Partiti e politici
Il Mezzogiorno, da Bossi a Renzi
L’imprevista convocazione della direzione del PD sul Mezzogiorno richiama immediatamente alla memoria la questione che aveva a lungo caratterizzato i governi Berlusconi. Questi si erano infatti fondati su un’alleanza strategica con la Lega Nord. L’alleanza aveva infatti proprio nella cosiddetta questione settentrionale il perno quasi a voler accantonare la questione meridionale, che aveva invece caratterizzato tutto l’arco della altrettanto cosiddetta prima repubblica.
L’imminenza della direzione PD sulla quasi riesumata questione meridionale pone pertanto in evidenza la necessità di contemperare l’interesse nazionale con la questione meridionale.
In questo senso assume un particolare rilievo il tentativo che fu compiuto sul versante del centro-destra a Lorenzago, comprendente appunto la Lega Nord.
Il tentativo costituì la sostanza di quell’incontro che fu denominato il Patto di Lorenzago del 2002, che diede vita alla riforma costituzionale bocciata dal referendum costituzionale del 2006.
La sostanza del Patto, allora definito della “devolution”, secondo una definizione inventata a suo tempo da Tony Blair per la Scozia, consistè appunto nel mettere insieme la rivendicazione leghista della Padania proprio con una sorta di federalismo anche meridionale. La combinabilità di interesse nazionale, questione settentrionale e questione meridionale finì pertanto con il prendere la strada della definizione dei cosiddetti costi standard, peraltro ancora in attesa di concretizzazione.
Sarà oggi capace il PD di Matteo Renzi di trovare una qualche soluzione all’antico problema del rapporto tra dimensione nazionale e questione meridionale o si tratterà tristemente di un sogno di mezza estate? E il monocolore democratico che governa le regioni del sud – Emiliano, Crocetta, De Luca, e così via – è un elemento di sblocco o un problema, per Renzi, lungo questa via?
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