? Ovvero: sono persone che si riconoscono in un grumo di valori comuni quelli che fanno politica in uno stesso Partito? O Movimento che sia? C’è un collante che li lega? Hanno gli stessi stili di vita? Le stesse priorità? Le stesse abitudini? Gli stessi abiti? O sono solo nudi nomi? Mentre Umberto Eco lasciava il Pianeta Terra, mentre Saviano lo salutava in latino, la cronaca politica ci proponeva due fatti: Renzi che ricorreva al voto di fiducia per blindare i suoi sulla Cirinnà senza Step-Child e Maroni che si dichiarava “Tradito” dal suo uomo più fidato, Fabio Rizzi, beccato con le mani nella marmellata del business Sanità in Lombardia. Fiducia e Tradimento sono due Categorie forti, della vita e della politica, che ancora scatenano il richiamo al “Collettivo”, ai “Valori, agli “Ideali”. Ma dall’utilizzo empirico, contingente che oramai se ne fa… come escono? Come qualcosa che ha una sua essenza meta-fisica, oppure soltanto una esistenza pratica, fattuale, sperimentale? E’ Valore o convenienza? Notate due cose: oramai il voto di fiducia (vedi Cirinnà) viene utilizzato come “compattatore” del dissenso interno, che sussiste anche su questioni pre-politiche, valoriali, come “La famiglia” “I figli” “Il Matrimonio”, “I diritti gay”. Questioni che nessuno mai chiarisce e definisce all’interno, ben sapendo che non sarebbero assolutamente possibile convincere tutti i propri “compagni di partito” di una sola verità collettiva. E il Tradimento? Scade a tradimento della fiducia personale, individuale: è la fine di una bella amicizia. Fabio Rizzi ha tradito Roberto Maroni. Ma Roberto Maroni si è mai occupato dell’ habitat valoriale in cui Rizzi esercitava l’incarico affidatogli? Dopo i pesantissimi scandali dell’ era Formigoni (il Governatore Formigoni), il Governatore Maroni ha promosso una rivoluzione etica, valoriale, o perlomeno di “approccio collettivo” del mondo della Sanità Lombarda? Oppure ha evitato azioni e giudizi troppo netti per evitare di litigare con gli alleati e con le diverse correnti interne alla Lega? Se la risposta giusta è la seconda, Rizzi ,”rubando”, tradiva il “Collettivo” o si adeguava all’andazzo? Ma, sul senso che ha oggi un Partito o Movimento che sia, potremmo tirare in ballo anche Salvini: che senso ha celebrare a Milano il congresso delle Destre estremiste europee e due settimane dopo presentare come candidato sindaco di Milano un tecno-manager europeista di tradizione laico-riformista-socialista come Stefano Parisi? E’ la “Liquidità”, bellezza? No. Non per forza. Ci insegnavano a Scuola che, nella antica Storia patria, a un cupo (ma avvincente) Medioevo segue uno straordinario Umanesimo, e poi il Rinascimento di Leonardo e Michelangelo. La Politica contemporanea ci insegna invece, purtroppo, che dopo la morte delle Verità incontestabili dei Partiti-Chiesa (DC, PCI, PSI, ma potremmo dire anche Lega di Bossi e primo PD) i nuovi partiti liquidi semplicemente naufragano: hanno paura della nuova libertà, non definiscono nuove scelte precise, non hanno il coraggio di cercare e fondare nuove e diverse scale di valori. Anzi fuggono come il demonio ogni definizione di valore nuova, perché “divisiva”. Litigano molto, sì. Ma alla fine non affermano nulla, non si giocano nulla, non corrono alcun rischio. L’essere liquido non è acqua corrente, è acqua ferma. Stagnante. Dove ciascuno può gettare il suo sasso, senza rischio di scomunica. Ma anche senza, mai, una discussione vera, fondante. E questo proprio perché si avverte la mancanza di valori stabili e pre-stabiliti come un rischio: il rischio di dividersi. Così alla fine abbiamo Partiti-Scatola, con dentro un po’ tutto. Partiti-contenitore come le vecchie domeniche della Rai Nazionalpopolare, dove passava di tutto (dalla tragedia al gossip) senza far male a nessuno. E’ una brutta malattia, che assomiglia a una menzogna. Perché in cima alla scala nuova un valore appare: un obiettivo unico, nascosto, banale, squisitamente elettorale: restare uniti sotto un solo nome. E, infatti, solo nudi nomi possediamo.
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