Partiti e politici
Il mentore inascoltato: Travaglio e i 5 Stelle
Siamo al redde rationem.
Con l’elezione dei Presidenti delle due Camere è evidente che il Movimento 5 Stelle sia diventato un “partito di sistema”: ha “assorbito” infatti la Casellati come Presidente del Senato, ben consapevole che è ritenuta la “Ghedini in gonnella”, avendo scritto tutte le leggi ad personam per il Cavaliere Silvio Berlusconi e spergiurato nel 2011 che Ruby fosse la nipote di Mubarak.
Dunque non esiste più il Movimento Cinque Stelle, ma un partito vero e proprio che cambia, muta, camaleonticamente la sua natura e si contamina nella sua struttura ontologica e genetica.
È lo scotto terribile della Realpolitik.
1- Si prevede un governo Cinque Stelle-Lega, con i voti anche di molti deputati di Forza Italia, perché il partito sta per implodere. Se così si snoda il corso irreversibile degli eventi, l’ipotesi non è improbabile.
2- Ci potrebbe anche essere un governo 5 Stelle con l’intero Centro-Destra, compreso dunque Forza Italia e la Meloni: ma il Cavaliere deve starsene ad Arcore e ritirarsi. Lo ha chiesto Salvini ed imposto Di Maio, Brunetta lo suppone.
3- È smentito clamorosamente il mentore della rivoluzione dei 5 Stelle, Marco Travaglio, lucidissimo analista che ha affermato che questa alleanza sia addirittura mortale per i vecchi grillini.
4- Di Maio si sta rivelando un abilissimo politico, aduso alle alchimie della prima Repubblica. Sta conducendo l’auriga dei pentastellati alla possibile conquista della presidenza del consiglio, a prescindere da dove vengano i voti: accadrà che molti deputati di Forza Italia voteranno il governo 5Stelle-Lega, perché non seguiranno Berlusconi. Salvini ha compiuto la sua Opa ed ha spedito in soffitta il povero Cavaliere.
5- Si può ancora sperare in una rivoluzione, una torsione intelligente da parte dei 5 Stelle: quella di rendere possibile un’alleanza con il partito democratico e con Liberi e Uguali di Grasso. Ci sono i numeri sia alla Camera che al Senato.
6- È l’auspicio di Travaglio e del “Fatto Quotidiano”, come è scritto nell’editoriale pubblicato venerdì 23 marzo dal titolo: “Tom Tom”. Significherebbe che il partito democratico non vada a destra, che il movimento 5 Stelle possa attuare le sue politiche, compatibili con il manifesto riformista.
7- Se lo augurano tutti quelli che hanno capito che con la demagogia non si può governare: sia il “Sole 24Ore” che “Repubblica” ci ricordano che ci attende una manovra finanziaria da 30 miliardi di euro e bisogna accontentare quelli del reddito di cittadinanza e quelli della Flat-Tax: come dire che se non rispettiamo i vincoli europei e quelli di una finanza irriducibile a riforme strampalate (vedi sovvertimento del sistema pensionistico), facciamo la fine della Grecia.
I pentastellati possono fare la rivoluzione e dare le carte: Di Maio non dovrebbe aspettare e farsi corteggiare, ma dettare un serio manifesto riformista: metterebbe nell’angolo il giglio magico del Pd (Renzi ed i suoi accoliti), facendo venire fuori la migliore anima di questa forza politica. Sarebbe un capolavoro.
In alternativa avremo il populismo al potere: vuole dire che queste elezioni le ha vinte la demagogia (denunciare e non dare soluzioni ai problemi) di quel conduttore di Retequattro, Del Debbio, che in ogni puntata ci faceva piangere e mostrava un’Italia prostata: Salvini era spesso suo ospite.
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