Partiti e politici

“Il Movimento 5 Stelle: dalla protesta al governo”

15 Giugno 2018

Pubblichiamo un estratto dell’introduzione del volume, in corso di stampa presso Mimesis, scritto da Roberto Biorcio e Paolo Natale, sulla formazione politica creata da Grillo e Casaleggio.

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Il Movimento 5 stelle ha soltanto poco più di 8 anni di vita. Come è riuscito a conquistare in così poco tempo consensi elettorali così elevati? E come si può spiegare la fedeltà e l’ampliamento del suo elettorato, dopo un legislatura di opposizione in parlamento e le frequenti critiche cui è stato sottoposto da una parte non indifferente degli osservatori? Queste due domande sono strettamente intrecciate con un terzo gruppo di questioni: che cosa è il M5s, come si è formato e come si è trasformato dopo i successi e gli impegni crescenti nell’arena politica istituzionale? Qual è il profilo dei suoi elettori? E quanto è cambiato nel corso di quasi dieci anni di vita?

I capitoli di questo volume si propongono di offrire risposte a questi quesiti.

Il M5s è stato per lungo tempo considerato come un fenomeno effimero, una “fiammata” destinata presto a consumarsi, sottovalutandone sia la portata politica che il potenziale appeal elettorale. La nuova formazione era descritta come una semplice espressione di antipolitica e demagogia populista. Le spiegazioni proposte per il successo del movimento sottolineavano soprattutto le capacità personali del comico genovese di intercettare la protesta degli elettori nei confronti dei partiti politici. E anche nei mesi successivi l’ottimo risultato alle politiche del 2013, i commentatori politici e gli stessi media, enfatizzando tutti i problemi e le divisioni emergenti nel movimento, formulavano spesso fosche previsioni e ipotesi sul suo imminente sgretolamento. […]

In realtà, il M5s si era presentato, fin dalla sua fondazione, come un soggetto politico anomalo rispetto ai tradizionali parametri con cui la scienza politica ha definito le forme-partito nel corso del tempo. Era perciò necessario utilizzare e combinare diversi schemi per inquadrare correttamente il nuovo soggetto politico. Per molti ricercatori il M5s può essere considerato una manifestazione nostrana del populismo, gestito in altri paesi europei da formazioni politiche di destra. E indubbiamente il movimento ripropone, adattandolo al contesto italiano, il quadro interpretativo tipico dei partiti populisti: si attribuisce un ruolo centrale nella lotta politica all’opposizione fra il popolo e le élite dominanti, mentre il popolo è immaginato come unità sociale omogenea e fonte di tutti valori positivi.

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Lo stesso Grillo, così come ha fatto recentemente il neo-presidente del consiglio Conte, ha accettato polemicamente la definizione di “populista” per il M5s, rovesciandone però il significato: il suo movimento riusciva a raccogliere i voti che in altri paesi europei si riversavano sui partiti della destra populista. Il soggetto politico fondato dal comico genovese dava effettivamente voce alle proteste dei cittadini nei confronti dei partiti ma, come vedremo, proponeva programmi e una cultura molto diversi rispetto alla destra europea. […]

Secondo altri osservatori, il M5s deve essere visto come una sorta di riedizione dell’antico “partito pigliatutto” (catch-all party), interessato solo ad espandere i consensi elettorali in maniera indifferenziata. Le analisi del voto che presenteremo nei prossimi capitoli smentiscono però questa tesi. Come vedremo, il M5s si configura infatti, dal punto di vista del suo appeal elettorale, come una sommatoria di diversi tipi di cittadini, che avanzano domande e chiedono risposte variegate, al di là della comune critica alla politica tradizionale e al bisogno di cambiamento. Niente di più lontano dal partito pigliatutto, più simile semmai ad una sorta di ricomposizione in un unico soggetto dei cosiddetti “single-issue parties”, presenti sulla scena politica negli anni settanta e ottanta. Le “anime” che popolano il movimento si sono in gran parte mantenute anche nelle ultime consultazioni del 2018, così come è rimasta fedele una quota piuttosto elevata dell’elettorato che lo aveva votato nelle elezioni precedenti, conquistando nuovi consensi soprattutto fra gli astensionisti e fra ex-elettori del Pd.

Per queste ragioni, altri ricercatori ancora considerano il M5s più simile ai cosiddetti “partiti-movimento” che si sono impegnati nell’arena elettorale in diversi paesi europei come la Germania, la Spagna e la Grecia. Questi nuovi soggetti politici hanno avuto successo non solo presentandosi come portavoce di proteste e domande popolari, ma perché proponevano importanti innovazioni per mutare i rapporti fra i cittadini e le istituzioni.

Il M5s ha dunque utilizzato, dalla sua fondazione, alcuni schemi interpretativi tipici del populismo combinandoli con le idee e le forme organizzative che caratterizzano i partiti/movimento. La nuova formazione politica è riuscita così, in pochi anni, a coinvolgere e far partecipare migliaia di persone prima disinteressate alla politica, a conquistare il voto di elettori appartenenti a tutti gli strati sociali e a tutte le aree politiche e a mobilitare molti dei precedenti astensionisti.

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Dopo i successi elettorali e la crescita delle responsabilità istituzionali a tutti i livelli, il M5s è comunque molto cambiato, dalle origini fino ad oggi […]. Vedremo nei prossimi anni se l’esperienza di governo dei 5 stelle, accanto alla Lega, aprirà una nuova fase sia nel rapporto tra i cittadini e il movimento che nell’interazione tra i suoi elettori, attivisti ed eletti. E, infine, se la presenza di questa inedita coalizione alla guida del governo produrrà o meno un significativo e positivo mutamento anche del quadro politico del nostro paese.

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